Turismo durevole: ipotesi per Paestum 6

 Aurelio Di Matteo*

A Paestum la pianificazione potrebbe cominciare ponendosi cinque problemi: uno è quello della mobilità (oggi elemento di forte criticità), un altro è quello degli alberghi (oggi esistenti e anche belli), il terzo è quello dei lidi (oggi apparentemente validi ma aperti due mesi e poco propensi a rinnovarsi e ad ampliare la gamma dei servizi offerti anche nelle ore serali), il quarto è il raccordo funzionale tra mare, area archeologica e area interna (oggi inesistente) e il quinto è la creazione di nuovi attrattori (non coerenti con il territorio). Sono problemi che attengono alla possibilità stessa dello sviluppo e non solo turistico. La mobilità denota e indica il livello di accoglienza e di godibilità del territorio da parte del turista. Rappresenta il sistema dei trasporti necessari all’interno della destinazione turistica. Se il sistema dei trasporti funziona ed è adeguato per i residenti, lo sarà anche per il turista con l’opportuna integrazione dovuta all’intensificazione dei flussi. Si tratta di creare un sistema misto pubblico/privato organizzato intorno all’uso dell’autobus in funzione di mobilità interna (servizi permanenti a crociera e circolari) per ammagliare la dispersione degli agglomerati e le attrattive turistiche, con l’aggiunta dei servizi di Sightseeing e di servizi per escursioni. Si potrebbe pensare anche alla sperimentazione dell’innovativo servizio di mobilità del Car Sharing, che sta avendo successo soprattutto nel Nord Europa. Il Car Sharing è ritenuto uno strumento in grado di modificare gli attuali modelli comportamentali nell’uso dell’automobile e di favorire una mobilità più razionale, economica ed ecocompatibile. Si potenzia, razionalizza e sviluppa la qualità del servizio pubblico e si realizzano soluzioni innovative, che prevedono percorsi e orari non fissi, con fermate a richiesta capillarmente distribuite sul territorio. A un osservatore non interessato allo sviluppo la ricettività di Paestum può apparire sufficiente e adeguata: ottime strutture e numericamente numerose, alcune di esse location preferita per cerimonie conviviali, soprattutto matrimoniali. Se confrontate con le possibilità di espansione e di sviluppo turistico le strutture alberghiere esistenti seppur belle non sono adeguate per inserirsi nel circuito in cui si muovono i tour operator. Nel panorama attuale la struttura alberghiera sta subendo una fase di grande trasformazione in conseguenza della duplice funzione che svolge: servizio di soggiorno e permanenza, da una parte, dall’altra è funzione delle esigenze della mobilità del turismo di massa (scolastico, religioso, terza età, ecc.). Per la prima funzione l’organizzazione della ricettività è legata al leisure e può mantenere le piccole dimensioni e la gestione familiare; per la seconda l’organizzazione richiede strutture con un minimo di 150 stanze. La media di stanze, indipendentemente dalla tipologia, della ricettività di Paestum è di 27, del tutto insufficiente a far fronte alle esigenze delle forme di turismo diverse da quelle di leisure. Paestum può essere destinazione turistica complessa e multiforme: di élite, di massa, culturale, enogastronomica, scolastica, religiosa, per anziani, ecc. Di conseguenza una scelta pianificatrice centrata sul turismo non può ignorare le condizioni della location. Diventa opportuno prevedere nella regolamentazione urbanistica (PUC) la possibilità di costruzione/adeguamento delle strutture ricettive esistenti almeno alle 80/100 stanze in funzione soprattutto di attività turistiche destagionalizzanti. Il coinvolgimento degli operatori privati è essenziale per il successo della pianificazione turistica ed è l’aspetto critico dell’attuale situazione di Paestum. L’importanza di tale settore è data dal fatto che una quota rilevante dei servizi turistici, per alcuni aspetti l’unica, è offerta proprio dai privati, sia direttamente sia indirettamente. Il coinvolgimento dei privati dovrà avvenire attraverso una preventiva motivazione e sensibilizzazione, l’erogazione di informazione sui programmi amministrativi, raccolta delle manifestazioni d’interesse degli imprenditori da utilizzare e tenere presenti nella stesura o modifica della pianificazione. Il coinvolgimento dei privati diventa quasi d’obbligo per affrontare il terzo dei problemi, quello dei lidi. Qui la pianificazione si presenta in tutta la sua complessità e non solo per le istituzioni coinvolte alle quali appartiene la competenza sulle spiagge, sulla pineta e sulla zona di rispetto. Qui l’uso del suolo è coinvolgente di attori e aspettative le più varie ed è la sua destinazione che può decidere del turismo balneare estivo, di quello destagionalizzato, della domanda di loisir come di esperienza culturale, delle aspettative dei giovani come degli anziani. Non si tratta di approntare un “piano spiaggia”, che non risolve il problema dell’incremento del turismo, ma di inserire la loro “accessibilità” e la loro “vivibilità” all’interno di un complessivo progetto di utilizzo compatibile dell’area pinetale e dei 14 chilometri lungo i quali si possono snodare un percorso pedonale (lungomare), percorsi per jogging, piste ciclabili (l’esistente sarebbe da recuperare e mantenere), uno spazio vivibile non solo per due mesi ma per tutto l’anno. È una complessiva articolazione di interventi che mette insieme compatibilità paesaggistica e sostenibilità ambientale, loisir e divertimento, enogastronomia e percorsi di benessere. Nel lungo periodo costituirebbe un intervento da coordinare ai fini di un più complessivo intervento rivolto a dare vita all’ammagliatura tra una city beach, una city culturale e una city urbana. Questa prospettiva comporta la revisione profonda del Piano Urbanistico Comunale nella versione proposta dall’attuale Amministrazione. In tal modo si salderebbe l’attuale frattura funzionale tra la “spiaggia”, la “città antica”, la “collina”sia quella urbanizzata, con il suo bellissimo centro storico, sia quella “rustica” con la ricchezza paesaggistica e antropologica. A tal fine un coinvolgimento dell’Ente Provincia potrebbe consentire di inserire nella pianificazione complessiva il “corridoio” di proprietà che dall’ex Ambassador, attualmente sede dell’Istituto Professionale per i Servizi dell’Enogastronomia e dell’Ospitalità, conduce alle sorgenti del fiume Le Trabe (Capo di Fiume).  A Paestum c’è la presenza di validi attrattori non determinati da iniziative dedicate (area archeologica, Museo, costa, pineta, ecc.), ma il turismo da tempo ha bisogno di attrattori appositamente creati per soddisfare la varietà della domanda, particolarmente pressante qui dove è possibile sviluppare e accogliere la molteplicità delle tipologie di turismo. Di qui la necessità di pianificare la creazione di nuovi attrattori, uniti a nuove strutture funzionali, anche con l’obiettivo di destagionalizzare la presenza dei viaggiatori: parchi e fiere. I Centri fieristici, previa costituzione di un Ente Fiera, non rappresentano soltanto straordinarie occasioni di affari e luogo per chi offre e chi domanda beni o servizi. Essi sono l’occasione per offrire a un consistente numero di organizzatori, espositori, visitatori, una molteplicità di servizi, primi tra tutti, ai fini dello sviluppo economico, quelli relativi all’accoglienza e alla scoperta delle identità, culturali ed enogastronomiche del territorio ospitante. Altro potente fattore di attrattiva è costituito dai Parchi a tema, sia naturale sia antropico, visti come ”un’area ricreativa entro la quale, attorno a un nucleo centrale di attrazioni, si sviluppa un insieme coordinato di servizi, il cui grado di turisticità è dato dalla tipologia di collegamento tra le risorse locali e i fattori di attrattività del parco stesso” (Richez). Quanto alla tipologia non c’è che l’imbarazzo della scelta. I parchi di divertimento man made rappresentano un prodotto turistico senza coerenza con il territorio il cui fine non è quello di fornire un servizio ma un’esperienza totale. In alcune località essi sono diventati delle vere e proprie destination. In questa ampia categoria possono rientrare i parchi a tema, i parchi didattici, i parchi avventura, ecc. “L’aspetto interessante è che i parchi costituiscono, già di per sé, delle realtà sistemiche, imperniate sulla logica d’integrazione di offerta tra i diversi servizi prodotti”. (V. Della Corte).

(6.Fine) *Società Italiana di Scienze del Turismo