Vita di Missione: Alfabeto Africano, O come Ospite

Padre Oliviero Ferro

“Karibu, sei il benvenuto a casa mia” è il ritornello che si sente quando si va a casa di qualcuno. Sei accolto, ti si stringe la mano. Vieni fatto accomodare sotto la tettoia o in casa. Ti portano dell’acqua per lavarti le mani, qualcosa da bere. E poi si comincia a scambiarsi le notizie. Tu starai attento a informarti sulla salute, sulla vita della famiglia, insomma di tutto quello che potrebbe interessare quello che ti accoglie. Tu ascolti i suoi discorsi, ridi insieme con lui, fai i commenti sulla situazione attuale, sul tempo, sul lavoro, sulla politica, sulla salute…insomma si sta insieme come dei vecchi amici. Poi ti verranno presentate le persone della casa che sono occupate nei loro lavori. La padrona di casa si scuserà perché ha sempre molto da fare. Arriveranno i bambini che già conosci perché vengono a giocare nel campo della parrocchia o li vedi al mattino quando vanno a scuola. Sono più in libertà, perché hanno già fatto i compiti e aspettano il loro turno per mangiare. Ti raccontano le ultime novità che anche tu vuoi sapere. Poi ritorna la padrona di casa, insieme alle figlie e sei calorosamente invitato a mangiare qualcosa. Potrai vedere arrivare delle banane fritte, del pollo arrosto, del riso (piccante) e, se lo desideri, anche un po’ di birra di banana o vino di palma. Si mangia tra una parola e l’altra. Il tempo è per noi e non noi per il tempo. Ma dopo un po’, anche se malvolentieri, dirai al padrone di casa che devi prendere congedo, perché hai altri impegni. Allora puoi salutare tutti. Sarai accompagnato fino ai confini della proprietà. Un saluto e potrai dire a te stesso che ti sei fatto un nuovo amico, che ti sei sentito veramente a casa tua.