Chi comanda in Italia?

Angelo Cennamo

Dopo oltre due mesi di tira e molla la maggioranza di governo sembra aver trovato la quadra per votare il ddl sulle intercettazioni. L’emendamento risolutivo introduce una sorta di udienza filtro nella quale sono le stesse parti del processo ( pm, avvocati e gip) a stabilire, di comune accordo, quali intercettazioni potranno essere pubblicate e quali no. Cosa cambia rispetto alla normativa vigente? Qualcosina : la nuova legge è anche peggio della vecchia. E se la sua ratio sarebbe dovuta essere quella di impedire la divulgazione di conversazioni private, almeno nel corso delle indagini preliminari, così come accade in ogni altro paese civile, il risultato ottenuto alla luce del nuovo emendamento finisce per stravolgere del tutto l’impianto normativo previsto inizialmente dal legislatore, consentendo prima ancora del processo, che in Italia ha inizio solo con il dibattimento, lo sputtanamento di chi può uscire assolto dal giudizio. Ora la domanda che in molti si pongono è la seguente : come potrà il premier varare entro la fine della legislatura le riforme strutturali promesse ai suoi elettori ( separazione delle carriere dei magistrati e riduzione delle tasse) se non è riuscito a far approvare, come avrebbe voluto, neppure una legge che regolamenta le intercettazioni telefoniche? Sarà per questo, forse, che il presidente del consiglio continua a ripetere di non avere poteri sufficienti a governare il paese? Berlusconi dice che è la magistratura, di fatto, a governare l’Italia. Lo fa attraverso i pm, che sollevano questioni di costituzionalità su norme non condivise, e la consulta, che, dopo aver ricevuto i ricorsi delle procure, li accoglie bocciando la legge incriminata. La semplificazione può sembrare azzardata, talvolta lo è, ma lo schema citato ha una sua fondatezza. Non sono però soltanto i magistrati a condizionare l’azione dei governi. Il problema vero è un altro, e cioè : la sovrapposizione tra costituzione scritta e costituzione materiale. La prima ci dice che l’Italia è una Repubblica parlamentare, la seconda, invece, attribuisce all’esecutivo la vera forza propulsiva della democrazia. Il conflitto, non è un caso, prende forma e sostanza nella contrapposizione in atto da tempo tra Fini e Berlusconi. Il primo difende il ruolo centrale del parlamento nell’attuazione della legislazione, rimanendo così fedele al dettato dei padri costituenti ( e vorrei vedere: è il presidente della camera), il secondo, al contrario, vorrebbe accrescere il suo potere decisionale, relegando le camere ad un ruolo di controllo, secondo lo schema della democrazia americana, presidenzialista non solo di fatto ma anche di diritto. Già, ma intanto chi lo governa il Paese?  

 

 

2 pensieri su “Chi comanda in Italia?

  1. è evidente a tutti che questo governo e il suo primo ministro non sono qualificati, non solo moralmente ma anche praticamente, per fare qualsiasi riforma. nonostante una maggioranza schiacciante, mai nessun governo -a parte il crapone di predappio- ma quella come ben sai era una dittatura – ha avuto tale vantaggio nella storia d’italia. questo governo nicchia inciampa, non riesce a confrontarsi con l’opposizione perchè fatica a trovare un accordo con se stesso, è pieno di paletti, out-out e infine ha un premier che è in continua guerra con il mondo.
    per questi motivi, ma ce ne sono tantissimi altri, meno male che c’è la costituzione e qualcuno che cerca di farla rispettare. nella tua foga “riformatrice” ometti sempre una cosa di base: quando questo governo si è presentato alle elezioni la costituzione c’era da più di 60 anni, le regole del gioco sono sempre quelle. ometti anche che è possibilissimo cambiare la costituzione con le regole che essa stessa prevede -la carta è matura ai cambiamenti non li esclude- questa nostra carta però esige che per essere cambiata ci devono essere le condizioni politiche, ci deve essere una maggioranza matura e con uno schema/progetto chiaro. ma come può un governo che su tutto ciò che delibera divide in buoni e cattivi avere la capacità, l’intelligenza e l’umiltà di capire che per cambiare le regole, se davvero vuole cambiarle, deve confrontarsi con tutti e cedere anche alle idee degli altri?
    ecco la mia conclusione: caro angelo (cennamo)secondo me è una scusa sia te che il governo siete come quello che dice “vorrei ma non posso”! quando in realtà le cose se si vogliono si possono fare (e c’è anche scritto come), ovviamente basta rispettare le regole.
    cordialità

  2. Caro Michele,
    il caso del ddl sulle intercettzioni è emblemtico di come in questo Paese, anche con maggioranze ampie, sia complicato fare delle riforme strutturali. Tu hai citato la costituzione ( scritta). Io ho fatto menzione anche di quella materiale, in vigore dal 1994. Con la prima i cittadini votavano un partito, poi era il parlamento a decidere le coalizioni di governo, i programmi e i presidenti del consiglio. Con la seconda sono gli elettori a decidere tutto. Non comprendere che la democrazia parlamentare è finita da 16 anni, equivale ad essere fuori dal tempo reale. La costituzione si può cambiare, certo ( art. 138). Ma non basta la maggioranza semplice, quella che hanno il Pdl e la Lega. Occorre una maggioranza qualificata di due terzi. A questo va poi aggiunta la costante azione di contrasto dei c.d. finiani, che sono nel Pdl, ma rappersentano forse l’unica forma di opposzione al centro destra di Berlusconi, anzi lo sono, e la politicizzazione di alcuni organi della magistatura. Il fenomeno viene denunciato da anni da certi ambienti, ma solo oggi i giornali ne hanno preso atto.

    Cordialità – AC

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