Siamo tutti controfigure

Giuseppe Lembo

In questo mondo c’è solo un protagonismo apparente, di facciata. Di fatto è un mondo dove abbondano le controfigure. Sono tante; sono presenti ovunque. Tanti uomini e tante donne, presi dal virus del dominio, si ergono a “protagonisti”, ma di fatto, sono e restano delle semplici e pure controfigure che, credono di essere dei grandi protagonisti. A dominare la scena del mondo, sono in tanti; sono tanti piccoli uomini che inventano il ruolo plagiato di falsi “protagonisti”; ma di fatto sono delle controfigure. Con l’illusione dentro di essere dei potenti dominatori del mondo, calpestano le scene del mondo lasciandovi le impronte di un falso protagonismo; di un protagonismo solo apparente, fortemente meschino, fatto di mediocrità e, sempre più spesso, di violenze gratuite sugli altri, su quella gente comune che sa di avere una dimensione, da controfigura e non se ne fa una colpa, né pretende, a tutti i costi, di vivere per forza da protagonista. La “controfigura ed il “protagonismo” che cosa sono nella vita dell’uomo?Prima di tutto, in entrambe le situazioni, si tratta di una condizione interiore che riguarda l’uomo nella sua capacità di espressione di quell’umanità e di quei valori che sono gli aspetti primari di chi vuole sentirsi “uomo” e da “uomo vero”, vivere insieme agli altri, manifestando il meglio di se stesso sia nell’etica che nella morale, i cui principi sono radicati in una universalità superiore che trova la sua identità proprio in quelle radici che non vanno dimenticate e che, oggi più di ieri, sono importanti, in quanto forza di un mondo meticcio, sempre più multiculturale e multietnico. Il mondo di questo inizio del Terzo Millennio, è solo virtualmente libero; è solo apparentemente senza stereotipi che di fatto ne sono una componente dominante. La libertà umana e con essa il tanto conclamato protagonismo dell’uomo, di fatto non c’è. Il mondo di oggi è un mondo di sottomessi; l’uomo è sottomesso alla politica, all’economia ed a tutti quei poteri forti che non hanno a cuore le sorti dell’uomo, ma vivono per apparire, per dimostrare agli altri anche quello che di fatto non si è. L’apparire è un surrogato dell’essere; in quanto tale, dal valore assolutamente secondario. Ma nella realtà non è così; oggi, infatti, al primo posto, l’uomo del Terzo Millennio, ha messo al centro del proprio vivere, l’apparire, manifestando assoluto disinteresse per l’essere, per i valori dell’essere. Da qui nasce una dimensione umana a metà; si tratta di una dimensione che è rappresentata dalla condizione diffusa del vivere la propria vita da controfigura. Pochi sono i protagonisti veri, quelli che determinano concretamente il corso della propria vita ed in tutte le scelte che contano, sono di esempio anche agli altri. Le controfigure oggi, ovunque nel mondo, affollano la scena; sono senza protagonismo e senza alcuna capacità di incidere realmente sul corso delle cose. Da qui la forza assoluta dei poteri forti di tipo politico-economico che prevale e domina quel popolo da sempre schiavizzato e ridotto a vera “plebe”, senza capacità alcuna di ritagliarsi spazi di vero protagonismo, il solo che può ridurre i danni che vengono all’insieme sociale dall’invadenza asfissiante delle controfigure che vivono all’ombra del potere e spesso, per la fedeltà dimostrata, vengono gratificate con prebende e favori assolutamente clientelari, del tutto estranei al protagonismo, ma il solo frutto di chi conserva come modello della propria vita il ruolo di “controfigura”, di comparsa. Nel mondo l’uomo vive su di un grandissimo palcoscenico, dove ciascuno è la controfigura di se stesso. Il mondo stesso sta diventando un palcoscenico senza vita, data l’asfissiante presenza di controfigure, di comparse che, pur cercando in mille modi, mancando degli attributi necessari, non saranno mai protagonisti; non potranno mai occupare il centro della scena, ma starne solo ai margini, vivendo una condizione disperata per quel protagonismo che non c’è e che mai ci potrà essere. Chi cambierà il mondo in assenza dei veri protagonisti? Che saranno nel tempo le scene vuote o abbondantemente affollate da sole comparse? Così non può andare! Come ci insegna la storia, il mondo ha bisogno di protagonismo; un tempo era quello dei guerrieri coraggiosi che si esaltavano ed esaltavano tutto ciò che li circondava, dominando le scene. Oggi, il mondo non ha bisogno di guerrieri coraggiosi; ha bisogno di uomini che sanno diventare coraggiosi; ha bisogno di uomini che sanno diventare “eroi del pensiero”; sanno indicare quella giusta via che purtroppo non c’è; sanno ridare alla scena tutta l’importanza che merita all’essere, mettendo il più possibile in ombra quell’apparire di cui si nutrono le controfigure, esaltandosi nella loro quotidianità fatta di sole cose, con atteggiamenti assolutamente indifferenti per l’etica e per tutti quei valori senza i quali attorno alla vita dell’uomo, si crea quella terra bruciata che favorisce in mille modi la fine dell’umanità e dei suoi valori etici, senza i quali non può esistere l’uomo. Quest’essere “tutti comparse”, queste tante scene del mondo ai margini affollate da solo comparse, da controfigure, mentre al centro sono assolutamente vuote, in quanto uomo pensante del mondo, mi preoccupa e non poco. Le controfigure non sono capaci di governare i grandi eventi; non sono all’altezza di diventare “protagoniste” di scelte coraggiose; per queste, occorre il protagonismo, quello vero e non il “surrogato” che è indigesto e non si esprime utilmente, per cambiare e migliorare le condizioni dell’uomo. La sfida che ci sta davanti è quella di rasserenare il mondo; di creare intorno all’uomo cittadino-protagonista della società-mondo, un mondo di pace, di libertà, di nonviolenza, di reciproco rispetto umano, di accettazione delle diversità come risorse e ricchezza per un mondo nuovo. Per questa sfida c’è bisogno di veri protagonisti; mentre per promuovere i conflitti, le guerre, sono brave le controfigure, le comparse, i “mediocri” dell’umanità, per promuovere la pace, la nonviolenza, la libertà, la democrazia, c’è bisogno di protagonismo e di protagonisti. Non è tanto importante il numero, ma la qualità del protagonismo e del protagonista. Un mondo di pace, di liberà, di umanità per l’uomo, è il frutto di un grande progetto per l’uomo che ha bisogno di protagonismo. Le controfigure sarebbero capaci di produrre solo “surrogati”; il mondo, invece, ha bisogno di una pace vera, di una libertà vera delle coscienze umane (prima di tutto la libertà dal bisogno), di protagonismo dell’essere per ridurre i guasti dovuti all’apparire consumistico,oggi carnefice disumano e responsabile di quel miliardo di uomini che, in tante parti della Terra, ogni giorno, muore di fame, nell’indifferenza di tutti, di tutte le controfigure che non sanno pensare positivo ed adoperarsi insieme per cambiare il mondo.