Polla: ospedale off limits-3^parte

Aldo Bianchini

Prima di inoltrarmi nell’esame dettagliato di quello che ho già definito uno degli strumenti contrattuali più deleteri della sanità pubblica, la famosa contrattazione separata per l’attività libero professionale (meglio nota come ALP) a 60 e più euro all’ora, è necessario rimanere almeno per questa puntata con l’attenzione ferma sullo scandalo dei “corvi di Polla”. Gentili lettori, quello che ho denunciato nella precedente puntata di questa inchiesta non è una semplice forzatura giornalistica ma la realtà complessa di “un affare sporco” che viene organizzato e gestito a discapito degli utenti grazie alla complicità di pezzi inquinati della sanità pubblica. Non è possibile che tutti continuino a far finta di niente ovvero non è pensabile che i tanti addetti ai lavori non sappiano nulla di questo turpe commercio lucroso realizzato sui presunti vivi che vengono dimessi dagli ospedali di Polla e Sant’Arsenio. Eppure sarebbe sufficiente che un PM (pubblico ministero) qualsiasi, anche semmai durante l’ora d’aria dopo le estenuanti fatiche istituzionali, mettesse la testa fuori dalle  finestre della Procura della Repubblica di Sala Consilina per vedere in lontananza sulla destra il volteggiare di questi corvi sugli edifici ospedalieri prima indicati. E che dire, poi, delle forze dell’ordine (in specie Carabinieri e Finanza) che dovrebbero sorvegliare e garantire la sicurezza del territorio; per loro sarebbe anche più facile notare il volteggiare quando transitano con le loro autovetture di servizio dinnanzi ai due plessi. Ma la cortina fumogena probabilmente impedisce di vedere e anche di sentire. Eppure c’è un detto che passa di bocca in bocca nel Vallo di Diano e che suona pressappoco così: “Speriamo che il Presidente, almeno una volta e per futili motivi, venga trasportato in ospedale a Polla….”. Il Presidente in questione è uno dei rappresentanti istituzionali più in alto della vallata e nella frase (che può anche apparire di malaugurio!!) c’è probabilmente riposta la speranza che proprio attraverso un ricovero chi deve rendersi conto della situazione possa seriamente toccarla con mano e smantellarla. Ma in buona sostanza credo che, d’ora in poi, chi doveva vedere e non ha visto, chi doveva intervenire e non è intervenuto, possa avvalersi di questo scritto come una vera e propria denuncia per avviare almeno delle indagini conoscitive del fenomeno descritto. D’ora in poi non possono esserci più alibi. Va da dire, inoltre, che i primi responsabili di questo abbassamento dei livelli di civiltà sono proprio i dirigenti, sanitari e amministrativi, dei due ospedali che meglio degli altri vedono e sentono. Ma si sa questi si crogiolano del fatto che gli ospedali in questione risultano tra i primi del Paese per bassa percentuale di mortalità. E chi compila le statistiche non sa che dinnanzi ai due plessi bivaccano i cosiddetti corvi. Ma c’è anche il resto. Una cosa veramente assurda. Nel corso della preparazione di questa inchiestami è capitato tra le mani un ordine di servizio (prot. 3/DS del 4.1.2010) con il quale il direttore sanitario dott. Nunzio Antonio Babino (furiosamente e pubblicamente più volte contestato dal primario dott. Antonio Calandriello) si preoccupa di “regolamentare l’accesso ai reparti per l’attività di barbiere”. In sostanza il direttore sanitario fissa i criteri per l’accesso del barbiere nei reparti vincolandolo alle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 6 alle ore 8 con possibilità di riprendere l’attività, se necessario, esclusivamente dalle ore 15 alle ore 16. Mica male un ordine di servizio del genere, è il segno di come un direttore segue, conosce, controlla, indirizza e dirige tutta l’attività ospedaliera. E i corvi? Peccato, anche l’attento Babino, non si è mai accorto di questi voraci volatili che stazionano anche nelle stanze della rianimazione e del pronto soccorso, pronti a raccogliere i messaggi sullo stato di salute dei pazienti e volare subito verso i parenti in trepida attesa. Ma si sa, i parenti sono soltanto familiari preoccupati e non certamente predatori voraci. Alla prossima.