Mercato San Severino: diffida al Consorzio Fonografico

I commercianti che ascoltano musica alla radio nel proprio negozio   paghino  un contributo al Consorzio Fonografici. Non è assolutamente d’accordo l’Unione Nazionale Consumatori. Infatti contro questo diktat stanno conducendo dallo scorso febbraio una decisa battaglia il Sindaco di Mercato S. Severino Giovanni Romano e l’avvocato Rosita Pannullo, responsabile della delegazione locale dell’ “Unione Nazionale Consumatori”. L’azione continua tenacemente, a tutela dei commercianti, i quali sono stati  raggiunti in questi giorni da altre lettere di una società che si occupa di recupero crediti, incaricata dal Consorzio fonografici. Ma, per opporsi fermamente, l’Unione nazionale  Consumatori ha  predisposto dei modelli, a favore ed a tutela degli operatori commerciali, che potranno essere ritirati presso lo Sportello del Consumatore, attivo due giorni a settimana il mercoledì ed il venerdì presso il Palazzo Vanvitelliano (ore 17.00-18,30).I commercianti che hanno ricevuto richieste di pagamento potranno inviare il modello, nel quale viene ribadita l’illegittimità della pretesa di pagamento, direttamente al Consorzio fonografici. Ulteriori chiarimenti saranno forniti dall’avvocato Pannullo durante gli orari di sportello.  Ma ricostruiamo i passaggi della vicenda. Numerosi titolari di attività commerciali ad inizio anno hanno rappresentato la circostanza di aver ricevuto anomale richieste di pagamento, avanzate da parte del Consorzio Fonografici – a titolo di compenso ex artt. 73 e 73 bis della Legge sul diritto d’Autore. Dopo la prima iniziativa di  qualche mese fa, Comune ed Unione Consumatori hanno congiuntamente  diffidato il “Consorzio Fonografici Scf” dall’inviare altre richieste di pagamento ai commercianti sanseverinesi in relazione a presunti diritti di autore collegati all’ascolto della musica negli stessi esercizi pubblici. Hanno altresi’ chiesto l’intervento dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato per “presunta pratica commerciale scorretta”. “Siffatte pretese” – aveva avuto modo di precisare Pannullo – “lasciano quantomeno perplessi, ingenerando seri dubbi circa il loro fondamento, attesa l’assenza, in molti esercizi, di strumenti radiofonici e televisivi all’interno degli esercizi commerciali. Circostanza ancor più anomala è costituita dal fatto che, nelle richieste di pagamento da parte del Consorzio fonografici, è indicata una voce specifica di pagamento “ Spese di verifica”, senza, tuttavia, che sia mai stata effettuata alcuna verifica da parte del Consorzio richiedente il pagamento”. Con nota ufficiale sono state formalmente richieste le generalità degli incaricati che avrebbero effettuato le verifiche, nonché i giorni e l’ora delle stesse, oltre alla documentazione idonea tesa a dimostrare la legittimità. “Domande”, dice l’avvocato, “le nostre,  ignorate. Anzi, il Consorzio ha addirittura inviato ulteriori richieste di pagamento, predisponendo dei moduli di “richiesta di riammissione in termini per il pagamento di fatture arretrate”,  per poter beneficiare di uno sconto a titolo di riduzione delle spese di accertamento ed incasso. In assenza di un puntuale accertamento in contraddittorio circa l’effettivo utilizzo di un altrui diritto d’autore, l’obbligo di pagamento del compenso non può presumersi o, semplicemente, desumersi dalla eventuale presenza nell’esercizio commerciale di un dispositivo idoneo a riprodurre fonogrammi”. “Ove tale accertamento manchi” – chiude Pannullo – ed il diritto azionato non risulta provato, le richieste di pagamento che il Consorzio fonografici SCF ha inviato ai titolari degli esercizi commerciali sono totalmente illegittime.”.