I veri Enti parassiti

Aurelio Di Matteo*

Portare l’attenzione sull’eliminazione di quattro o cinque Province è un modo gattopardesco di riformare per lasciare il tutto inalterato. Tra l’altro sembra, dopo le ultime vicende parlamentari, che anche questo ridicolo risultato non sarà conseguito. Allo stesso modo ricondurre il problema alla loro totale eliminazione è un espediente mediatico per non evidenziare le vere neoplasie del sistema istituzionale e mantenere in vita quegli sprechi e quei privilegi dai quali trae sostentamento la casta politica. La prima risposta da dare, semplice semplice, è definire, chiarire e attribuire le funzioni fondamentali agli Enti previsti dalla Costituzione e tra questi c’è la Provincia. Chiederne la soppressione, tra l’altro sapendo che occorre il lunghissimo iter proprio delle leggi costituzionali, è un modo elegante di ingannare gli elettori per mantenere in piedi tutto ciò che dalla Costituzione non è previsto e che rappresenta il reale spreco istituzionale connesso a organismi che esistono solo per alimentare il circuito parapolitico del sottogoverno assistenziale e familistico. Ne è un esempio proprio l’interrogazione a risposta scritta al Presidente On. Caldoro da parte dei consiglieri Pica, Russo e D’Amelio sulle Comunità Montane a proposito delle attività del piano di forestazione e bonifica montana fino ad oggi interventi rivelatisi solo assistenziali. Di certo è un problema vero quello di non assecondare le rivendicazioni municipalistiche e territoriali, come fatto fin qui, e di procedere alla soppressione di molte Province che sono ridicolmente sottodimensionate, quasi coincidenti con una modesta cittadina e le sue altrettanto modeste appendici comunali. Qualcuna è anche ridicola nella denominazione che, per non scontentare nessuna municipalità, è stata chiamata con il nome dei tre paesoni che la costituiscono: Barletta Andria Trani! Cancellare quelle piccole si configurerebbe, comunque, quasi come un atto dovuto, anche se il “risparmio” sarebbe finanziariamente irrilevante e la decisione solleverebbe le motivate proteste dei cittadini indispettiti per la discrezionalità del criterio! Il vero problema per ridurre i costi della politica ed eliminare sprechi e privilegi, per semplificare il rapporto tra Cittadini e Istituzioni è costituito dalla presenza delle superfetazioni istituzionali costituite da una miriade di Enti derivati, emanazione di quelli costituzionali, che sono duplicazioni di funzioni e di costi. Le Istituzioni, che sono l’articolazione del sistema pubblico, hanno motivo di esistere solo se funzionali ed efficaci allo scopo; diversamente vanno eliminate in quanto ciarpame burocratico e ostacolo per dare risposte e soluzioni adeguate. Da strumento d’attuazione diventano macchine parassite e mangiasoldi. La democrazia s’incarta e il sistema diventa autoreferenziale. È da qui che nascono le caste e le lobby istituzionali quali prodotti di una politica che ha dimenticato il suo ruolo e la sua funzione. Il Parlamento, in particolare la maggioranza, sarà capace di riappropriarsi della sua funzione, eliminando i privilegi giuridici dei quali godono gli eletti e i “designati” a vario titolo e la moltitudine di Enti e Istituzioni che la fantasmagorica creatività di una politica onnivora e autoreferenziale ha inventato per autoalimentarsi? Aveva ben iniziato il Governo, attraverso il ministro Calderoli, riconducendo il problema alla concretezza delle soluzioni, abbandonando la stucchevole e vecchia alternativa ideologicamente emotiva: province sì, province no! Si tratta, in sostanza, di dare risposte univoche e semplici a domande altrettanto semplici e chiare: chi fa che cosa? e per fare cosa c’è bisogno di chi? Come risposta a queste domande diventa indifferibile e urgente eliminare non le Province, risultato di una consultazione elettorale, ma la miriade di Enti, cosiddetti intermedi. Ne va della credibilità non solo della maggioranza, ma della stessa politica, della democrazia e della reale partecipazione dei cittadini ai processi istituzionali di governo e di amministrazione del territorio. È proprio in questi Enti, diventati le escrescenze neoplasiche del sistema democratico, che si annida la vera casta politica con le sue assunzioni familistiche e clientelari, con bolsi Consigli e strutture amministrative e gestionali, con convenzioni inutili e ben retribuite, con attività effimere e senza ricadute produttive, con elargizioni parassitarie, con funzioni inventate, mai esercitate o sovrapposte a quelle degli Enti costituzionalmente previsti. Parliamo di Comunità Montane (356) e di Unioni di comuni (290), di Circoscrizioni (?) e di Bacini imbriferi (63), di Consorzi di bonifica (191) e di Autorità d’ambito territoriale (221), di Enti Parco e Aree protette (1099). A questi si devono aggiungere gli Enti strumentali regionali (600): Società per lo sviluppo e il lavoro, Enti teatrali, Consorzi rifiuti, Consorzi per il patrimonio, la miriade di Agenzie per il turismo, per la formazione professionale, ciascuno con il suo Presidente, il suo Direttore, il proprio Consiglio di amministrazione, i relativi dipendenti, per lo più con la qualifica di Dirigente, e le incontrollate spese di funzionamento. E l’elenco potrebbe continuare perché la fantasia della Politica italiana è stata ed è veramente fervida e creativa. Il Ministro Calderoli ha parlato di circa 1700 Enti inutili; noi riteniamo che siano molti di più, pensando ai tanti di loro stessa emanazione o alle tante Società partecipate, diventate veri e propri enti paralleli. Senza contare che i bilanci di questi Enti sono impegnati per la maggior parte dai costi per il loro funzionamento. Ma eliminare gli Enti intermedi non basta! Che ci fanno dodici Consiglieri per un comune di duemila, mille o ancor meno abitanti? Tanto varrebbe istituire il Consiglio dei capi-famiglia, come nelle nobili tribù indiane o in quelle meno nobili delle organizzazioni mafiose. E le tante inutili Commissioni consiliari, nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, con i lauti gettoni di presenza? E i Gruppi consiliari costituiti da un solo consigliere e da un costoso apparato burocratico? Lo stesso discorso di razionalizzazione delle rappresentanze vale per i grandi Comuni, per le Province e per le Regioni. Senza inutili filosofemi, le riforme istituzionali e il rinnovamento politico cominciano da qui. E su questo si misura la reale volontà delle forze politiche, di destra o di sinistra, di essere veramente a servizio dei cittadini e non delle caste, piccole o grandi che siano.

*Società Italiana di Scienze del Turismo

3 pensieri su “I veri Enti parassiti

  1. è facile concordare sulle dimensioni del fenomeno denunciato. e la stessa dennuncia non è nuova e patisce di una ricorrenza sospetta. è come quando si perde la pazienza e si spara tutto quello che si ha dentro. offro un’altra chiave di lettura, non in contraso con l’esigenza di ridurre costi ed eliminare inefficienze, ma questa miriade di società, enti e rappresentanze non rappresenta un modo di fare sussidiarietà e far decidere localmente?
    quindi suggerisco come tutte le cose di non buttar via il bambino con l’acqua sporca.
    provocatoriamente mi piace mettere in evidenza come l’italia sia ormai al 5/6 posto nel mondo per fatturato del settore turistico, e ogni anno va sempre peggio, eppure per beni, bellezze, storia etcc.. siamo i primi. forse è il caso, tutti, di darci una svegliata e rimboccarci le maniche.
    cordialità

  2. Si può anche concordare in linea di massima sulla visione dell’articolista. Tuttavia la genericità delle critiche sollevate, il fare, superficialmente, di tutta l’erba un fascio, finisce per ascrivere anche l’articolo del Di Matteo al coro delle inutili demagogie e delle inconcludenti elucubrazioni, ivi comprese quelle di un legislatore che appare -eufemisticamente – confuso. Parlo, avendone cognizione di causa per sserne un dirigente, solo dei consorzi di bonifica: se l’autore: – avesse conoscenza del valore costituzionale della bonifica e, soprattutto, della funzione quotidianamente svolta da questi enti; – sapesse che i consorzi hanno competenze esclusive che nessun altro ente svolge e potrebbe svolgere (non possedendone mezzi, strumenti, cognizioni tecniche); -avesse cognizione del numero e degli emolumenti percepiti dagli amministratori; – e di tante altre cose, ivi compresa la capacità di far lavorare seriamente – per l’ambiente e per la difesa del suolo, per l’acqua e per i campi – tantissimi operai, nonostante gli scarsi contributi regionali deviati negli ultimi anni per altri rivoli; l’autore non parlerebbe di enti inutili, di escrescenze neoplasiche (sic!) e di altre sciocchezze che non aiutano a far funzionare le istituzioni. Nel diffidare sempre da chi mostra di non avere senso dello stato e delle istituzioni, si invita l’autore ad una riflessione più seria sul ruolo degli enti pubblici. E non è una difesa di ufficio che lascia il tempo che trova (le istituzioni trovano difesa, a dispetto dei capricci umani, nel corpus normativo), ma una difesa di organismi che supportano e aiutano, tutti insieme, la crescita dei territori locali in un mondo sempre più globalizzato. Saluti, Avv. Emilio Sarli.

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