Salerno: Mons.Pierro, sulla barca della Chiesa

Aldo Bianchini

L’Arcivescovo Luigi Moretti ha fama di essere un uomo di ferro, decisionista senza timori e capace nell’arte diplomatica. Penso ai preti della diocesi, proprio a quelli che Mons. Pierro ci ha fatto credere di essere un “clero di bassa levatura” perché macchiati di “crimini clericali” (a suo dire). Chissà se anche nel dopo Pierro debbano “sopportare” le conseguenze della sua era. Mi spiego. Dello stato di salute di una diocesi sempre e comunque è responsabile il vescovo, anche nella sciagurata ipotesi di un clero delle fattezze cui induce a pensare Mons. Pierro, e allora il medico Mons. Moretti come curerà il malato? Con la dolcezza di un pastore o con la frusta di un decisionista senza scrupoli? Certo dovrà usare inevitabilmente il bisturi clericale, penso a come si porrà nei confronti di Mons. Mario Salerno Presidente dell’Istituto Sostentamento del Clero che certo non ha aiutato l’immagine della diocesi a risollevarsi, e ancora a Mons. Michele Alfano che sicuramente pare non aver dato esempio di una gestione trasparente dei “miracoli” del tribunale ecclesiastico non prendendo nessun provvedimento, almeno cautelativo dell’istituzione, nei confronti del cancelliere Lorenzo Grimaldi che è sotto processo penale. Ma usare il bisturi con precisione senza recidere parti sane non è cosa semplice. Sarà attento ad una “politica” di santità o provvederà alla politica economica e basta? Saprà divincolarsi dalla strada tracciata dal suo predecessore fatta persino di accuse e presunte “disobbedienze” alla curia romana? Certo non vorrei essere nei panni dei preti che dopo aver sofferto per la “confusione” che hanno vissuto, rischiano di dover patire ancora per l’arrivo di un arcivescovo di ferro. L’era Pierro non è del tutto finita. La sua strana richiesta di essere ospitato in seminario lascia presumere la sua incapacità di farsi da parte con dignità e per rispetto a colui che reggerà la cattedra di San Matteo.  Del resto l’esempio di Mons. Pierro circa il modo di trattare i suoi predecessori, come Mons. Venezia ad Avellino che invitava sempre nelle celebrazioni, ha tutte le caratteristiche di essere un esplicito invito a Mons. Moretti a chiamarlo in ogni dove e quando. Anche in questa occasione la baldanza del presule è emersa con tutta evidenza, pure se a dire il vero questa volta ha più il tono di una supplica spinta dal timore di essere dimenticato. Fatto sta che staremo subito a vedere se Mons. Moretti saprà essere di ferro di fronte alla prima grana che gli si prospetta: l’onnipresenza del predecessore.