Vita di Missione: Alfabeto Africano, A come Anziano

Padre Oliviero Ferro

Avanzava,aggrappato al suo bastone. Il respiro era affannoso. Doveva riposarsi ogni tanto. Si guardava intorno. Forse cercava qualcuno o qualcosa. All’improvviso,da dietro una capanna, sbuca una simpatica vecchietta di nome Jeanne(Giovanna) che lo saluta cordialmente. Lui si rialza e ricambia il suo saluto con un sorriso. “Vieni a sederti qui all’ombra del baobab” gli dice Jeanne,mentre va a prendere qualcosa da bere. Il nostro Jean(Giovanni), così si chiamava, lentamente si siede sulla sedia. E piano piano cominciano a chiacchierare di tante cose. Era passato molto tempo da quando si erano incontrati l’ultima volta. Forse avevano quaranta anni di meno. Ma si conoscevano da una vita e il dialogo riprendeva  dal punto che era stato interrotto. Erano i momenti belli della giovinezza, dei sogni,delle speranze. Poi ognuno era andato per la sua strada. E ora,in quel pomeriggio,pieno di sole,qualcuno li aveva fatti incontrare. Certo,non erano più giovani e belli,ma avevano ancora voglia di vivere. E quello che li faceva pensare era il vedere che i giovani del villaggio non avevano più la forza di rischiare la loro vita per qualcosa di importante. Non volevano brontolare come al solito. Ma avevano ancora un sogno nel loro cuore.  Volevano entusiasmare la gioventù. Non sapevano come fare. Ma Jeanne ebbe un intuizione e la disse così semplicemente:”Forse,la soluzione non è poi così complicata. Credo che sia sufficiente che si innamorino del futuro e tutto sarà più facile”. Jean riflettè un momento:”Ma chi li può aiutare? Noi che siamo diventati anziani? Nessuno ci ascolta più!”. Jeanne rispose:”Ti ricordi il proverbio: se cambia chi suona il tamtam,cambia la danza? Allora, convoca i giovani e batti il tamtam con entusiasmo. Vedrai che anche loro cominceranno una nuova danza della vita”. Nessuno ci ha detto se poi tutto questo è diventato realtà,ma guardando gli occhi di Jean e di Jeanne abbiamo capito che loro ci avrebbero provato.