Eroi di carta e icone mediatiche

Fulvio Sguerso

Il pamphlet  sul caso Roberto Saviano del professor Alessandro Dal Lago ha  se non altro avuto il merito di agitare le acque stagnanti della critica salottiera (anche nel senso dei salotti televisivi “di sinistra”)  ormai stereotipata e innocua, metabolizzata dalla classe politica di governo e di opposizione, inglobata nell’imperante populismo mediatico di questa destra vincente persino – impensabile solo vent’anni fa –  sul piano dell’egemonia culturale; e quindi ha sollevato questioni che rischiavano di covare inespresse sotto la cenere di un nuovo conformismo ideologico del politicamente corretto mitridatizzato dal  “Grande Comunicatore” e affabulatore e incantatore di teleutenti massificati e affascinati dall’uomo baciato dalla fortuna e dal successo, per tre volte salito al soglio di Palazzo Chigi (o piuttosto Grazioli) “con il consenso degli italiani” malgrado le grida di una Sinistra al tramonto e allo sbando, che sembra aver fatto del suo meglio (o del suo peggio) per spianargli la strada. Ora, con questo  Eroi di carta (Manifestolibri),  Dal Lago analizza e decostruisce il testo di Gomorra prendendolo, è il caso di dire, in parola. E purtroppo, considerato dal punto di vista specificamente letterario, il testo di Saviano rivela tutti i suoi limiti: ibridazione mal riuscita tra reportage e racconto, ritmo narrativo inesistente, descrizioni superficiali, personaggi senza spessore, prosa monocorde (più per necessità, par di capire,  che per scelta stilistica), moralismo, sentimentalismo a iosa….Insomma , come prodotto letterario, Gomorra non si può certo definire un capolavoro. Riguardo al contesto Dal Lago imputa a Saviano di aver fornito ulteriori alibi moralistici e consolatori (noi siamo i buoni contro i malvagi) a chi ha improvvidamente rinunciato a una interpretazione economico-politica dei conflitti sociali in atto, insistendo nel denunciare il sistema   corruttivo del

berlusconismo ormai incorporato nella “costituzione materiale” di questa  seconda Repubblica surrettiziamete istituita con il consenso (mal)informato di gran parte del popolo italiano, con i risultati che ognuno può verificare. Non è, spiega Dal Lago, trasformando un mediocre scrittore  – a cui va comunque riconosciuto il merito e il coraggio di aver affrontato a viso aperto e a rischio della vita i potentati della camorra – in icona mediatica, in simbolo della lotta del Bene contro il male, in una versione tutta italica  di cavaliere della valle solitaria, insomma in un eroe da film o da fumetto (quindi di carta) che la Sinistra potrà risalire la china e riconquistare il consenso perduto. Il mito e il culto degli eroi sono tratti tipici della cultura di Destra, e non è certo inseguendo la Destra sul suo terreno che si preparano le basi per una visione umanistica e socialistica alternativa alla cultura mediatica e virtuale (non virtuosa) dominante. Che dire? Io stesso considero Roberto Saviano un eroe civile in carne e ossa, non certo di carta, una persona coraggiosa e integra che pur di rimanere fedele ai suoi principi ha messo e mette a repentaglio la sua vita e quella dei suoi cari, e che è costretto, per questa sua fedeltà, a rinunciare, tra l’altro, a una vita sentimentale pienamente vissuta, oltre che ad alcuni diritti costituzionali  come quello di un domicilio sicuro, o quello di “circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (Art. 16 ). Il “caso Saviano” non è dunque solo un caso letterario, e se la fortuna dei suoi libri significasse anche un’inversione di tendenza nella mentalità  del “non mi riguarda”, e nella prassi dell’illegalità diffusa – così in alto come in basso –  non avvertirei l’urgenza di fare le pulci alla sua scrittura ( non mancherebbero, tra l’altro al  prof. Dal Lago, libri  di quart’ordine, come quelli di P. G. Battista o di Bruno Vespa,  da “decostruire”!) . A me pare ci sia un gran bisogno di esempi come quello del cittadino Roberto Saviano, tanto che, se fossero in maggioranza in questo nostro bel Paese così poco amato dai suoi abitanti, non rischierebbe di diventare un eroe, né di carta né in carne e ossa, chi compie con scrupolo il proprio dovere di osservare  fino in fondo – come insegnava Socrate – le leggi fondamentali della polis. Andrea Sarti, sdegnato per la finta abiura del suo maestro Galileo, esclama: “Sventurata la terra che non ha eroi!”. “No. – gli risponde il Galileo di Brecht – Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. E Dio solo sa quanto bisogno di eroi abbia  ancora questa nostra povera, devastata, svenduta, cementificata  inquinata terra.