Saviano sì, Saviano no

Angelo Cennamo

A volte un libro può cambiare la vita di chi lo scrive, fino a stravolgerla del tutto. E’ successo ad un giovane e sconosciuto ragazzo napoletano che, a meno di trent’anni, è diventato uno dei più popolari scrittori del pianeta per aver raccontato nella sua opera prima il malaffare del clan camorristico dei casalesi. Gomorra, in poco tempo, è diventato un best seller, scalato le classifiche internazionali dei libri vendendo milioni di copie in tutto il mondo, ed ispirato un film di successo che ha rischiato addirittura di vincere l’oscar. Quando lo ha dato alle stampe, Roberto Saviano non poteva immaginare che di lì a poco il mondo avrebbe parlato di lui, nè che la sua vita si sarebbe trasformata in una prigione dorata, fatta di onori ma anche di tanti oneri, come quello di girare sotto scorta e di dormire sempre in posti diversi per non rimetterci la pelle. Oggi Saviano è diventato una icona dell’antimafia. Tutti se lo contendono per ospitarlo in tv, invitarlo a convegni e tavole rotonde. Saviano lancia anche sottoscrizioni, appelli alle autorità in favore della libertà di stampa, enuclea pensieri ed opinioni sulle leggi emanate dal governo, ed impreziosisce con suggerimenti iniziative di altri suoi colleghi intellettuali, animati dal desiderio e dall’ambizione di elevare il tasso di civiltà di questa italietta imbarbarita dalle televisioni commerciali e dal malcostume dilagante. Insomma Saviano, forse suo malgrado, è diventato una sorta di oracolo di Delfi dal quale l’intellighenzia di sinistra trae nuova linfa nei momenti di maggiore eccitamento culturale, e la sua straordinaria carriera si è trasformata essa stessa in argomento di discussione e di approfondimento da parte di giornalisti, politici e sociologi. Ma l’inimmaginabile è dietro l’angolo, ed assume traiettorie insperate, iperbole imprevedibili di un percorso scontato e destintato alla gloria. Capita allora che l’enorme successo e la straordinaria esposizione mediatica dello scrittore partenopeo, per paradosso, finisce per schiacciare la sua immagine linda ed eticamente superiore in un impietoso tritacarne di accuse, critiche ed insulti. E quello che, fino a ieri, appariva come un coraggioso moralizzatore delle masse, si trasforma, improvvisamente, in un eroe “di carta” che “specula” e “lucra”sui mali di Napoli. Dal professionismo dell’antimafia di sciasciana memoria al danneggiatore dell’immagine da cartolina dell’Italia turistica, Saviano rimane impigliato nella rete spietata dell’invettiva, divorato dalla colpa di piacere oltremodo e di esibire con oltraggio il marcio di una Campania infelix, disturbata dai suoi orrori ma compiaciuta del suo passato.

3 pensieri su “Saviano sì, Saviano no

  1. ho letto gomorra con calma, dopo oltre un anno dal successo. a priori non mi piace leggere best sellers che tutti gli amici ti rifilano e consigliano. mi è piaciuto moltissimo e credo che sia un libro di genere non classificabile. io lo farei leggere a tutti sia per i contenuto ma principalmente per lo stile e la forma e la lingua. anche il film mi è piaciuto molto e a mio parere era più meritevole, per l’oscar, il divo. non entro nel merito se un libro di successo possa far bene o male ad un popolo ed a una regione, converrai che è una questione cretina da discutere perchè quella situazione esisteva prima del libro e continua ad esistere dopo il libro. voglio soltanto aggiungere una piccola precisazione al tuo articolo che condivido: sbagli ad indicare saviano come nuovo riferimento ed icona della cultura di sinistra! per molta parte della sinistra saviano è considerato un fascista e di questo di chiedo di rendere conto perchè in questo modo, nell’etichettare, sminuisci il valore di questo ragazzo che ci è ammirato da tutto il mondo. cordialità

  2. Non ho attribuito etichette. Prendo atto che Saviano, persona stimabilissima per quello che scrive e che dice, collabora con Repubblica, spesso è in tv con Fabio Fazio, partecipa a convegni organizzati da esponenti di un certa nomenclatura. Insomma, l’impressione è che si lasci tirare “volentieri” dalla giacca. Anche per questo Fini ha voluto incontrarlo : le critiche di Berlusconi avevano consolidato questo suo posizionamento, che, sarà pure virtuale, ma appare. E poi, come saprai, in Italia, a chi scrive cose interessanti, viene subito data una collocazione politica, a torto o a ragione. Ultimamente, però, Saviano sta ricevendo qualche critica feroce anche da sinistra. E allora mi sa che hai ragione tu.

    Saluti – Angelo Cennamo

  3. Sto seguendo con attenzione il forum apertosi su Saviano. Mi sembra molto equilibrato l’articolo di Angelo Cennamo, un pò fantasioso invece il contenuto della risposta di Michele. Che una parte della sinistra consideri Saviano di destra mi sembra davvero fuori da ogni logica e frutto di pura invenzione. E non si può nemmeno dire che la sinistra lo ha catturato per prima, è lui che si è gettato nelle spire di una fanbtomatica sinistra che oltre allo scrittore dovrebbe farsi perdonare tante cose.

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