Agricoltura e Turismo: sveglia!

Aurelio Di Matteo*

Ci risiamo! Come se tutto quello che si è detto e constatato in questi ultimi tempi riguardi gli abitanti di Marte; come se i discorsi sull’urgenza e necessità delle riforme strutturali e del connesso modo di intendere la presenza, gli interventi e gli obiettivi delle Istituzioni pubbliche siano rivolte a cittadini di Utopia e non alla nostra società. Quali sono, di fatto, le richieste rivolte al neo-governatore On. Caldoro e all’Amministrazione provinciale da parte degli imprenditori di due settori fondamentali dell’economia campana quali l’Agricoltura e il Turismo? Sempre le solite: abbiamo bisogno di incentivi! Il che significa non una Legge quadro, che la regione Campania unica in Italia non ha ancora, né una strategia diversa per sostenere la competitività sempre più agguerrita, ma i soliti contributi a fondo perduto e magari con discrezionale criterio ad personam. È ora che si volti veramente pagina e si dica chiaramente no alle innumerevoli richieste assistenziali che non hanno mai prodotto risultati economicamente significativi. L’economia della provincia salernitana è caratterizzata dall’agricoltura e dal turismo. Sono due settori che necessitano non dei soliti soccorsi contributivi, ma di una sostanziale svolta per ciò riguarda la competitività. Se si ritarda ancora nell’introduzione di metodologie e strategie finalizzate a promozione e a marketing innovativi, ben presto si accentueranno gli elementi di criticità già abbastanza evidenti negli ultimi anni. I nuovi orientamenti di politica agricola da parte dell’UE, la difficoltà di un rinnovamento generazionale dell’imprenditoria, la pressione di altri settori più protetti e più attrattivi, sono condizioni per acuire la crisi che attraversa l’economia agricola salernitana.Come nel Turismo è ormai necessario parlare di “prodotto turistico” e non di località, monumenti e bellezze naturali, così in Agricoltura la nuova frontiera non punta più sulla promozione e la concorrenza delle produzioni di base ma sul prodotto concepito e presentato come “cibo” ! Con l’apertura del mercato libero l’agricoltura salernitana e meridionale in genere entrerà in crisi irreversibile se la competitività avvenisse avendo ancora come riferimento la produzione di base, se non ci si convertisse all’immissione sul mercato del “prodotto cibo” in quanto produzione legata all’identità di un territorio. La Provincia di Salerno, a tal proposito, può vantare di essere la patria della teorizzazione di un’alimentazione sana, antiossidante e preventiva delle malattie cardiovascolari, così come esemplificata dagli studi di Ancel Keys, che un mancato legame con la territorialità fa correre il rischio sia di un esproprio semantico sia di una dissoluzione nella multiformità di una generica Dieta Mediterranea La competitività dell’agricoltura salernitana non può più avvenire invocando un piccolo (o grande) incentivo a fondo perduto, ma trasformando il prodotto di base in scelta alimentare e modello di consumo nel quale si siano trasferite tutte le implicazioni semantiche e antropologiche territoriali. Le politiche per lo sviluppo del settore agricolo passano attraverso il legame tra produzione e peculiarità del territorio, integrando il concetto di prodotto agricolo attraverso un percorso di “sviluppo alimentare” costruito su un processo di filiera che unisca l’identità di un Dipartimento rurale con quella di un Dipartimento turistico. La filiera per lo sviluppo agricolo non può essere centrata solo sulle infrastrutture materiali, ma deve coinvolgere la rete immateriale, prima fra tutte la formazione, per creare una vera cultura d’impresa capace di confrontarsi con le nuove sfide del mercato globale. Dice bene il Presidente della Coldiretti: il Sud non deve diventare l’orto dove si raccoglie ciò che viene valorizzato in altri luoghi! L’integrazione di dipartimento rurale e dipartimento turistico è la nuova frontiera dello sviluppo territoriale che consente, a un tempo, sia una forte competitività delle produzioni, agricole e turistiche, sia la crescita equilibrata compatibile con il pregevole sistema ecologico favorito dalla presenza di vaste aree non urbanizzate, dalla presenza di notevoli estensioni di zone ricomprese in Parchi o in Riserve naturali; senza citare le straordinarie tradizionali risorse paesaggistiche (la Costa dei Miti e La Divina) o archeologiche (Paestum, Elea) o speleologiche (Pertosa, Castelcivita) o artistiche e storico-monumentali (Certosa di Padula, Duomo di Amalfi, Duomo di Salerno, i vari Castelli poco conosciuti, l’architettura e gli assetti urbanistici minori). La competitività del sistema agricolo e turistico salernitano non può, di conseguenza, essere ancora una volta affidata a una “elargizione” di contributi che si sono rivelati strumenti assistenziali e non adeguati a creare sviluppo, che ha invece bisogno di strategie strutturali. È necessario attivare nuove misure e strumenti, a cominciare da un diverso marketing che abbandoni la valorizzazione dell’”oggetto” muto (la cartolina per il turismo e il prodotto base per l’agricoltura) e valorizzi la peculiarità del territorio, la sua identità culturale, antropologica e naturale, per dare un’immagine tipica e accattivante come prodotto ricco di significazione umana. Per l’agricoltura si tratta anche di avvicinare il mercato e i destinatari del prodotto, di cercare la competitività non sui mercati lontani, magari internazionali, che comportano costose intermediazioni e servizi. La competitività dei prodotti agricoli, seppur di qualità, sui costi è perduta in partenza! È ora che si assuma come strategia il Territorio inteso non come sfondo all’immagine del prodotto, ma come sistema integrato di relazioni materiali e immateriali, come un insieme antropologicamente identificato, reso sempre più attrattivo, adeguato nei servizi e multifunzionale negli obiettivi. È ora che agli Enti di governo e locali, Regione, Provincia, Comune, Comunità montane, si chieda di approntare e favorire queste condizioni di sviluppo e non di elargire qualche sparuto contributo a fondo perduto per sanare in parte le criticità del settore.

*Membro della Società Italiana di Scienze del Turismo