Il Vangelo della Domenica commentato- Abbazia Della Scala

 Santissima  Trinità  Gv 16,12-15
Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». “Parola del Signore”  “Lode a Te, o Cristo” Pietro Bonifacio Carparelli obl–osb
    
Padre Antonio Cassano

Gesù trascorre insieme ai suoi discepoli le ultime ore. Sono momenti drammatici e importanti. Annuncia che sebbene la sua missione stia volgendo al termine (la croce, infatti, iniziava a stagliarsi sull’orizzonte), altro ancora avrebbe voluto dire loro, insegnare, ma non in quel momento, non erano ancora capaci di portarne il peso, non erano pronti per capire. Quando allora e da chi, se lui tornava al Padre? Gesù continuerà a insegnare però attraverso un altro che parlerà loro annunciando quanto avrà udito da Gesù e dirà anche le cose che accadranno. Chi è? Gesù lo chiama lo Spirito della verità, perché non parlerà da se stesso, ma riferirà fedelmente quanto avrà udito da Gesù.Perché occorre che venga lo Spirito, perché non ora, cos’è il peso che ora non possono portare, cos’è questa conoscenza? Lo Spirito di verità li porterà a una conoscenza sempre più profonda di Gesù, alla comprensione di Gesù quale Figlio di Dio. Come potrà accadere questo? Come lo Spirito di verità saprà dire effettivamente tutta la verità su Gesù? Gesù dice che è suo tutto quello che il Padre possiede e quindi Gesù e il Padre avendo tutto in comune sono pari tra loro. Poi afferma che lo Spirito prenderà del suo, cioè da Gesù, e lo annuncerà. Il verbo è appunto lamba,nw (pron. lambáno) che significa  prendo, afferro, ma anche tolgo, m’impadronisco, prendo con me per cui ciò che ha lo Spirito è in comune con il Figlio. Dunque, c’è parità anche tra lo Spirito e Gesù. In ultimo, essendo Gesù pari al Padre e pari allo Spirito, allora il Padre e lo Spirito sono pari fra loro. In poche parole Gesù dichiara l’esistenza di un Dio, trino e unico; trino nella natura, ossia quella divina, trino nelle persone diverse fra loro: Padre, Figlio e Spirito. Allora lo Spirito della verità non solo dirà ai discepoli ciò che ha sentito dire da Gesù, ma sarà vero quello che dice perché partecipa di quella verità, essendo uno dei tre. Quale allora il peso da portare? Credere appunto a questo. E per loro non era affatto facile, cresciuti nel più rigido monoteismo, a recitare fin da piccoli: Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo (Dt 6,4). Anche dopo la pentecoste, ossia dopo la discesa dello Spirito di verità sugli apostoli, resta difficile ancora oggi per noi pensare a tre persone uguali e nello stesso tempo diverse. I padri della Chiesa e tutti i dottori della Chiesa e molti santi per secoli hanno cercato di investigare questo mistero, che resta tale, anche se in qualche modo è stato compreso. Come?Generalmente si pensa che mistero è ciò che non si capisce; in realtà il termine greco da cui deriva non dice esattamente questo. Mistero da musth,rion (pron. mystérion) significa “giuramento, segreto”. Infatti il termine ha la sua radice nel verbo mu,w “mi chiudo, sto chiuso, serrato”. Infatti, i misteri nell’antichità greca erano cerimonie i cui adepti dovevano tenere il segreto (es. i misteri eleusini [4]). I primi cristiani utilizzarono lo stesso termine per la celebrazione dell’eucarestia, il cui svolgimento doveva rimanere segreto, come anche segreta doveva rimanere l’identità dei cristiani. I motivi erano: evitare per quanto possibile le persecuzioni; perché la partecipazione alla comunità doveva essere solo di chi aveva voluto aderire al messaggio di Cristo. Torniamo dopo questo excursus al termine mistero per quanto riguarda la Trinità. La natura di tre persone uguali e distinte rimane segreta, ma per adesso, mentre siamo sulla terra, poiché Paolo scriverà alla comunità di Corinto: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Dopo, quando saremo davanti alla Trinità capiremo per esperienza personale, quanto ora asseriamo per fede, ossia fiducia in quello che Gesù ci ha detto. Però, un briciolo di quella esperienza è possibile già da ora; già ora possiamo intravedere in maniera confusa, come dice Paolo. In che maniera? Attraverso l’amore. Infatti, attraverso l’amore giungiamo a comprendere questa contraddizione fra “tre e uno”. L’amore parla dell’amore come la via migliore di tutte per conoscere Dio e l’apostolo Giovanni scriverà alla sua comunità: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.  Infatti, l’esperienza dell’amore fa sentire l’amato e l’amata, anche se due, una sola cosa e tra loro nasce una nuova realtà che non è più solo uno o l’altra, ma “loro insieme”. In questo modo possiamo accedere alla conoscenza di Dio poiché, come affermava Antoine de Saint-Exupéry , nel suo libro “Il piccolo principe”: Disse la volpe: ecco il mio segreto. È molto semplice: non vedo bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.