Il Prete dei deboli
“Il Secolo XIX” di domenica 30 maggio: l’onore della prima pagina a un “prete di strada” parroco di quella striscia di Genova un tempo stretta tra il monte e l’inferno in terra delle acciaierie. Una zona della città dove una casa la si può ancora comprare con una “liquidazione” e un po’ di risparmi. Qui un prete coraggioso che mette in atto il Vangelo concretamente, senza scrivere baggianate, ma solo una lettera al Sindaco, al Questore e ai Carabinieri conclamando: “gli zingari stiano lontani dalla mia gente, soprattutto dagli anziani e dai bambini (almeno) fino a quando non impareranno il rispetto per la persona. … e sapete una cosa? sono sempre stato dalla parte dei più deboli … perché qui i più deboli sono gli anziani, non gli zingari, quelli che io ho visto rubare e minacciare”. Caro Don Valentino, molti si chiederanno come ciò sia aderente al Vangelo, come la “moda verde e sinistrorsa” le darà facilmente del razzista, visto che la principale preoccupazione di questi signori è quella “dell’integrazione”, magari riceve pronta qualche “pressione” dal suo “superiore” che, anche se è un po’ impegnato con il problemino della pedofilia e scaglia anatemi tremendi, non l’approverà di certo. Il suo “superiore” il Cardinale Bagnasco, si è già premurato di intervenire e di prestare pastorale ascolto ai Rom. Caro Don Valentino (mi consenta un “caro” anche se proviene da un “senzadio”), Il Cristo era un uomo che aveva a cuore gli umili, i deboli e gli afflitti. Chi ruba questa categoria di deboli e poveri, chi li minaccia e li deruba, chi in nome dell’etnia, delle “tradizioni” e del menefreghismo e fa suo modello di vita l’antitesi del primo articolo della nostra costituzione, non fa sicuramente parte della schiera degli afflitti e dei deboli. Le posso solo dire: “coraggio Don Valentino” anche se è obbligato ad una “obbedienza” all’autorità, si conservi onesto nell’anima e agisca, nel bene, con discrezione. E’ molto poco, lo so, ma ha la mia stima incondizionata.