Salerno: Ingenito, tra verità e doppiopesismo

 Aldo Bianchini

“Esami senza ombre, assolti Ingenito e altri 4” oppure “Esami venduti, assolto il professore Ingenito”, questi a grandi linee i titoli di prima pagina sui quotidiani locali per celebrare l’assoluzione del prof. Michele Ingenito, associato di lingua inglese presso l’Università degli Studi di Salerno. Adesso che i riflettori, in poche ore, si sono spenti ed è subito calata l’attenzione c’è l’obbligo di approfondire quanto è accaduto, tutto quello che è accaduto, senza tacere o nascondere nulla. Ad assoluzione conclamata sembrerebbe, quindi, che giustizia sia stata fatta. Subito, però, da cittadino ancor prima che da giornalista, mi chiedo se è sufficiente un’assoluzione per ripagare quasi otto anni di tempesta giudiziaria, ma anche fisica, mentale ed ormonale che una persona deve subire prima di arrivare ad un verdetto che, pur nella sua limpidezza, lascia sconcertati: “assolto perché il fatto non sussiste”. Ma come è possibile rimanere in silenzio di fronte ad un fatto che non sussiste e per il quale la Procura della Repubblica di Salerno (alias il pm dr. Roberto Penna) si è talmente incattivita al punto tale da richiedere l’arresto in carcere del professore, da opporsi alla decisione del Gip dr.ssa Emilia Giordano, da ricorrere al Tribunale del Riesame e di non tenere in alcun conto le determinazioni della Cassazione che “aveva dichiarato la insussistenza degli indizi di colpevolezza ponendo fine alla querelle sulla libertà del docente e chiarendo i termini giuridici di una imputazione alquanto imprecisa”. E come è possibile che, sempre il pm dr. Roberto Penna, dopo tutto questo e dopo anni e anni di indagini, nel febbraio 2010 chieda “il rinvio a giudizio dell’imputato”, mentre, dopo poco più di quaranta giorni, senza alcuna altra indagine suppletiva, il pm di udienza (dr. Vittorio Santoro) chieda addirittura l’assoluzione per insussistenza dei fatti addebitati. Solitamente un pm di udienza che non conosce il caso, quando si trova dinanzi al Gip, si rimette alle richieste della Procura; ed è sbalorditivo che, in una fattispecie così complicata, il p.m. dr. Santoro abbia addirittura richiesto l’assoluzione. Insomma il caso Ingenito riapre l’eterno interrogativo: “Siamo di fronte alla sconfitta di un pm troppo accanito o alla conferma di una cattiva amministrazione della giustizia?”. La giustizia, per poter essere considerata tale, non può e non deve mai accanirsi, perché essa è uno strumento del popolo affidato a persone che non devono mai utilizzarla in maniera autoritaria. La giustizia, saggia obiettiva ed equilibrata, non va alla ricerca di strumentalizzazioni o di eventi che si pensa debbano accadere a tutti i costi, ma soltanto della verità, quella possibile, ovviamente. Invece, nel caso in specie, sembra che tutti si siano dimenticati della loro specifica funzione istituzionale, sociale e morale. E’ accaduto di tutto e di più in questa vicenda in cui è stato catapultato   (forse, dall’interno di un Campus troppo chiacchierato?) il prof. Michele Ingenito: immediate intercettazioni ambientali, microtelecamere, interrogatori, divulgazione di segreto istruttorio, rapporti privilegiati tra Procura e qualche giornalista, attività investigativa svolta dal capo della Digos e dal sub commissario-capo della polizia del Campus che, all’epoca, erano anche “cultori della materia” nell’università per la quale indagavano, probabile alterazione dei videofilmati della Polizia -come nel caso di Una-Bomber – (a proposito, ordinati da qualcuno?), per arrivare al doppiopesismo dell’Università che prende fischi per fiaschi e parte lancia in resta contro il noto professore (ma scomodo per quelli che stanno in alto?), mentre avrebbe fino ad oggi taciuto su un altro caso eclatante di un docente condannato da anni in via definitiva dalla Cassazione con interdizione dai pubblici uffici e tuttora in servizio. Alla luce della recentissima sentenza di assoluzione del prof. Ingenito qualcuno degli attori della vicenda dovrebbe chiedersi perché è accaduto tutto questo, perché qualcuno passò notizie false e tendenziose alla redazione salernitana de “Il Mattino” di Napoli che l’8 dicembre 2004 titolò a tutta pagina: “Università, sesso e soldi per un diciotto” seguito da un occhiello di tutto rispetto: “Salerno, si allarga lo scandalo degli esami a pagamento: in alcune foto gli approcci con le studentesse”. Falsità su falsità. E perché? Il professore Ingenito, forse, dava fastidio, era scomodo, era troppo preparato? La vicenda nasce, dicono le cronache, nel 2003 con una telefonata anonima. Tutto questo e tanto ancora cercherò di analizzare, senza sconti per nessuno, nelle successive puntate di questa inchiesta.

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