Dicunt

                                                        Giulio Caso

 A volte, per fortuna non spesso, qualche amico, per pura solidarietà (a sentire lui), in un particolare momento di tranquilla nostra esistenza, ci sconvolge con le parole:<< Sai, non vorrei dirtelo, ma poi ho pensato “che amico sono!” (già, che amico è) , ho sentito dire su di te… (in genere non è una comunicazione esaltante) >>.Dapprima sorpresi, poi indignati, chiediamo il nome del fellone che sta propagando l’infamia, ma immancabilmente “l’amico” si trincera dietro un “ non ricordo”; ho sentito parlarne da uno che ha sentito… fino a disperdere la risposta nei meandri della sua omertosa fantasia. Alla fine non resta che pensare al detto antico: -Se una persona non ti dice chi ha detto una cosa su di te, allora lo ha detto lui stesso -.E, non possiamo neanche dirglielo perché immediatamente l’amico direbbe:<< Chi ha detto che l’ho detto io?>>.

 

Un pensiero su “Dicunt

  1. Gentile Giulio, questo è il più classico caso di maldicenza. Una situazione molto utile per riflettere su due cose: l’amicizia, che può essere vissuta in molti modi, certamente non quello appena descritto, che mette al centro colui che rivela, non certamente chi riceve la rivelazione; l’altra è riflessione è semplice, quanto conta per noi l’opinione altrui? Partendo dal presupposto che non a tutti si può piacere (a noi piacciono tutte le persone?), è evidente che prima o poi si incontra chi non ci apprezza. Pazienza. Comprendere ciò, mi creda è una grande conquista che a volte cambia la vita. Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

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