Protezione degli angeli sui cristiani contro i demoni

don Marcello Stanzione

 L’attività del diavolo non deve essere minimizzata, neanche però dobbiamo cadere nell’errore di attribuire a lui tutte le tentazioni. E d’altra parte, non dobbiamo ingigantire il suo potere… Con l’avvento e la morte del Salvatore il potere di Satana venne enormemente limitato. A questo periodo i critici generalmente attribuiscono quelle parole dell’Apocalisse: “E io vidi poi un angelo scendere dal cielo, che aveva la chiave dell’Abisso, e una grande catena nelle sue mani. Afferrò il dragone, il serpente antico, -cioè il diavolo, Satana- e lo incatenò per mille anni (20, 1-2). Il testo citato non significa che le tentazioni degli spiriti del male cessarono durante quel tempo, ma che il potere di Satana e tutti gli eventi furono enormemente limitati. I mille anni, naturalmente, non devono essere considerati letteralmente, ma come indicanti un lungo periodo di tempo… Quando questo lungo periodo fu passato, a Satana fu permesso per un breve tempo di esercitare ancora la sua attività in una straordinaria maniera sulla terra: “Dopo questi dovrà essere sciolto per un po’ di tempo” (20, 3). E allora verrà la fine. Ma allo stesso tempo, fino all’arrivo di quel momento, la nostra battaglia quaggiù continua. Gli angeli buoni, come i cattivi, vi prendono parte. Non siamo lasciati a combattere la nostra battaglia da soli.  Già nell’1800 affermò Boudon: “Il Dio dei cieli è più desideroso della nostra salvezza di quanto l’inferno sia deciso alla nostra distruzione. Poiché Egli conosce chiaramente la nostra debolezza, nell’eccesso della sua divina grazia, egli ci presta soccorso in proporzione alla nostra debolezza. I suoi occhi sono benevolmente intenti a difenderci. Egli ci manda i beati angeli della sua corte celeste, per mezzo di un ordine della Provvidenza che la Chiesa definisce “meraviglioso”, per sostenerci nella battaglia che dobbiamo combattere contro queste potenze, la cui forza potrebbe sicuramente travolgerci senza una così speciale protezione…”Per godere di questa protezione, tuttavia, non dobbiamo mai esporre noi stessi alla tentazione di nostra spontanea volontà. Il diavolo che si mostra così terribile alla nostra natura umana è realmente un codardo quando lo affrontiamo con coraggio, con l’esempio di una retta vita cristiana. Il cardinale Newman spiega questo concetto nei seguenti versi del suo famoso “Sogno di Geronzio”: E perciò nei confronti dell’uomo, quegli spiriti caduti si mostrano così imponenti ma quando qualche bambino di grazia, angelo o santo, puro o integro di natura incontra i demoni nelle loro irruzioni, essi scappano di corsa come codardi davanti alla lotta. Con tutti gli angeli buoni dalla nostra parte, abbiamo più con noi che contro di noi. “Questa verità è atta a consolarci quando siamo preoccupati. Sappiamo anche che un angelo del cielo è più forte, nel potere che riceve da Dio, di tutti i diavoli messi insieme. Ricordiamoci inoltre, che tutti questi spiriti beati accorrono in nostra difesa con una bontà oltre ogni immaginazione, e che i diavoli hanno una grandissima paura di loro, anche maggiore di quella che hanno verso i santi, eccetto la Madre di Dio. La ragione è che gli angeli buoni, avendo combattuto generosamente per la causa di Dio contro questi traditori al tempo della loro ribellione, hanno meritato un forte potere su di loro”. Facciamoci coraggio, e mentre confidiamo nella protezione dei nostri compagni celesti, ringraziamo Dio che con premurosa bontà provvede per il nostro eterno benessere. Purifichiamo ogni giorno le nostre anime nel  Prezioso Sangue di Cristo. E invochiamo spesso il compagno celeste accanto a noi.  Se esaminiamo la nostra storia personale e quella del mondo nel quale viviamo ci rendiamo conto che c’è molto male e cattiveria. Notiamo che persone che si amano possono arrivare al reciproco odio. Chi fa il male, presto ne perde il controllo ed esso si propaga autonomamente; ci sono molti assassini che, since­ramente, dichiarano nei tribunali che non avevano alcuna intenzione di uccidere. Le due guerre mondiali sono scoppiate a causa di piccoli focolai locali che poi si sono estesi a tutte le nazioni del globo. Quasi tutti i profeti della Bibbia sono stati uccisi e lo stesso Gesù è stato crocifisso. Nel nostro secolo Hitler e Stalin hanno crudelmente sterminato decine di milioni di persone innocenti. Ci rendiamo conto, quindi, che ci sono dentro e fuori di noi delle forze cattive e altre buone che lottano continuamente. Per la fede cristiana le ispirazioni cattive non sono generate da forze astratte ma dagli angeli maligni o diavoli che si accaniscono contro l’umanità che essi invidiano. La Sacra Scrittura afferma che Dio non può essere la causa del male e della sofferenza. Nel Libro della Genesi è scritto che, alla fine della creazione: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. Benché non abbiamo molte informazioni sull’origine del male nell’universo, sappiamo dalla divina Rivelazione che un gruppo di angeli peccò contro Dio. Nella seconda lettera di Pietro, l’autore ispirato scrive: “Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio” (2 Pt. 2,4). Il passo parallelo della lettera di Giuda afferma la punizione divina verso gli angeli peccatori: “e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno”. II peccato degli angeli maligni fu solennemente definito come dogma di fede dal Concilio Lateranense del 1215: “Il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio buoni per natura, ma diventarono cattivi da se stessi”. Isaia 14, 121-14 parla dell’origine degli angeli maligni dalla pretesa di Lucifero di farsi uguale all’Altissimo. Ezechiele 28, 12-17 descrive Lucifero, l’angelo della luce, prima della sua rivolta contro Dio: “Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapien­za, perfetto in bellezza; […] Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l’iniquità […] ti sei riempito di violenza e peccati: io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire, cherubino protettore, in mezzo alla pietra di fuoco. Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza, la tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore: ti ho gettato a terra” (Ez. 29, 12-17). Gli esegeti ci fanno notare che la Bibbia si riferisce agli spiriti celesti come a delle stelle del firmamento, quindi spiega perché prima della sua ribellione Lucifero venne chiamato “La stella del mattino”. A questa descrizione San Giovanni aggiunse: “E la sua coda trascinava la terza parte delle stelle del cielo e le gettò sulla terra” (Ap. 12, 4). Come “astro fulgente” fra tutti gli angeli stava dunque Lucifero e ciò divenne per lui una tentazione, egli non volle servire e dipendere da Dio e non volle accettare la grazia della felicità eterna che gli era promessa come un dono di Dio. Volle così diventare simile a Dio, benché non a lui uguale, perché sapeva bene che ciò è impossibile ad una creatura. Secondo la maggior parte dei teologi il peccato degli angeli fu dunque un peccato di superbia. Il teologo Suarez espresse l’ipotesi che Lucifero fosse stato preso da invidia per la natura umana che in Cristo Gesù, nella pienezza dei tempi, si sarebbe unita alla natura divina e quindi avesse mirato ad una unione della sua natura angelica a quella divina. In tal modo Lucifero che poi divenne Satana sarebbe stato fin dall’inizio l’avversario di Cristo. Se Gesù è il principio e la fine della storia (l’alfa e l’omega) probabilmente il suo avversario, Satana, si sarà manife­stato come tale dall’inizio e tale rimarrà fino alla fine dei tempi, quando sarà definitivamente condannato. San Gregorio Nazianzeno, riguardo alla caduta degli angeli, così scrive: “Insieme a Lucifero si staccarono da Dio un certo numero di angeli, essi non furono quindi costretti, ma liberamente si ribellarono a Dio. Questi angeli perfidi e orgogliosi provenivano da tutti i cori angelici e Lucifero esercitò su di essi il comando. Dopo il peccato di disobbedienza a Dio sono mutati gli appellativi degli angeli prima buoni. Al termine angeli adesso dobbiamo aggiungere l’aggettivo “iniqui”. Il nome “Lucifero” era adatto a colui che forse era il più elevato degli spiriti celesti prima del peccato. Dopo la caduta si pensò di definirlo con il nome di Satana, una parola ebraica che significa “avversario” e anche “calunniatore” o “accusatore”. La versione greca della Bibbia detta dei Settanta traduce “Satana” con il vocabolo “Diabolos”, che signi­fica “colui che divide (dal verbo greco diaballo) e corrompe”. Il Nuovo Testamento presenta il diavolo come un essere attivo, abile, ingegnoso (Mt. 13, 19; Lc. 8,12; Ex. 2, 14), seduttore e astuto (2 Cor. 11, 3), violento e collerico (Ap. 2, 10; 12). Gesù lo identifica con Beelzebul, principe dei demoni (Mc. 3, 22-­24); e l’Apocalisse (20, 2) lo identifica con questi termini: “Il dragone, l’antico serpente, cioè il diavolo, satana”. Oggi il pensiero esoterico, nuovamente rinvigorito dalla diffusione in larghissimi strati della popolazioni di scritti di astrologia occulta e della Kabbalah diffusi dalla New Age, parla di geni, ondine, fate, elfi e di altri demoni benigni. In realtà in quella scelta primordiale pro o contro Dio non vi fu posto per angeli neutrali. Il teologo Lessio, discepolo di Suarez, affermò decisamente: “L’opinione che vi siano dei demoni benigni (come pure geni elementari nel fuoco, nell’aria, nella terra) è contro la Sacra Scrittura e 1′ insegnamento della Chiesa, che riconosce solo demoni cattivi”. Gli angeli decaduti o diavoli, essendo spiriti, hanno anche dopo il castigo divino quella sovratemporalità ed extraspazialità che li rende superio­ri agli esseri umani. I diavoli, insegna S. Tommaso, hanno la naturale facoltà conoscitiva particolarmente brillante e quindi sono di gran lunga più intelligenti degli uomini. l demoni sono molto più abili di tutti i nostri fisiologi e psicologi, sono più esperti e scaltri di tutti i nostri uomini politici. Dopo il peccato solo la volontà angelica è mutata. Con quella libera decisione presa al momento della prova con Dio o contro Dio, la volontà degli angeli rimane o confermata nella grazia o indurita nel peccato. Per Lucifero-Satana e il suo seguito, la punizione divina fu l’eterna dannazione. Non esiste dunque alcuna possibilità di salvezza per gli angeli ribelli. A questo riguardo c’è un falso pietismo verso i diavoli che crea molta confusione e a1Cì.in1 teologi parlano dl una finale riabilitazione la salvezza dì tutti i diavoli come pure di tutti gli uomini malvagi grazie alla infinita bontà e misericordia di Dio. Lo scrittore Giovanni Papini nel suo libro “Il diavolo” pubblicato negli anni 50 fece scalpore con una tesi a dir poco ardita. Papini affer­mava che Satana non può salvarsi da sé e Dio non può fare il primo passo; quindi agli uomini di buona volontà è offerta la possibilità di esercitare l’amore al nemico e con questo amore indurre Satana a mani­festare il suo pentimento. In tal modo Dio lo perdonerà e ci libererà dal “male” come chiediamo nell’ora­zione domenicale. La verità è che la situazione di ribellione a Dio da parte degli spiriti malvagi è una scelta irrevocabile. I diavoli hanno rifiutato la signoria di Dio definitivamente, per l’eternità. La loro scelta irrevocabile nasce dalla loro natura di puri spiriti che per decidere non hanno bisogno di ragiona­menti prolungati, ma scelgono immediatamente. San Tommaso d’Aquino afferma: “Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta come non c’è possibilità di pentimento per l’uomo dopo la morte”. Sempre S. Tommaso riguardo al destino ultimo ed alle scelte dei puri spiriti dichiara: “Permangono immutabili nel bene o nel male subito dopo la prima scelta, perché finisce in quel momento il loro status viatoris; né spetta alla natura della divina sapienza la comunicazione di un’altra grazia ai demoni con cui siano richiamati dal male della prima avversione, nella quale perseverano ormai in modo irrevocabile”. Poiché il peccato degli angeli maligni fu molto più grave di quello degli uomini, molto più pesante fu il castigo loro inflitto. I diavoli, essendo spiriti, hanno un inferno peggiore degli uomini, molto più pesante fu il castigo loro inflitto. I diavoli, hanno un maggiore dolore spirituale poiché si rendono più degli uomini, della eccellenza del bene perduto e dell’enormità della perfidia realizzata. L’inferno non deve essere visto tanto come una costrizione divina contro i demoni, ma come un prolungamento del combat­timento degli spiriti maligni per il regno del male. L’inferno è la realizzazione piena dell’infelicità, di chi ha voluto guadagnare la sua vita, senza Dio, ma in realtà così facendo l’ha persa (Mt. l, 35). Il fallimento del Marxismo e del Nazismo nel  XX secolo ci aiutano a capire meglio l’Inferno dei demoni. L’Ateismo marxista e il paganesimo occultista hitleriano con le loro false promesse hanno ingannato molti, ma alla fine entrambi hanno dimostrato di essere dei giganti con i piedi d’argilla. Queste due ideologie “diaboliche” hanno portato allo sterminio di decine di milioni di uomini nei lager e nei gulag rivelando così il loro perfido potere di distruzione e di degradazione del genere umano. Mentre Dio crea la vita, l’essere, i demoni realizzano il niente, il caos, la confusione e la perversione. Attenzione: non è vero che gli spiriti maligni diffondono l’ateismo; essi non sono atei, sanno bene che Dio esiste ed è all’opera, nel loro progetto di destabilizzazione della terra, l’ateismo è solo un momento di transizione perché l’obiettivo che essi propongono è l’adorazione del male. Moolenburgh ha scritto: “L’inferno vuo­le sempre dominare e appena si vede il desiderio di dominazione accompagnato da quella che sembra un’idea brillante, si dovrebbe manifestare qualche sospetto. Invece dell’abolizione del proletariato, si instaura la dittatura del proletariato, e invece di una cooperazione, la costituzione di un ordine stabilito. Messo in parole povere: l’ispirazione maligna prima o poi conduce al sospetto e all’odio e infine all’op­pressione e all’omicidio. L’ispirazione celeste invece conduce alla fiducia e all’amore reciproci”. Riguar­do all’Inferno, il Nuovo Testamento insegna con la massima chiarezza che il destino degli uomini giusti e quello degli uomini empi dopo la morte e alla fine dei tempi sarà diverso. I Vangeli sono estremamente crudi al riguardo: “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capi alla sinistra” (Mt. 25, 31-33). Il destino ultraterreno dei malvagi comporta l’esclusione definitiva di quella situazione che il Nuovo Testamento definisce “vita eterna”: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt. 25, 41). Il concetto di impedimento assoluto dei cattivi dal regno celeste di Dio è assai frequente in S. Paolo: “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? ” (1 Cor. 6, 9). Il senso delle formule di esclusione dal Paradiso sono talmente nette che non lasciano alcuna pretesa di salvezza da parte dei diavoli e dei malvagi. Riguardo all’inferno, dottrina della Chiesa Cattolica è assai chiara: esso è uno stato che tocca, nell’aldilà, a coloro che muoiono in uno stato di peccato mortale e d’inimicizia con Dio, avendo perso l’amicizia con Dio (grazia santificante) con un atto personale libero. L’idea che le pene dell’inferno debbano durare per un tempo assai lungo e poi terminare è stata condannata dai Sinodo di Costantinopoli. “Se qualcuno dice o Sostiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporale e che avrà fine dopo qualche tempo o che vi sarà una restituzione o reintegra­zione dei demoni e degli uomini empi, sia scomunicato”. Per il cattolico medio inferno e fuoco eterno assumono il medesimo significato; la teologia, invece, distingue due tipi di pene: quella del danno e quella del senso. Il Catechismo della Chiesa cattolica così definisce al n. 1035 la pena del danno: “La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale l’uomo può avere la vita e la felicità, per le quali è stato creato e alle quali aspira”. Oltre la pena del danno, la Bibbia afferma anche una pena del senso che tormenta diavoli e dannati e ne usa varie analogie: “lo stagno ardente di fuoco e di zolfo” (Ap. 21, 8), “la Geenna”, “le tenebre esteriori, la morte eterna, un verme che non muore” (Mc. 9, 44.46.48). S. Tommaso commenta che nel peccato, oltre all’aspetto dell’allontanamento dell’amicizia di Dio, vi è anche un eccessivo e sbagliato attaccamento alle realtà create. La pena del senso corrisponde a questo atteggiamento disordinato. La pena del senso più ricorrente nella Scrittura e nella tradizione teo­logica è il fuoco. S. Agostino lo definisce un fuoco misterioso perché, al contrario del nostro, è inestinguibile ed eterno, e perché ha il potere di tormentare sia i corpi sia gli spiriti. Il Magistero della Chiesa insegna che non si tratta di un fuoco metaforico, quale simbolo di dolori puramente spirituali, ma di un fuoco reale anche se non è da confondere con il nostro fuoco terrestre. Il Concilio di Firenze, inoltre, afferma che come il grado della felicità celeste è diverso nei singoli beati, secondo il grado dei loro meriti, così le pene dell’ inferno saranno proporzionate al numero e alla gravità delle colpe.