Cave, abusivismo, aeroporto = business (2)

Aldo Bianchini

Nelle precedente puntata di questa storia ponevamo un interrogativo: “Che fine hanno fatto i 4 milioni di euro destinati all’aeroporto di Pontecagnano  e che fine hanno fatto le persone capaci di impegno sociale. i guerrieri della pubblica amministrazione, quelli che con gli ideali ed il sacro rispetto della cosa pubblica?”. E semmai ci fossero, chi potrebbero essere detti personaggi. Non gli amanti del burocratismo, di cui oggi trabocca la pubblica amministrazione. Non quelli che hanno imparato l’arte della vessazione dei cittadini finalizzata al proprio tornaconto. Parliamo di quelle rarità umane che solo un’altra saggezza politica sapeva individuare. Sono forse estinti? No! Forse sono pochi ma esistono ancora anche se annichiliti da un’altra scelta scellerata (questa volta della politica regionale), attuata in nome di un rinnovamento dirigenziale “imposto dall’alto” che ha prodotto disaffezione, mugugni, disarmonie e rancori all’interno della Regione Campania, senza pensare o meglio “spuntando le ali” all’impegno, alle capacità e alle intelligenze interne all’amministrazione. Solo per completare un quadro già di per se nefasto, la Regione Campania cui la legge delega il controllo dell’attività estrattiva, nell’art 17 della L.R. n 5 del 11/08/05 prevede al 1° comma, che il titolare di autorizzazione e dì concessione alla coltivazione di giacimenti per attività di cava è tenuto a versare alla Regione Campania entro il 31 dicembre di ogni anno un contributo dì euro 1,00 per ogni 10 metri cubi di materiale estratto. Dette somme sono finalizzate al completamento ed avvio dell’attività dell’aeroporto di Pontecagnano. Vengono preventivati, per anno, su dati forniti dallo stesso ente Regione, euro 800.000, ciò comporta che dal 2005 ad oggi alle casse dell’aeroporto di Pontecagnano si dovevano aggiungere ben  4.000.000 di euro.  E’ stata invece impegnata e non ancora trasferita alla gestione dell’aeroporto di Pontecagnano la somma di euro 1.200.000, meno di 250.000 all’anno. Le colpe di tale trascuratezza sono evidentemente da attribuire a chi avrebbe dovuto controllare, gli uffici dei “genio civile provinciali che evidentemente non hanno fatto il loro dovere. Un apparato politico-burocratico che avrebbe dovuto vigilare sull’attività estrattiva e che invece per quieto vivere, ha preferito girare la sguardo da altra parte, provocando un danno ambientale e un danno all’erario. Un apparato politico-burocratico divenuto nel tempo un mero strumento di spartizione di piccoli orticelli di potere personalizzato e ben individuabile. Per ritornare alla forte denuncia di Peppe Tarallo relativamente alle costruzioni edili pensate solo per un momento cosa accade per le certificazioni e le verifiche del “cemento armato” da utilizzare nell’edilizia civile. E ci chiediamo se i controlli in questo delicatissimo settore vengono attuati e come vengono protocollati; la risposta potrebbe essere devastante e su questo sarebbe davvero il caso di avviare una serissima inchiesta, anche di natura giudiziaria. Invertire la rotta nel governo regionale delle attività estrattive e della funzionalità dell’ex Genio Civile, con funzionari, responsabili e dirigenti meno burocrati e più propensi a sostenere vere progettualità volte alla rinaturalizzazione dei siti degradati dalle attività dì estrazione e a recuperare le somme dovute al bene di un intera collettività, sono l’emergenze di questa regione. Ci vogliono persone competenti che abbiano a cuore questa nostra terra vituperata e offesa. Un solo politico ha tentato di raddrizzare le distorsioni di un sistema perverso, il suo nome è Pasquale Marrazzo che prontamente è stato fatto fuori anche dalla semplice possibilità di ricandidarsi al consiglio regionale in cui aveva svolto molto bene la sua parte, soprattutto per quanto attiene il sistema cave. Ed anche per oggi non si vola. Il resto alla prossima puntata.