San Filippo Neri e la monaca pseudomistica

don Marcello Stanzione

 Che la virtù dell’umiltà sia la base di ogni crescita cristiana autentica c’è lo dimostra questo episodio preso dalla biografia di san Filippo, l’apostolo nella Roma del cinquecento. San Filippo Neri (1515-1595), è uno dei santi più amati e grazie alla fondazione dei preti dell’Oratorio che proponeva una gioiosa santificazione della vita quotidiana con il ricorso anche alla musica e alle arti figurative, è uno dei grandi riformatori della Chiesa della Controriforma. Nella “Vita” di S. Filippo Neri si legge un episodio che ha per titolo: “La falsa santità”. Ecco di cosa si tratta: in un convento di Roma viveva una monaca che godeva fama di grande santità. Correva voce fra il popolo che la religiosa, arricchita di doni celesti, conoscesse il futuro ed operasse prodigi meravigliosi. Quando il Papa venne a conoscenza di questo, mandò Padre Filippo in quel convento, perché vedesse che cosa vi fosse di vero sulle virtù taumaturgiche della religiosa. In quei giorni era piovuto molto e le strade erano tutte fangose, sicché Filippo arrivò al monastero con le scarpe tutte insudiciate di fango. Ivi chiese subito di parlare con la monaca creduta santa, la quale, appena scesa in parlatorio, con un profondo inchino, disse: “In che posso servirla?”.Il Santo che stava comodamente sdraiato sulla poltrona, senza neppure rispondere al saluto, le porse il suo piede dicendo: “Prima di tutto, Reverenda Madre, la pregherei di togliermi queste scarpe infangate e poi di pulirmele per bene”. La monachella si tirò indietro inorridita e, con parole molto risentite, fece le sue rimostranze contro un modo di procedere così villano, dicendo: “Mi meraviglio come voi vi permettete di farmi simili proposte”; Filippo tacque e alzatosi tranquillamente uscì dal convento per ritornare a casa. Presentatosi il giorno dopo dal Papa, per riferire sul risultato della sua missione, disse: “Beatissimo Padre, quella monaca certamente non è una santa e non fa miracoli, perché le manca la virtù fondamentale”. Il Santo sapeva troppo bene che la miglior prova della santità è l’umiltà.