I guardiani del tempo

Giulio Caso

 Lo studio attento dei fenomeni naturali e della dinamica geomorfologica terrestre deve aiutarci a percepire e a prevenire i dissesti territoriali che coinvolgono la qualità della vita degli uomini. Per anni noi geologi, come tanti altri tecnici e studiosi dell’ambiente, abbiamo sperato di essere impiegati, principalmente, per mettere a punto le migliori difese possibili e i migliori sistemi di convivenza uomo/territorio; purtroppo, ancora oggi, c’è chi ci relega a “guardiani del tempo”, chiamandoci solo dopo che è successo qualcosa, non dandoci la possibilità di intervenire in fase preliminare e, magari evitare, così, errati approcci col territorio. Credetemi, non c’è cosa più triste del dover fare delle considerazioni su ciò che si sarebbe dovuto fare per evitare qualche disastro le cui conseguenze non sono rappresentabili con le aride cifre. Ci sono le conseguenze sul piano economico, sul piano sociale e quelle che coinvolgono le aspettative del modello di vita di una persona: le speranze nel domani, la perdita della propria casa, dei riferimenti affettivi consolidati e, comunque, l’annichilimento della felicità di una persona che sfuggono alle statistiche.   Eppure, a volte, anche se si sa come intervenire, per i costi, per la fretta, per la superficialità oppure per una scommessa con le probabilità – “Tanto chissà quando potrebbe succedere”-, si attuano interventi inopportuni sul territorio: si impermeabilizzano superfici sempre più estese di terreno, in luoghi impropri, per costruire case, opifici, strade ed opere annesse e connesse. E le acque piovane che dovrebbero, normalmente, essere assorbite nel terreno si trasformano in acque selvagge dotate di potere distruttivo mettendo in pericolo il territorio ed i suoi abitanti. L’idonea valutazione di un’area va fatta considerando periodi piuttosto lunghi, per avere un’idea dei ritorni di certi eventi catastrofici o comunque gravi. Bisogna tenere nella giusta considerazione i dati storici e progettare con criteri che sfidino il tempo. Ci vuole una grande opera di previsione con il coinvolgimento di tutti quelli che hanno assimilato determinati comportamenti utili alla convivenza con le future modificazioni ambientali. Quindi studi di tutti gli elementi di conoscenza possibili inseriti, poi, in un archivio facilmente consultabile. Una banca dati territoriale, per la cui realizzazione, saranno necessarie varie professionalità formando esperienze uniche e ampliando conoscenze. Questo archivio dovrebbe costituire il riferimento per ogni iniziativa, fornire dati utilizzabili per una migliore organizzazione della protezione civile, per l’istituzione di un servizio di “guardia del suolo” con formazione continua, anche dei volontari, nei vari settori.