Il coraggio e l’umiltà

Fulvio Sguerso

Il cristiano sa che per vivere cristianamente ha bisogno di un aiuto continuo, di un aiuto che non ha bisogno a sua volta di essere aiutato, come quello che può essere fornito dagli uomini (e magari non del tutto gratuitamente); il cristiano sa che l’unico, vero efficace e vittorioso aiuto gli può venire soltanto da quella grazia che non per caso si chiama “adiuvante”, e che secondo Agostino è necessaria per la salute eterna, data la debolezza e la corruttibilità della natura umana, segnata una volta per sempre dal peccato originale. Il cristiano sa anche che senza la grazia divina non potrebbe far fruttare neppure quei talenti che ha ricevuto in dote dal Padre celeste al momento della nascita, e sa che per farli fruttare ha bisogno di alcune virtù già note agli antichi ma fatte proprie dal cristianesimo; tra queste ricordiamo, ad esempio, la perseveranza, l’obbedienza, la prudenza, la temperanza, la giustizia, il coraggio (fortezza) e, soprattutto, l’umiltà. A queste virtù ha solennemente richiamato i fedeli presenti a migliaia in piazza San Pietro all’Angelus Benedetto XVI, nella sua omelia della Domenica delle Palme, in evidente riferimento agli attacchi del New York Times: “Non temete offese e incomprensioni, non si raggiungono grandi risultati senza sofferenze……Da Dio viene quel coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti.” Dunque c’è bisogno di coraggio per non lasciarsi travolgere dall’ondata mediatica che sta investendo Santa Romana Chiesa in seguito allo scandalo mondiale della pedofilia nel clero cattolico, e proprio di quel coraggio che solo il Signore può infondere nell’anima turbata di tanti fedeli, increduli e sconcertati all’udire di tanti sacerdoti più simili al lupo di Cappuccetto Rosso che a al buon pastore che lascia il gregge per cercare la pecorella smarrita . E tuttavia non riesco a comprendere bene perché il Papa abbia definito “chiacchiericcio delle opinioni dominanti” la vera e propria bufera che si è abbattuta sul Vaticano e che ha tutta l’aria di voler durare, e che non trascorrerà, c’è da credere, senza gravi e profonde conseguenze per la vita ecclesiale e per lo stesso corpus del diritto canonico (basti pensare alle annose questioni del celibato e del sacerdozio femminile). Altro che “chiacchiericcio delle opinioni dominanti”! Lo scandalo degli abusi sui minori commessi nei collegi e nelle scuole cattoliche dei vari continenti non è una notizia dell’ultima ora, né la si può oramai rimuovere, esorcizzare o neutralizzare come “complotto di lobby anticattoliche” magari “omosessualiste, oppure solo come campagna di stampa ispirata da potenti studi legali americani che agiscono a scopo di lucro, dato il business dei cospicui risarcimenti alle vittime. No, anche se non sono da escludere motivazioni strumentali di infimo livello, questa emergenza non è più derubricabile come “scandalismo mediatico” o “campagna di odio anticristiano” (Ersilio Tonini), o addirittura come “opera satanica” (padre Gabriele Amorth); in questo caso dove agirebbe Satana? Nella redazione del New York Times o in alcuni istituti cattolici americani, irlandesi, tedeschi, austriaci, svizzeri, per non nominare qualche sperduta parrocchia italica? E poi, in ogni caso, se effettivamente si tratta di esagerazioni tendenziose, di indebite generalizzazioni, di calunnie abilmente costruite, il tempo – anzi, Dio stesso, per chi crede – farà giustizia: “Dio tira e sostiene la Chiesa e i suoi pastori – ha detto ancora il Papa – nella salita della vita umana come in una cordata; accettiamo di non potercela fare da soli”. E qui è il richiamo all’umiltà, a questa virtù così intimamente e profondamente evangelica (“Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Mt 11, 29), che distingue il vero dal falso cristiano, che viene spesso nominata dai superiori per redarguire gli inferiori, ma che, rettamente e teologicamente intesa, significa che non è l’uomo – sia pure il più potente o il più saggio – la misura di tutte le cose ma solo Dio, Padre onnipotente e misericordioso, di fronte al quale non c’è gerarchia umana che tenga. E questo il Papa teologo lo sa bene: il più povero e derelitto dei cristiani, anzi, l’ultimo degli uomini secondo le gerarchie e i valori di questo mondo, agli occhi di Dio vale quanto lui. E addirittura può succedere che nel Regno dei Cieli……………