Come farsi del male

Angelo Cennamo

Le elezioni regionali del 2010 sarebbero potute rivelarsi un trionfo per il centro destra. I buoni risultati ottenuti dal governo nei primi 20 mesi dal suo insediamento avevano fatto registrare, per il Pdl e per la Lega, larghi consensi nei sondaggi e più di un’affermazione nelle elezioni amministrative susseguitesi dopo il voto delle politiche. La crisi irreversibile del Pd, inoltre, aveva portato numerosi esponenti dell’area moderata cattolica a lasciare il partito del neoeletto Bersani, prima che questo venisse ammanettato da Di Pietro e dal suo sciame di moralizzatori, abbandonandolo ad un destino sempre più incerto. Insomma, Berlusconi aveva, come si dice, la vittoria in tasca e non avrebbe dovuto fare altro che aspettare i risultati di lunedì 29 marzo per fregarsi le mani e continuare a crescere nei sondaggi. E invece? E invece capita quello che non dovrebbe capitare tra politici navigati, tra i dirigenti del primo partito italiano, e soprattutto tra alleati leali. A Roma, qualcuno, per mangiare un panino dicono le cronache più autorevoli, arriva in ritardo all’ufficio elettorale e si fa sbattere fuori. Ricorsi, controricorsi, nuovi ricorsi e nuovi controricorsi, niente da fare. Il cavaliere, anzichè  chiedere scusa ai suoi elettori ed invitare gli avversari a non sottrarsi alla sfida, parte all’attacco con il suo solito refrain sulle toghe rosse, complice stavolta una foto di Che Guevara che campeggia nell’aula del Tar laziale.  A Montecitorio, invece, c’è Fini che, un giorno sì e l’altro pure, si diletta al gioco delle freccette :  il bersaglio da 100 punti è Berlusconi,  quello da 50 il suo partito. E’ così bravo che riesce a colpirli entrambi con la stessa freccetta, guadagnandosi il plauso dei suoi avversari ed i fischi dei suoi alleati. La passione di Fini per le freccette è così morbosa che il nostro cofondatore o, come direbbe qualcuno : “coaffondatore” del Pdl, non riesce proprio a deglutire quando il premier si lancia nei suoi affondi propagandistici nel pieno della campagna elettorale. Fini vorrebbe stare zitto, ma non ce la fa, è più forte di lui : la replica negazionista gli tocca, anche a pochi giorni dal voto. E così quella che poteva essere poco meno di una passeggiata, potrebbe rivelarsi una corsa in salita. Speriamo almeno che Fini respiri, ogni tanto. (

 

Un pensiero su “Come farsi del male

  1. Tutto giusto. Complimenti per l’obiettività e l’equilibrio delle Sue considerazioni.
    Rilevo, comunque, e lo faccio rispettosamente e senza alcuna
    vena polemica, che, rispetto al Suo precedente articolo
    del 23 marzo, intitolato “la forza di un leader”, la Sua ebbrezza per la manifestazione del 20 marzo e il Suo
    ottimismo sull’esito delle imminenti consultazioni elettorali
    hanno lasciato il posto ad un’analisi realistica e decisamente apprezzabile. E’ stato, forse, l’effetto del mio commento a quell’articolo? Se così fosse, non me ne faccio un vanto. Dico, piuttosto, che essere obiettivi promuove il consenso e aiuta
    a smaltire eventuali delusioni post-elettorali.
    Cordialmente.
    Aggiungo una mia opinione finale: il Premier dovrà conquistare almeno tre Regioni (oltre alle due che ha già) per poter dire
    che non ha perso. Se poi le tre Regioni saranno Lazio, Campania
    e Piemonte, allora potrà anche dire, a buona ragione, di avere vinto.

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