Don Diana: il coraggio d’una vita!

di Rita Occidente Lupo

E Libera ha vinto la sua battaglia. L’eroe, nella lotta alla camorra, è il simbolo della legalità che trionfa. La sua morte,  la rinascita di una terra che non si piega alla malavita. Don Peppe Diana, parroco anticamorra, che da più parti lo si vuole santo al più presto, ucciso mentre si accingeva a celebrare la Messa nella chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Nel giorno del suo onomastico, 19 marzo. Giovane presbitero, per vocazione e non per comodo, in quel di Caserta, a Casal di Principe, senza mezzi termini, nè paure di manzioniana memoria, da guida scout con tanto di coraggio nello sfidare “i potenti” della malavita organizzata. Oggi, l’Associazione Libera, una fiamma di speranza che sensibilizza anche il Nord Italia contro i morti di ogni agguato camorristico. Don Diana continua a vivere tra i giovani, non solo campani: tra coloro che intendono spargere semi di una società più giusta, riunendosi in corteo ovunque ed agitando le piazze con messaggi di condanna al crimine. Per don Diana, le scuole da quest’anno chiudono i battenti: coincidente la consumistica festa del papà, nella memoria religiosa di San Giuseppe. Il giovane martire continua a sorridere, specialmente ai giovani, che guardano all’orizzonte di una nuova era, secondo la lettera, da lui commentata nel corso dell’omelia natalizia, oggi testamento spirituale per vivere autenticamente.

3 pensieri su “Don Diana: il coraggio d’una vita!

  1. L’ignavia di molti e il coraggio di don Peppino mostrato nella “lettera, da lui commentata nel corso dell’omelia natalizia, oggi testamento spirituale per vivere autenticamente” risaltano, in contrasto, sotto lo sfondo di questa campagna elettorale in cui, come spesso accade, la verità è latitante.

    Per amore del mio popolo non tacerò. Come vorremmo che tutti recitassero, almeno una volta al giorno, come un’omelia, questa semplice frase.

    Così sapremmo chi si è arricchito con la “monnezza”, chi tratta le istituzioni pubbliche come casa propria, chi fa scempio di legalità ad ogni suo passo, chi permette che presunti ricattatori vengano chiamati a tenere lezioni, chi corrompe ed è corrotto, chi lascia la gente soccombere sotto il peso della crisi.

    Per amore del mio popolo non tacerò. Ripetiamolo ogni giorno. Anche in queste stanze virtuali. Per amore del mio popolo non tacerò…

  2. E’ facile essere liberi a 800 km da lì… Qui c’è un Uomo che ha testimoniato la parola di Cristo con coraggio fino a farsi ammazzare da vigliacchi organizzati. Pochi dogmi (la forma) e tanta “charitas”, quella che serve agli uomini. Purtroppo non concordo sulla “rinascita di una terra che non si piega alla malavita”. Per quella che è stata la breve giornata terrena di questo vero Uomo, l’obiettivo è ancora lontano.

  3. Per amore del mio popolo non tacerò. Per amore del mio prossimo non tacerò. Don Giuseppe Diana non ha taciuto per amore anche di chi, invece lo odiava e ancora lo odia. Don Peppe amava cristianamente la Verità, sapendo che solo la Verità ci rende liberi. L’insegnamento evangelico non è per chi ama il quieto vivere, o per chi segue la qualunquistica massima “Vivi e lascia vivere”. Cristo non predicava il qualunquismo e il quieto vivere. Non per niente è morto giovane. Diceva piuttosto: seguitemi e rinunciate a tutto il resto. Seguirlo, sì, ma fin dove? Sappiamo (o almeno i cristiani dovrebbero sapere) qual è il luogo dell’amore perfetto e quale la vera gloria: la croce, scandalo per i Giudei, follia per i Gentili. L’amore vero è sempre folle e scandaloso: il dono totale di sé, il dono della vita per la Vita, la Verità e la Via. Il Calvario non è per le anime pavide o fiacche o vili. Anche questo ha testimoniato il sacrificio eucaristico di don Peppino Diana: anch’egli ha rivelato sulla sua croce la verità del suo amore.

    Sera del 19 marzo

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