In libreria il testo sul satanismo di don Stanzione

P. Tiziano Repetto S. I.

Trovo positivo che un esperto di angelologia come don Marcello Stanzione abbia scritto un saggio sul satanismo e l’occultismo edito da Gribaudi di Milano, questo perché gli angeli ribelli erano proprio quelli che stavano al servizio di Dio, prima della nefasta caduta. Una demonologia corretta presuppone, infatti, una buona conoscenza dell’angelologia. In subordine, apprezzo il lavoro della Milizia di San Michele Arcangelo, associazione da lui guidata, perché ha il merito di recuperare correttamente un patrimonio cristiano inestimabile – l’Angelologia –  oramai   divenuto feudo quasi esclusivo per le incursioni della cosiddetta New Age. In secondo luogo, è positivo parlare di satanismo e sètte, per quanto possibile in modo sereno ed equilibrato, al fine di poter fare informazione su tale problema così delicato che può rovinare letteralmente la vita di una famiglia intera, come talora mi è capitato di vedere nel ministero esorcistico. Ogni figlio di Dio che imbocca una strada sbagliata ci interpella perché la sua vita ha parte nella nostra. Ed è certo che satana, cacciato dalla porta della Chiesa è rientrato massicciamente dalla finestra della superstizione, come ha opportunamente affermato P. Raniero Cantalamessa, nel senso che i nostri tempi iper-razionali e tecnologizzati pullulano di maghi, stregoni, astrologi e cartomanti[1].In terzo luogo, le statistiche (che pure vanno prese con beneficio di inventario) affermano che l’82% dei giovani si sente attratto da religioni diverse da quella di appartenenza, che il 76% è interessato a esoterismo, magia, cartomanzia, ecc., che,  infine, il 62% ritiene che l’occultismo e affini sia un modo efficace per combattere la solitudine[2]. Cifre, pur correggibili, ma che danno il senso di una tendenza preoccupante. Personalmente, sono un esorcista, non un demonologo, anche se il ministero dell’esorcismo e della preghiera di liberazione richiede una certa conoscenza generale e di base della demonologia, con un taglio, per così dire, empirico, utile, ad esempio, quando si interrogano le varie entità che si presentano nel corso di un esorcismo. Infatti, pur essendo il demonio padre della menzogna, è utile, qualora dica la verità perché costretto da Dio, conoscere le caratteristiche generali dello spirito che dice di presentarsi, al fine di poter inquadrare meglio l’entità del nemico, fermo restando che spesso l’entità che dice di chiamarsi con un dato nome non corrisponde per nulla al nome stesso. Mi è accaduto spesso di sentire entità che si qualificavano come “satana” mentre invece le loro caratteristiche specifiche, in termini di odio e di violenza, non corrispondevano per nulla a colui che è il “principe di questo mondo”. Insomma, i demoni, nel loro eterno e dannato delirio di onnipotenza non mancano mai di millantare identità che non corrispondono al loro (non)essere. Ma veniamo al tema di questo libro. Diciamo che negli anni del mio ministero di esorcista a Roma (non molti in verità, ma è da parecchio che mi occupo di satanismo, possessione e affini) non ho mai avuto il piacere di vedere un adepto di una setta satanica nel mio studio che si dicesse pentito e contrito e domandasse una benedizione. Magari capitasse un giorno! Sarebbe una grande gioia nel regno dei Cieli. Questo conferma ciò che si può intuire comunemente, ossia che non è per nulla facile e agevole uscire da un gruppo satanico e, in subordine, non è pacifico che ogni adepto di una setta satanica sviluppi una qualche forma di demonopatia. Però è spesso vero il contrario: ho incontrato di persona soggetti che avendo solo frequentato semplici e “innocue” sedute spiritiche hanno sviluppato forme più o meno gravi di demonopatia. Perché questo accada non è dato sapere, fa parte di quel mysterium iniquitatis che consegniamo alla Divina Provvidenza, in attesa che tutto ci venga svelato quando saremo al cospetto di Dio. Forse vi è qualche essere umano, o anima di defunto che prega per quella persona con comportamenti a rischio, e allora non le capita nulla di grave, o semplicemente Dio non lo permette. I Suoi pensieri non sono i nostri.Mi è capitato invero, alcune volte, di parlare con parenti di persone “rapite” da sette, anche se non propriamente di ispirazione satanica e di dover cercare di consolare il loro dolore inconsolabile. Tali persone si sono rivolte a me con il pio desiderio che io potessi riportare a loro la persona scomparsa “operando” con una foto della medesima. Pur riconoscendo che il dolore conduce a tentare ogni possibile strada e avendo per queste persona la più grande comprensione e apertura di cuore, mi sento in dovere di dire che costoro, comunque, si appellavano a un procedimento, a sua volta, derivato dalla magia, ossia speravano che un prete esorcista, con in mano la foto della persona scomparsa, potesse, in virtù di non si sa quali poteri, ricondurre la persona in famiglia. Se ci si pensa bene, è proprio il modo di procedere dei vari maghi televisivi, i quali affermano di poter togliere il malocchio e ridare la salute con una foto o una ciocca di capelli dell’interessato. Similmente, mi trovo spesso a che fare con persone credenti e praticanti che mi chiedono di benedire le fotografie dei loro cari, al fine di proteggerli dal maligno. Tale pratica non trova riscontro nel Magistero della Chiesa. Non è detto in alcun punto che la benedizione delle fotografie conduca alla protezione dei soggetti delle foto stesse. Del resto, che diremmo se un adulto che dovesse ricevere il Sacramento del Battesimo mandasse in chiesa la sua foto, anziché presentarsi in prima persona? Per ricevere un sacramento o un sacramentale, occorre che sia la persona stessa a presentarsi spontaneamente. Alcuni confratelli esorcisti svicolano da tale pratica, giustamente, affermando che pregheranno per quelle persone, ma non impartiscono alcuna benedizione alle foto. Similmente, mi è accaduto di ricevere richieste di benedizione degli oggetti più vari: passi per le sostanze che hanno attinenza con il sacramentale, ossia acqua, olio e sale, comunque da usare con fede e non come amuleti, ma quando qualcuno chiede di benedire gli spaghetti, il vino e lo yoghurt? Alcune volte me la cavo usando l’antico Rituale Romanum, che prevedeva benedizioni per virtualmente ogni oggetto, ivi compresi l’avena per gli animali e i sismografi, ma il dubbio che tali richieste derivino da superstizione resta sempre. Lo stesso problema della magia si ritrova nei gesti dell’esorcista. Alcuni confratelli esorcisti hanno smesso di usare acqua e olio, che peraltro non sono previsti dai rituali, proprio per sconfiggere l’idea che usando maggiori quantità di tali sostanze l’effetto sarebbe migliore. Personalmente, mi limito ad aspergere il demonopatico all’inizio con un po’ d’acqua benedetta in memoria del battesimo e alla fine, eventualmente, a tracciare una croce in fronte con dell’olio benedetto, sempre in ricordo delle unzioni battesimali.