La spiritualità angelica

 don Marcello Stanzione

La tradizione monastica cristiana –( la fuga dal mondo per dedicare la propria vita a Dio) – si sviluppò nei primi secoli dopo la morte di Gesù. San Pacomio fu un Copto egiziano del quarto secolo, il quale dopo la sua conversione al cristianesimo mentre era un soldato romano, trascorse anni di ritiro con un altro eremita. Stava pregando da solo nel deserto di Tabenna, quando una figura angelica gli parlò e gli disse di fondare un monastero secondo la regola che gli angeli avrebbero dettato. Il suo compagno lo aiutò a costruire quello che sarebbe diventato il primo monastero cristiano. Un muro circondava la modesta struttura come segno di segregazione del monaco dal mondo e nessun forestiero veniva fatto accedere oltre un certo punto, lasciando incontaminato il “rifugio intimo”. La Regola Angelica di Pacomio, uno dei maggiori monumenti della primitiva letteratura cristiana, fu innovativo in uno degli aspetti maggiori: era un comandamento impegnativo simile ad una legge. Dopo una vita da novizio per un certo numero di anni, ciascun monaco accetta la regola come un immutabile canone di vita. Il monachesimo cristiano fu profondamente influenzato da Sant’Agostino i cui insegnamenti sugli angeli coincidevano e concordavano con la spiritualità monastica. Secondo Agostino i monaci sono un gruppo scelto per la Città Celeste. La Chiesa Militante ha solo una visione parziale di Dio mentre la Chiesa Celeste o Trionfante  gode di una visione piena di Dio. Come controparte  degli angeli, i monaci occupano un posto speciale nel cuore della chiesa universale. Essi sono testimoni della beatitudine che attende i puri di cuore; le loro penitenze e le pratiche ascetiche li preparano ad una vita incorporea degli angeli. I primi monaci spesso definivano la loro vocazione come vita angelica ella misura in cui erano distaccati, puri e devoti. Povertà, castità e obbedienza erano radicate nella realtà angelica, poiché gli angeli non avevano bisogni corporali  e servivano Dio incessantemente.  In verità, secondo le parole di Cristo (Matteo 22,30; Marco 12,25; Luca 20,35-36) colui che è benedetto sarà “come gli angeli in cielo”. Il celibato è particolarmente importante nel processo di santificazione o nel diventare simile ad un angelo. Nel suo trattato Santa Verginità, Agostino loda la verginità come vita angelica , “una condivisione della vita degli angeli  e ad una lotta per l’immortalità infinita in questa carne corruttibile. La pratica della continenza dedicata a Dio vuol dire “ riflettere o meditare sulla vita paradiso e degli angeli nel mezzo di questa mortalità terrena. Così, chiunque abbia fatto voto di castità, sia uomo o donna, deve “vivere sulla terra la vita degli angeli”e iniziare a stare su questa parte  della tomba quello che per gli altri cristiani “sarà solo dopo la resurrezione”. Agostino vide ulteriori somiglianze con la vita angelica nel maniera in cui il celibato volge i loro sensi  e i loro sforzi verso ciò che è eterno ed immutabile, e nel loro zelo di compiere opere di virtù, “così essi fanno vedere in terra come si vive in paradiso”.  Partendo da questo, Agostino sviluppò il tema della “vita celeste” (vita caelestis), una psicologia di vita sulla terra con i propri occhi rivolti all’insù. La contemplazione (vita contemplativa) di Dio praticata nel monastero procedeva alla libertà dalla passione; i monaci come angeli si sarebbero immersi nella  felicità derivata dalla verità e bellezza divina mentre ancora in questo mondo. Questo sforzo verso l’angelico venne enfatizzato da molti che seguivano Agostino. Nel nono secolo le opere dello Pseudo-Dionigi furono tradotte e la gerarchia degli angeli divenne un modello per l’ascesa dell’anima a Dio. La letteratura monastica dell’angeolologia e della contemplazione ascetica, raggiunse il suo apice nel 12° secolo con San Bernardo di Chiaravalle. L’indebolimento della cultura monastica dopo il 1200 (con la nascita di nuovi ordini come i Francescani e i Domenicani, che non erano di clausura),  portò una diminuzione di interesse nell’angeolologia agostiniana. Il grande dotto medievale San Tommaso d’Aquino il quale privilegiò la filosofia aristotelica, scrisse in modo estensivo sugli angeli, definendo la loro natura e attività, confermando l’esistenza degli angeli custodi e commentando la gerarchia Dionisiaca. Altri comunque, come il mistico renano Meister Eckhardt considerarono gli angeli meno come  modelli di funzione o ruolo e più come messaggeri.