Napoli: presentazione libro

Chi può garantire una profonda e radicale trasformazione di Napoli e della Campania? È la domanda di partenza da cui muove i passi l’analisi di una stagione di trasformazione cominciata in sordina alla fine degli anni ’80 e proseguita nel decennio successivo, quello delle prima giunte di centro sinistra, quasi inimmaginabili solo pochi anni prima. A porla non sono i cittadini, è la classe politica, che dietro la porta delle proprie stanze non attende la società civile, ma altri interlocutori, grandi gruppi industriali, manager, imprenditori, banche, studi di professionisti. Tutti ad osannare grandi progetti per l’area di Bagnoli, il centro storico, la zona orientale, interventi su vasta scala nella Regione. Sulla carta con qualche sostanzioso esborso di denaro pubblico per opere lontane dall’essere realizzate e con una reiterata e pietistica richiesta ai governi nazionali e all’Europa per trovare più soldi, più disponibilità più risorse. Ma nella storia della città, le grandi trasformazioni urbanistiche, anche quando si concretizzano, non modificano gli assetti sociali della città, che resta davanti ai nostri occhi. Ignota. Divisa. In alcuni aspetti contrapposta ed ora tutti abbiamo paura di interpretarla, di conoscerla. Non disponiamo nemmeno di stime precise sul numero di abitanti, la composizione sociale, la presenza degli immigrati.La società è diventata troppo complessa per trovare la sintesi in rappresentanti muniti della nostra delega in bianco. Occorre la sperimentazione di nuove forme di democrazia che intreccino la delega, sempre necessaria, alla decisionalità diretta dei cittadini. Del resto questa spinta è entrata anche nei programmi del Comune di Napoli: è il Bilancio Partecipativo, che prevedrebbe piccole quote di bilancio, destinate ad interventi di pubblica decisionalità mediante assemblee cittadine, quartiere per quartiere. Proporre l’alterità della società civile, attraverso l’elaborazione di un vero e proprio programma parallelo nato da associazioni evitando l’appoggio propagandistico ad una lista, evitando di essere risucchiata con qualche nome inserito nelle liste è uno degli auspici del volume. Quanto meno saremo utili idioti oggi, tanto più potremo pesare domani. Quinto più impareremo ad organizzarci nella nostra autonomia, tanto più avremo forza per far sentire una voce finalmente diversa.

 

 

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