Il decennio più caldo!

di Rita Occidente Lupo

Un tempo, il nostro, il Bel Paese, dal clima mite ed invitante. Dalla vegetazione rigogliosa, occhieggiante per la macchia mediterranea. Da un bel pezzo, smarrite le abitudini d’un tempo, a causa degli effetti atmosferici, preoccupanti notevolmente. Decisamente, il decennio appena trascorso,  il più caldo dalla fine dell’Ottocento e lo scorso anno, al quinto posto tra quelli più afosi dal 1880:  un record.  L’afa soprattutto, che assedia le città nel periodo estivo, rende difficili anche i più semplici spostamenti, nelle ore clou della giornata. Puntuale il bollettino meteorologico, che invita le fasce deboli ad evitare spostamenti nelle ore più calde ed a refrigerarsi con aria condizionata, bevendo generosamente. Il riscaldamento del pianeta allerta le coltivazioni dei terreni più fertili, anche per effetto dei fenomeni di erosione, dovuti all’innalzamento dei mari. Il gap riguarda particolarmente la Pianura Padana, per la coltivazione del terzo del made in Italy agroalimentare. Ma i rischi climatici incidono anche sulle produzioni d’insaccati o di caseari. Se un tempo l’estate era salutata con canotte millerighe e costumi da bagno, oggi temuta da ipotesi e cardiopatici. Nelle aziende, l’eccesso di aria refrigerante, col suo bagaglio nevralgico: incollati al telecomando, per sapientemente dosarne  i gradi.  All’uscita, l’impatto spesso sferzante. La nostra Italia mite, sfoglia pallidi ricordi di un’estate da solleone non afoso; rabberciate sempre ulteriormente le stagioni intermedie, ci auguriamo che la primavera alle porte non ci riservi sorprese afose! Giacchè irrespirabile la bella stagione anche agli Africani che, accanto alla loro bancarella di fortuna, a tutta forza s’attrezzano con ventagli!

 

Un pensiero su “Il decennio più caldo!

  1. Gentile Rita,
    approfitto dello stimolante argomento per allegare un mio raccontino che prende in considerazione, appunto, l’aumento globale della temperatura e le sue, possibili conseguenze… quando l’uomo ci mette lo “zampino”. Spero faccia sorridere, come riflettere.
    Le interferenze sulla natura possono avere risvolti impensati.
    Un esperimento: una forzatura “scientifica” sulle abitudini delle zanzare produce un effetto valanga che coinvolge quasi tutti gli animali nel loro rapporto con gli umani ed infine cambia le abitudini di vita di uomini e donne.

    CHE CALDO CHE FA!

    “Uffa! Che caldo che fa! E poi queste dannate zanzare tigri, iene o che altro, sono micidiali, non solo pungono anche di giorno (mi ricordo le ingenue “Culex” che ti aspettavano la notte, tutte vicino al muro, pronte a subire il martirio della ciabatta), ma queste , invece, ti inseguono per strada, aggressive ormai, senza ritegno.” – “Abbi pazienza, Evia, ancora per poco” – rispose il Dr Adams – “ , ho approntato il virus che modificherà le abitudini delle zanzare, apporterà una modifica al loro DNA in modo da farle rifuggire non solo la presenza dell’uomo, ma anche l’odore o qualsiasi traccia di attività umana, insomma la soluzione perfetta al problema: ognuno par la sua strada, senza spiacevoli interferenze e nessun micidiale veleno sparso in natura.
    “Speriamo al più presto, dunque, chissà che non ti candideranno al Nobel. Intanto siamo a Dicembre e c’è un caldo afoso e umido”, rispose Evia, ferma davanti alla finestra intenta ad osservare fuori; poi riprese –“ Guarda! il mare sembra ancora più alto stamani, è arrivato a lambire quasi tutta la spiaggia. Forse dovremo trasferirci in una casa più vicino al centro; qui rischiamo di rimanere isolati”. Dr Adams ascoltò appena, poi tutto soddisfatto spense il computer e lo ripose nella sua valigetta (un vero e proprio laboratorio portatile) e si diresse verso la porta – “Vado al Centro Sperimentale” – ci ripensò, tornò indietro e diede un bacio in fronte alla sua compagna: “Un problema alla volta,cara; questo delle zanzare penso proprio di averlo risolto, poi ci trasferiremo in città fra la gente e frequenteremo tanti amici. Ci rifaremo di questo periodo di solitudine…”.
    Lentamente l’esperimento ebbe i suoi effetti; anche addentrandosi in una delle, sempre più diffuse, paludi, difficilmente un uomo veniva punto da una zanzara. Semplicemente, queste si allontanavano, in tutte le direzioni, al suo solo passaggio.
    Tutte le associazioni ecologiche plaudirono al Dr Adams, l’uomo che aveva trovato la soluzione incruenta al fastidio delle zanzare e aveva contribuito alla scomparsa di un male endemico: la malaria.
    “E, adesso, il prossimo passo sarà quello di applicare il sistema alle mosche e agli altri insetti nocivi per tenerli lontano dalle nostre abitazioni” –, stava dicendo in una affollatissima conferenza stampa, alla presenza di tutti i principali network del mondo, il Dr. Adams. Era al culmine del successo e il Nobel era un traguardo, ormai sicuro. Anche Evia si sentiva realizzata, risplendeva ai sempre più numerosi, affollatissimi ricevimenti in loro onore. Il periodo di isolamento era solo un lontano, fastidioso ricordo.
    Non avevano tenuto ben conto degli imprevisti della catena alimentare, dell’assimilazione, dell’evoluzione e dei comportamenti conseguenti.
    Nove mesi dopo – Dapprima i ragni, le lucertole, gli uccelli e i piccoli animali: le arvicole, incominciarono a rifuggire l’uomo, poi anche i gatti e tutti gli altri animali diedero segni di intolleranza e fuggivano l’uomo in ogni modo. Per ultimi, quasi vergognosi, fuggirono i cani. Infine, l’uomo stesso si trovò a disagio, quasi nauseato, alla sola vicinanza di un suo simile. Nessuno più osava organizzare un ricevimento; le frequentazioni si erano ridotte al minimo indispensabile. Le grandi città iniziarono a ridursi frammentandosi in migliaia di piccoli e isolati rifugi. Il caldo imperante era una buona scusa per tenersi lontani gli uni dagli altri. Anche i rapporti affettuosi si ridussero al minimo e solo quando proprio non se ne poteva fare a meno. “Che caldo che fa!” Era la scusa ufficiale. Le nascite iniziarono a diminuire dappertutto.
    Un anno dopo -“Finalmente siamo ritornati al nostro rifugio” – Proruppe, tutto soddisfatto Dr. Adams , “non ne potevo più di tanta gente” . “ Parla per te “, rispose, però senza convinzione, Evia e, con un poco di mestizia, aggiunse: “ Intanto siamo ritornati dove eravamo partiti; in fondo, sai, non mi dispiace, sto apprezzando il piacere della solitudine. Qui, oramai, è quasi tutta una laguna, il mare ci protegge da intrusioni, i viveri non ci mancano…. sai, credo che occorra organizzare anche le nostre cose, i nostri modi di vivere. Ecco, vedi, io mi sistemerò nel capanno in fondo al giardino… per non disturbarti mentre lavori”. “ Si! brava! E’ meglio così per entrambi, e poi ho una quantità enorme di cose da fare, ci vorranno settimane.. anzi mesi”, rispose Dr Adams, “ mangeremo a turno in cucina.. tanto per non disturbarci…” , ma già Evia non era più visibile, allontanatasi tra le foglie delle fitte, silenziose piante nel giardino.

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