Il Vangelo della Domenica commentato- Abbazia Della Scala

 “Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto” Lc 9,28-36

 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.  Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.“Parola del Signore” “Lode a Te, o Cristo”

Padre  Antonio  Cassano

Gesù sale su un monte a pregare e si fa accompagnare dai discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo, che sul lago di Gennèsaret chiamò per primi a seguirlo (cfr. Lc 5,1-11). Mentre è in preghiera il suo volto cambia di aspetto, la sua veste diventa sfolgorante e appaiono due uomini a parlare con lui: Mosè ed Elìa. C’è luce, una voce dal cielo, un discorso tra Gesù, Mosè ed Elìa, poi scompare tutto, rimane Gesù solo e i discepoli non riferiranno a nessuno ciò che hanno visto. E cosa hanno visto? Per cogliere il senso dell’avvenimento, occorre mettere insieme i vari elementi: il monte[i) , l’apparizione gloriosa di Mosè ed Elìa, la nube che copre i discepoli, la voce, Gesù che cambia di aspetto e la sua veste che diventa sfolgorante, le parole ascoltate dalla nube e il discorso che Mosè, Elìa e Gesù si scambiano e, in ultimo, il sonno dei discepoli. Iniziando dal sonno per vedere come pian piano tutto si spiega. Gesù porta sul monte i tre discepoli e Luca dice che sono oppressi dal sonno, ma poi si svegliano e vedono. Cosa significa questa oppressione, questo sonno? In realtà non si tratta di un vero e proprio sonno. Se il termine usato dall’evangelista è effettivamente quello (u[pnoj pron. iùpnos, ossia ‘sonno’), scopriamo nel vocabolario italiano che esso è sì uno stato di riposo fisico e psichico, caratterizzato dalla sospensione, completa o parziale, della coscienza e della volontà, ma può indicare anche la sensazione di torpore e di stanchezza che induce a dormire, e, infine – quanto in questo momento ci interessa –, uno stato d’indolenza, di apatia, una condizione di torpore o di ottenebramento intellettuale.  In base a quest’ultimo significato è lecito ritenere che Pietro, Giacomo e Giovanni si trovino sul monte in uno stato come di semicoscienza, durante il quale assistono a una visione. Il fatto che poi si ‘sveglino’ sta a indicare che in seguito prendono piena coscienza di tutto ciò che accade, tanto è vero che Pietro esprime la volontà di rimanere là perché è bello. Ma esattamente qual è la visione? Gesù, poco prima di salire sul monte, aveva iniziato a parlare di ciò che gli sarebbe accaduto una volta giunti a Gerusalemme: «il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno»; annunzia, cioè, la sua morte e la sua risurrezione aggiungendo: «in verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».E, infatti, circa otto giorni dopo, ossia l’ottavo giorno – che ricorda proprio il giorno della resurrezione–, Gesù porta sul monte con sé alcuni che erano stati presenti all’annuncio (ossia Pietro, Giacomo e Giovanni) e dà loro un’anticipazione: il suo volto cambia d’aspetto, la sua veste diventa sfolgorante e appaiono Mosè ed Elìa. E qui scopriamo il perché del monte. Sia Mosè che Elìa ebbero un incontro con Dio su un monte: l’Oreb detto anche Sinai[vii) . In entrambi i casi fu un incontro maestoso: una nube, il vento, una voce (quella di Dio), inoltre di Mosè non si ebbe mai conoscenza dove fosse stato sepolto (cfr. Dt 34,5-6), così anche di Elìa di cui si narra sia stato rapito in cielo (2Re 2, 11-12); quindi in entrambi i casi, non si trovò mai il loro corpo dopo la loro morte, proprio come accadde a Gesù. Ancora, un particolare: Mosè ed Elìa parlano con Gesù del suo esodo (e;xodoj pron. éxodos) ossia della sua uscita, ma è come dire, della sua pasqua. L’esodo fu, infatti, l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto, da un luogo di schiavitù e di morte, così ora, l’esodo sarà l’uscita di Gesù dal regno degli inferi per una vita senza fine.La visione si conclude con la voce di Dio che invita Pietro, Giacomo e Giovanni ad ascoltare Suo Figlio, a quello che dirà. Gesù parlerà sempre più spesso del dono di sé che porta alla vita, e così insegnerà ai suoi, ai suoi discepoli, a noi: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?» (Lc 9,23-25).