La democrazia partecipativa

Angelo Cennamo

Beata democrazia, sei cambiata ma nessuno se n’è accorto. Le discussioni sul ruolo incerto che ha assunto il parlamento nelle ultime legislature si susseguono, suscitando l’indignazione di chi, soprattutto nel centro sinistra, vorrebbe recuperare l’impianto istituzionale concepito dai padri costituenti nel ’48, e ricondurre Montecitorio e palazzo Madama alla loro naturale funzione : luogo del parlamentare. Ma questo non è più possibile. L’introduzione del maggioritario e la susseguente nascita del bipolarismo, creatura che molti attribuiscono a Silvio Berlusconi, ha segnato la fine del parlamentarismo, trasformando la nostra democrazia da rappresentativa a partecipativa. Il dato, di per sè rivoluzionario, è mal digerito dai “custodi” della costituzione scritta, quella inapplicata perchè sostituita, di fatto, dalla costituzione materiale. Ma il non prenderne atto non ci aiuta a capire il perchè di talune procedure, scambiate erroneamente per abusi e storture dagli ortodossi della lex superior. Cosa accadeva nella prima Repubblica quando il cittadino varcava la soglia della cabina elettorale? Esprimeva il proprio voto per un candidato alla camera ed un altro per il senato, concedendo ai nominati una delega in bianco. Uscito dalla cabina, l’elettore rimaneva ignaro di tutto. Sarebbero stati eletti i candidati prescelti? Il partito votato avrebbe fatto parte della maggioranza di governo? Quale governo sarebbe uscito dalle urne? Chi sarebbe diventato presidente del consiglio dei ministri? E, soprattutto, quale programma avrebbe attuato la futura maggioranza? Tutti questi interrogativi rimanevano inevasi fino ai fatidici giorni del “parlamentarismo”. Era, infatti, il parlamento il luogo deputato a sciogliere i nodi delle alleanze, dei programmi e delle nomine. Dal 1994 è cambiato tutto. Chi vota, oggi, si assume delle responsabilità decisive per lo svolgimento della legislatura a venire. Sceglie il partito che intende mandare al governo del Paese, un programma di leggi da approvare, ed individua il futuro premier. Il momento del voto diventa così un passaggio determinante per le sorti della Repubblica : in quella scelta è racchiusa la democrazia partecipativa. L’effetto di questa scelta, aprioristica e ben articolata nella sua consistenza, è il naturale ridimensionamento della funzione parlamentare. Cosa fanno, oggi, deputati e senatori oltre che schiacciare dei pulsanti, dopo essere stati reclutati via sms dai vertici del partito? E’ uno scandalo, è il degrado della politica? Niente affatto. E’ scandaloso, piuttosto, che a schiacciare quel pulsante debbano essere centinaia di persone, ben remunerate con i soldi dei contribuenti. E allora : “Che votino solo i capigruppo” disse un volta il Cavaliere. Come dargli torto?  

 

4 pensieri su “La democrazia partecipativa

  1. è un quadro estremo e forzato della situazione istituzionale italiana quella che continua a proporci cennamo. sono diverse le volte che cerca di far passare la bufala della costituzione materiale opposta alla carta scritta. anche il cosidetto bipolarismo è una creatura che in Italia ancora non è nata, basta guardare le componeti della maggioranza e della minoranza che sono più o meno delle coalizioni. spesso in parlamento hanno posizioni diverse. diciamo che queste coalizioni trovano l’accordo di governo basandosi su minimo comun divisore. forse piacerebbe a cennamo un governo di pochi e forti, dove decide il capo e basta ma oggi questo, meno male, non si può fare perchè è l’esatto contrario di quello che ammette la costituzione scritta. lo stesso presidente della camera mi sembra che richiami al rispetto delle regole. che sono regole di buonsenso, che tendono ad attudire gli estremismi. l’agire, in italia, di potenza di forza e decisinimo genera, ed ha generato, sempre disastri basta guardare le ultime vicende della protezione civile e il ventennio fascista. iocredo che dal ’94 si è cercato soltanto di dare dei governi più stabili e coesi, ma da qui a dire che il parlamento e fatto di perdita di tempo ce ne passa. caro cennamo viva, viva e viva la costituzione.

  2. Caro Zecca,
    Le risulta che i parlamentari facciano qualcosa di diverso dal votare le leggi secondo ordini di scuderia? Sa come avvengono le votazioni in aula? I capigruppo chiamano a raccolta con un sms i loro colleghi di partito, e questi, una volta accorsi al banco, schiaccianoi il pulsante stabilito. Questo è il parlamentarismo di oggi, che le piaccia o no. Nel ’48 gli elettori non votavano un partito di mandare al governo, non votavano un programma di governo e non si sceglievano un premier. Oggi sì. Vorrà dire qualcosa?
    Cordialità – AC

  3. mi risulta che il governo prodi fù fatto cadere dalla volontà di un paio di senatori. mi risulta che il primo tremonti fù eletto nelle liste di segni per poi passare a berlusconi. mi risulta che le stessa cosa ha fatto il senatore dambrosio. mi risulta che ogni tanto anche questo governo con questa mega maggioranza spesso vada sotto nelle votazioni, mi risulta infine che per non aver problemi spesso e olentieri si ricorre a decreti e voti di fiducia. caro Cennamno a te ti risultano queste cose? ma la mia opinione è totalmente diversa dalla tua tanto da dirti che in effetti sono d’accordo con te che siamo in una fase istituzionale che non è nè carne nè pesce. ma sono altrettanto convinto che la bufala della costituzione materiale venga utilizzata soltanto per fare una svolta efficentista e decisionista che effettivamente non se ne sente il bisogno. ogni tanto ci vuole uno che alzi la mano e chieda chiarimenti e spiegazioni o che richiami alle regole, non ti sembra?

  4. Gli esempi sul trasformismo ed il ribaltonismo che lei ha citato non depongono a favore della costituzione scritta. Vogliamo tenercela per consentire operazioni simili? Caro Zecca, la nostra costituzione (scritta) è da rifare completamente. Sa perchè? Perchè nasce dal compromesso tra due culture al tramonto : il cattolicesimo ed il marxismo.

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