Idealstandardpark

 Alberto Cuomo

Non conosco, naturalmente, gli incartamenti dell’indagine della Procura della Repubblica su De Luca e l’affaire Ideal Standard; so solo che le 200 famiglie dei lavoratori dell’azienda, tutti salernitani, sono sul lastrico. So anche che De Luca si difende in contrattacco, sostenendo cioè che la truffa di cui è accusato consisterebbe nel fatto di aver aiutato i 200 operai ad ottenere dal governo Prodi la cassintegrazione. Non credo sia necessaria una grande intelligenza, quanto solo un po’ di logica, per comprendere come, se per i lavoratori in licenziamento la cassintegrazione è un diritto, l’accusa di truffa per De Luca, evidentemente, non può riguardare il suo darsi da fare per far ottenere agli operai ciò che già spettava loro. Che De Luca menta? So ancora che De Luca aveva promesso agli operai dell’Ideal Standard un nuovo lavoro presso il futuro Seapark da realizzare con l’intervento di alcuni operatori economici emiliani (guarda un pò della stessa zona di Prodi e Bersani) nei pressi della fabbrica chiusa. Ed anzi, non solo il progetto del nuovo parco marino delle meraviglie era stato approntato, ma anche i suoli erano stati resi disponibili nel PUC con la delimitazione di una apposita area turistica in prossimità di quella industriale, pure si diceva già acquisita, per molti milioni di euro, dagli emiliani (che fine abbiano fatto quei milioni nessuno lo sa). So anche, però, praticando i miei colleghi progettisti, che quel progetto era costituito da disegni malmessi, qualche scarabocchio fatto giusto per riempire fogli, e che quindi era falso, uno specchietto per le allodole da sventolare onde convincere gli operai a farsi licenziare e liberare così le appetibili volumetrie dell’Idealstandard, le cui cubature, pagate pochissimo in area industriale, se utilizzate per altre funzioni, avrebbero reso grosse plusvalenze – è questa forse la truffa, anche a spese degli operai? Già del resto circolava voce che la bella fabbrica progettata da Cosenza sarebbe stata abbattuta, tanto che qualche cultore dell’architettura aveva iniziato ad adombrare la necessità di una protesta. Non può non apparire singolare che un sindaco, di fronte alla chiusura di una fabbrica attiva ed al licenziamento di 200 suoi concittadini, invece che protestare, così come oggi si fa a Termini Imerese, si dia da fare per agevolare la chiusura promettendo l’apertura di un Sea Park rivelatosi poi una pura chimera. Viene da chiedere quindi che cosa abbia mosso il suo atteggiamento consenziente alla chiusura che ha a sua volta aperto al passaggio di proprietà agli emiliani. Certo non l’interesse degli operai salernitani e delle loro famiglie come è sostenuto dal sindaco-sceriffo. Quale possa essere l’altro interesse allora è quanto dovrà probabilmente appurare la giustizia, che, con la sua lentezza e l’eventuale arrivo della prescrizione, forse non ci farà mai sapere a chi De Luca ha reso i suoi servizi, tanto più che la procuratrice che aveva messo il dito nella piaga, e che mostrava simpatia per le inchieste di De Magistris su Prodi, è stata allontanata da Salerno. Resta però la questione politica: non difendendo il posto di lavoro dei suoi concittadini e cooperando a determinare l’illusione di un nuovo posto di lavoro onde rendere i licenziati più arrendevoli, De Luca ha dimostrato che non occupa il suo posto in rappresentanza dei salernitani e della “gente” di cui dice essere il paladino: e noi dovremmo mandarlo a governare la regione?