Solo un uomo

Giovanna Rezzoagli

Immaginiamo un uomo, un uomo stanco e solo, che sta per compiere 69 anni. Questo uomo ha lavorato tutta la vita, ha messo a frutto i suoi talenti, le sue grandi doti intellettive, ha diviso il suo sapere con i suoi simili, ha contribuito concretamente allo sviluppo del sapere. Ha combattuto con la forza delle idee, ha sopportato le accuse e le recriminazioni dei suoi contemporanei, lontani da lui anni luce come gli astri che ha sempre amato. Immaginiamo la paura, l’angoscia, la disperazione di questo uomo, preso e portato lontano dalla sua casa, dalla sua vita, per dover rispondere del suo sapere, così grande da spaventare il mondo, così immenso da scrivere la storia. La nostra storia. Immaginiamo la stanchezza di questo uomo, solo come tutti i grandi, solo contro tutti, solo con se stesso. Immaginiamo lo sfinimento di questo uomo, genio lo chiamiamo oggi, eretico lo chiamavano allora, che per aver salva la vita rinnega il suo sapere. Un uomo come tanti, diverso da tutti. Solo un uomo, un uomo vecchio, un uomo stanco. Tanto grande da terrorizzare il mondo in cui è vissuto, tanto grande da aver delineato il mondo in cui viviamo. Un uomo nato nel 1564, processato per le sue idee nel 1633. Il 13 febbraio di quell’anno lontano iniziava il processo per eresia nei confronti di questo uomo, che verrà poi condannato e costretto all’abiura il 22 giugno successivo. Un uomo, solo un uomo, di nome Galileo, Galilei di cognome.