Celibato sacerdotale ancora diatribato!

di Rita Occidente Lupo
Materia scottante quella del celibato sacerdotale, che la Chiesa latina, col Concilio romano del 386, volle per vescovi e presbiteri, rimarcato poi anche nel clima tridentino. Infatti, il Concilio nel 600, ne prescrisse l’obbligo: da allora, i successori degli apostoli, in tale stato voluto dalla Chiesa romana. Ma da più parti, si pungola. Dalla Svizzera, affinchè per i vescovi ci possa essere il lasciapassare per un’unione. Dopo gli scandalosi episodi irlandesi, che hanno macchiato di un’onta profonda, per pedofilia, i preposti al culto, ritorna in gioco l’argomento scottante che, per alcuni, può risultare anacronistico. Se Con Milingo, la miccia accesa per le nozze con la Sung, il movimento dei preti sposati, tuttora presente nell’ambito del Paese, ripone in discussione non il rigorismo lefebvriano, ma la genesi di tale disciplina. Facendo riferimento ai primi seguaci di Cristo. Pietro, era coniugato. Se nella Chiesa orientale, simile a quella ortodossa, il celibato ristretto solo ai vescovi, per la Chiesa latina obbligatorio per tutti gli ordinati. Eccezion fatta per i diaconi laici che, pur ricevendo il sacramento continuano, se coniugati, a vivere la propria dimensione sponsale, se invece celibi, costretti a vivere in tale stato a vita. Tempora mutantur, spifferano i più dissidenti cattolici, guardando anche agli errori d’una Chiesa medievale che, non tenne a bada il concubinaggio! Appellandosi alla natura umana, ma bypassando volutamente il significato profondo e la missione universale del sacerdozio!