Riforma sanitaria nelle carceri, ancora un miraggio

  La tutela della Salute nei penitenziari italiani è il tema del convegno che si è tenuto questa mattina nel carcere romano di Regina Coeli. I relatori presenti, dai rappresentanti del DAP al Direttore del Carcere, Mauro Mariani, dal Garante dei Detenuti a Livia Turco, deputata Pd della Commissione Affari sociali della Camera: tutti hanno messo in evidenza i ritardi che, ancora oggi, accompagnano una Riforma che non riesce a decollare.  Tra i presenti al convegno anche Corrado Stillo, responsabile dell’Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti dell’Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti: i Valori” – Sviluppo e Tutela dei Diritti secondo cui nelle carceri esiste una complessa e drammatica realtà sanitaria.   «All’indomani della morte di Antonio Fondelli, detenuto di 52 anni recluso al Regina Coeli per lievi reati – ha detto Stillo – gravemente malato e morto per cancrena appendicolare, abbiamo appreso che il passaggio dalla medicina penitenziaria alla medicina territoriale, previsto per legge, ad un anno e mezzo dalla Riforma, è rimasta pura utopia e solo in alcune Regioni è stata attuata. Mancano i fondi necessari, mancano le risorse umane, mancano i protocolli attuativi tra Stato e Regioni. E mentre arriva ad oltre 60mila il numero di presenze negli Istituti penitenziari e si diffondono malattie contagiose (quali TBC, epatiti, scabbia, AIDS) alcune categorie di detenuti, come i tossicodipendenti ed i malati mentali, continuano ad essere trattati come delinquenti e non come malati su cui intervenire in maniera adeguata e al pari di ogni altro cittadino».  L’emergenza attuale  non consente di perdere altro tempo secondo Stillo, per il quale la disputa “più di potere che di sostanza” tra Ministero di Giustizia e Ministero della Salute non fa che ritardare quel fantomatico passaggio dalla medicina penitenziaria alla medicina territoriale. «Oggi, in Italia il diritto alla Salute viene negato ai detenuti che, se si ammalano gravemente  in carcere – ha concluso Stillo – rischiano la propria vita ed una pena, anche lieve, può trasformarsi in condanna a morte. Chiediamo al Governo e al Parlamento di modificare rapidamente  le misure detentive, soprattutto per quelle che riguardano reati minori e tossicodipendenti».