Centenario della morte del beato Michele Rua

don Marcello Stanzione

 Il 31 gennaio 2010, festa liturgica di san Giovanni Bosco, si è anche aperto l’anno centenario del Beato Michele Rua, primo successore del fondatore dei salesiani.Tappe centrali di questo centenario della morte saranno il 6 aprile, giorno della morte di Don Rua, il 29 luglio; giorno anniversario della sua ordinazione presbiterale, avvenuta nella Cappella di sant’Anna a Caselle Torinese nel 1860; il 29 ottobre, memoria liturgica del Beato e anniversario della beatificazione, avvenuta nel 1972. concluderà i festeggiamenti, dal 29 al 31 ottobre 2010 al “Salesianum” di Roma, il Congresso Internazionale su “Don Rua nella storia”.In questi ultimi mesi, diverse biografie sulla vita del Beato sono state pubblicate. Il salesiano francese Francis Desmaraut, professore emerito di storia della Chiesa nella Facoltà cattolica di Lione ha pubblicato : “Vita di Don Michele Rua, primo successore di Don Bosco” edito dalla LAS di Roma nel 2009, dove molte pagine sono dedicate al rapporto tra il Beato e i Fratelli delle Scuole Cristiane. Don Desramaut ricorda che forse era stato lo stesso Don Bosco ad indirizzarlo alla scuola del quartiere di Santa Barbara, gestita dai Fratelli delle Scuole Cristiane. Infatti il prete di Valdocco era in profonda amicizia con il Provinciale dei Fratelli. Nel 1845, aveva dedicato la sua “Storia ecclesiastica” “all’esimio Fratello Hervé-de-la-Croix, provinciale dei Fratelli delle Scuole Cristiane”, pregandolo di accettare l’umile omaggio di “quest’operetta […]; non sia più mia ma sua”. Lo storico dell’Istituto Lasalliano, Georges Rigaut, dopo aver citato il fatto, scrive: “Giovanni Bosco s’interessava molto alla pedagogia Lasalliana. Aveva preso a guida di questo studio la sicura competenza dell’Ispettore provinciale. Approfondiva la sua conoscenza innata dell’animo infantile in frequenti conversazioni con lui e attraverso la lettura della “Guida delle Scuole” e delle “Dodici virtù di un buon maestro”. Nell’ottobre del 1848, Michelino Rua, che era nato il 9 giugno 1837, cominciò a seguire le lezioni della Scuola comunale di Santa Barbara, situata in Borgo Dora, 29, che frequentò per due anni. Il fanciullo venne iscritto subito al secondo anno della primaria superiore. Gli allievi delle classi elementari gestite dai Fratelli erano invitati a leggere e a mettere in pratica il trattatello di san Giovanni Battista de La Salle, sulle regole della buona creanza e dell’educazione cristiana, e certamente Michelino, che sempre conserverà un bellissimo ricordo dei suoi insegnanti lasalliani, rimarrà influenzato da esso durante tutta la sua esistenza. Il salesiano Teresio Bosco, in un gustoso opuscoletto su Don Michele Rua, edito nel 2009, dalla Editrice Velar di Gorle (Bg), ci dice che i Fratelli stavano seguendo con particolare attenzione il giovane Michelino e avevano la speranza di farne uno di loro. Con prudenza gli fanno la proposta. Michele risponde che gli piacerebbe diventare Fratello delle Scuole Cristiane, ma che deve pensare prima di tutto a sua madre perché i suoi due fratelli più grandi hanno superato i trent’anni, si sono sposati e devono pensare alle loro famiglie. Quando sta per terminare la terza elementare superiore, il Direttore Fratel Michele, a cui Michelino è molto affezionato, gli rinnova la proposta di farsi Lasalliano. Alla mamma possono pensare Giovanni Battista  e Luigi che lavorano con uno stipendio discreto. Michelino si lascia scappare una mezza promessa: “Ci penserò. Se lei rimarrà a Torino, chiederò di entrare tra i Fratelli”. Ma una notizia tragica manda all’aria questo progetto di consacrazione. Il 29 marzo di quel 1851, suo fratello Luigi che ha soltanto 17 anni muore. Il suo fisico ancora in pieno sviluppo è stato indebolito dalla dura fatica, poi una malattia di per sé non grave, l’ha stroncato. Michele piange desolato. Luigi era stato il compagno inseparabile dei suoi primi anni e tramite Luigi che frequentava l’Oratorio ha conosciuto Don Bosco. Ora accanto a sua mamma Giovanna Maria rimane soltanto Giovan Battista che ha ventun anni. Sua mamma è sconvolta. Il marito e uno dei suoi figli le sono stati strappati via dalle fatiche pesanti del lavoro e ora si tratta di pensare all’avvenire del più giovane, Michele, che sembra ancor più malaticcio dei suoi fratelli. Non lo manderà mai a lavorare in fabbrica. Deve cercargli un’altra opportunità. A questo punto nell’avvenire di Michele Rua e di sua madre entra con forza Don Bosco. Da qualche tempo egli, accanto all’Oratorio e ai primi Laboratori artigiani, ha aperto un piccolo Seminario dove raccoglie ragazzi poveri ma intelligenti, che danno buone speranze di diventare sacerdoti. “Io vorrei – dice a Michele – che tu venissi con me a studiare latino, e diventassi sacerdote. Prova a parlarne con tua madre”. La mamma si consiglia sia con Giovanni Battista e sia con i fratelli più grandi che hanno già messo su famiglia, ma che hanno sempre seguito con affetto Michelino “il cucciolo”. Entrare in fabbrica no, a causa della sua costituzione troppo gracile. Diventare Fratello Lasalliano, cioè religioso non prete nemmeno. Quegli anni sono cattivi per i Fratelli delle Scuole Cristiane che vengono perseguitati dal governo a causa dell’odio che i massoni hanno verso di loro. Gli stessi Fratelli delle Scuole Cristiane che si spendono con grande generosità per i poveri ragazzi, vengono chiamati con ironico disprezzo “gli ignorantelli”. Invece, secondo i suoi parenti, diventare prete può essere una buona soluzione. Michelino è fragile, ma è intelligentissimo. E diventare sacerdote, in quel tempo, è “salire di grado” nella scala sociale. Per entrare nel Seminario diocesano di Torino si paga una retta cospicua a cui la famiglia Rua non potrebbe far fronte. Ma se Don Bosco lo porta con sé e lo farà studiare gratuitamente, perché non provare a diventare prete? Quindi Michele abbandona il proposito iniziale di diventare Fratello e, dopo qualche anno, verrà ordinato sacerdote e sarà, come egli ha sempre riconosciuto, grazie alla formazione dei Fratelli, un ottimo educatore. Per tutta la vita rimarrà affezionato ai “suoi” Fratelli e da Superiore generale vorrà partecipare a tutti i costi alla beatificazione in San Pietro di San Giovanni Battista de La Salle. Studiando il suo stile di vita e tante decisioni che prenderà come Rettore maggiore dei Salesiani, si intravede chiaramente in filigrana la sua antica formazione Lasalliana originaria che sarà alla base del suo successo come uomo e come consacrato a Dio.