Rispetto per il mondo del lavoro in Italia

Giuseppe Lembo

Il nostro Paese è stato ed è ancora un grande Paese nel contesto degli altri paesi d’Europa e del mondo, proprio grazie alle sue potenzialità ed alle sue grandi capacità organizzative nell’universo del lavoro, fatto di braccia, di menti pensanti, di idee e di creatività; rappresentano, nel loro insieme, l’essenza vitale della nostra produzione, amata e ricercata dal mondo per la sua anima italiana, fatta di qualità, di umanità, di saperi e di grandi energie creative. L’insieme del pianeta produttivo rappresenta il sistema Italia; si tratta di un sistema oggi in grande difficoltà, a causa degli squilibri nella produzione dove spesso non si agisce con quella giusta umanità che da sempre contraddistingue invece il nostro Paese. L’Italia è, nel mondo della produzione, un paese plurale; dalla cooperazione solidale alle piccole e medie realtà produttive e soprattutto attraverso le grandi fabbriche, è tutto un insieme di fare impresa nell’interesse della società nazionale, che per funzionare, crescere e diventare grande tra le grandi, deve continuare ed avere la capacità di produrre, di produrre ricchezza e lavoro e di essere sempre competitiva nella produzione, per qualità-prezzo. La prima ed importante necessità è quella di inventarsi il lavoro, attraverso la ricerca di nuovi prodotti, di nuove fonti di produzione, per azioni concrete ed intelligenti in risposta alla domanda sociale che oggi e soprattutto in avvenire, sarà non più e solo locale o nazionale, ma sempre più globale, nell’ampio contesto di un’altrettanta domanda globale di beni e servizi della società-mondo. Da qui l’intelligenza ed il protagonismo di programmarsi il futuro guardandolo attraverso il presente ed il passato ed avendo la capacità di inventarselo giorno dopo giorno, sapendo pensare ad un agire positivo soprattutto nei momenti di crisi e di difficoltà, come quelli presenti per il mondo che produce del nostro Paese e di gran parte dell’Europa e dell’Occidente; bisogna saper rivedere i processi di produzione, riequilibrare la domanda-offerta dei mercati e ridare quel giusto protagonismo e quella necessaria dignità alle risorse umane che producono, partendo dalla base operaia. Il ruolo fondamentale dell’impresa Italia è soprattutto di chi in prima persona si spende per produrre ricchezza e lavoro. Si tratta di un ruolo che richiede il massimo rispetto ed un forte e sentito sentimento di condivisone solidale. Non è assolutamente opportuno agire contro o criminalizzare chi è al centro di attività industriali e produttive. Sul mondo della produzione bisogna esercitare i controlli, evitando sfruttamento e speculazione che offendono la dignità dell’anima operaia a base del sistema produttivo; ma, evitando atteggiamenti pretestuosamente ostili, altrettanto rispetto meritano anche i cosiddetti “padroni”, spesso al centro di feroci azioni contro, solo per essere al centro della produzione e quindi del lavoro. Il nostro Paese ha un sistema di produzione che ha alla base le garanzie sociali, la dignità di chi lavora ed un equilibrato rapporto lavoro-reddito, purtroppo appesantito da prelievi fiscali alla fonte che riduce di molto la potenzialità di spesa del salario. Per nostra fortuna è ben lontano da quel mondo della produzione di tanti paesi che, senza regole ed umanità, sfruttano l’uomo che lavora ad un punto tale da non permettergli non solo di vivere dignitosamente, ma neppure a sopravvivere. Come non bisogna subire, abusi e prevaricazioni, così è altrettanto inopportuno manifestare atteggiamenti di ostilità gratuita. Un paese per garantirsi il futuro e con il futuro la democrazia e lo sviluppo deve dimostrare di possedere un efficiente sistema produttivo, frutto di un rapporto armonico ed equilibrato tra il mondo della produzione ed il mondo del lavoro. È una necessità inderogabile soprattutto oggi che viviamo nel contesto di un mondo sempre più globale, dove ciascuno deve saper contribuire con il proprio protagonismo produttivo a migliorare le sorti del mondo, manifestando comportamenti solidali nei confronti di quei popoli che ancora non hanno autonome e sufficienti capacità produttive, non hanno ricchezza da distribuire e non hanno risorse da investire per migliori condizioni di vita per tutti. La società del nostro Paese è duale e fortemente differenziata dal punto di vista geografica. Sviluppata al Nord, con un efficiente sistema produttivo, è fortemente sottosviluppata al Sud, dove c’è crisi organizzativa, di direzione e di capacità di sviluppo autonomo. Bisogna riallineare le differenze tra un Nord virtuoso ed un Sud che pensa ancora di poter vivere di protezione economica esterna. Così, non và! Così, non deve essere! È proprio in questo momento di grave crisi economica che bisogna insieme pensare ad essere protagonisti di un nuovo futuro, inventandosi, per dopo la crisi, nuove prospettive di sviluppo, utili alla crescita generale del Paese, ma soprattutto utili per ridurre le distanze tra il Nord ed il Sud, una maledizione antropica che viene da lontano e che non ha certamente le sue radici, all’Unità d’Italia, come viene detto da qualche nostalgico del mondo borbonico, ormai cancellato dalla storia. Ancora si continua a dare una pretestuosa lettura dei mali del Sud, visti come conseguenza dell’Unità d’Italia, inopportunamente considerata come l’invasione piemontese del Sud; se ancora si parla dei suoi mali (ci sono e sono tanti) è perché da troppe generazioni non sappiano essere protagonisti di futuro, sforzandoci a fare sui nostri territori, quelle azioni virtuose di sviluppo che, dall’Unità ad oggi, hanno fatto grande l’Italia nel mondo ed anche i meridionali fuggiti dal Sud per ricercare altrove un diverso futuro.