Carfagna-Cirielli e l’asso pigliatutto

 Aldo Bianchini

Il ministro (Carfagna) lavora a Roma, il Presidente (Cirielli) lavora a Salerno. Tutta in questa semplicistica riduzione la vicenda, o meglio la battaglia per la conquista del “potere sul territorio” che da sette mesi si è scatenata tra i due big nostrani del Popolo della Libertà. La frase iniziale di questo servizio non è ovviamente esaustiva ai fini della descrizione dettagliata della battaglia per la conquista del potere, quello cioè che da solo può garantire la nascita e la crescita di un “modello di governo” della cosa pubblica. Il presidente Cirielli è partito, come si usava un tempo, dal basso, cioè dal territorio, da tutto il territorio provinciale. Da qui le ragioni, se vogliamo, della determinazione del Presidente attento nei primi sei mesi del suo mandato più a distribuire assessorati, deleghe, incarichi e convenzioni (anche gratis, ma questo è un aspetto secondario) a quegli uomini che lui ha giudicato in grado di poter portare al compimento del suo disegno quanti più voti possibili che a fare politica. E con quegli uomini Cirielli ha già conquistato numerosi ed importati avamposti di potere e si accinge a conquistarne altri. Cercherà di prendere il comune di Cava fra due mesi o con Luigi Napoli o con Marco Galdi. Più in là lancerà Adriano Bellacosa su Nocera Inferiore con l’accordo dell’attuale sindaco Antonio Romano che andrà a presiedere Agroinvest da cui ha sfrattato Amilcare Mancusi (sindaco di Sarno) e Mario Santocchio (assessore di Scafati). Proseguirà con Antonio Squillante ad Angri, tenterà di defenestrare Pasquale Aliberti a Scafati (che è sindaco) per arrivare anche a Sarno ed altre città a rischio maggioranza. Nel frattempo ha messo le mani sul termovalorizzatore di Salerno, presto arriverà sull’ASI, sul CSTP e sulla Seta e Metellia Servizi; ha conquistato i quattro Consorzi di Bacino ed ha messo le mani sull’aeroporto, ha brigato per sottrarre al controllo di De Luca l’Autorità Portuale ed è entrato a pieno titolo nella CCIAA. Insomma il Presidente si è già assicurato l’enorme bacino di voti dell’Agro (che è sempre stato decisivo per le elezioni provinciali e regionali), della Valle dell’Irno,, della Costiera e di Salerno e quanto prima estenderà le sue ramificazioni anche sul Cilento (dove è già presente), sulla Piana-Valle del Sele e sul Vallo di Diano. Al momento questo è il progetto di Cirielli, dopo le Regionali arriverà anche la “politica”. Il ministro Carfagna, invece, è partita dall’alto secondo gli schemi più moderni dettati dal format inventato da Berlusconi utili alla conquista del potere passando attraverso la modifica antropologica del messaggio con cui “colpire gli elettori”. Insomma il modello di governo della Carfagna parte da Roma e, attraverso il ministero, viene calato sul territorio passando prima per la regione, poi per la provincia per arrivare, infine, alle singole città. Il ministro fa leva essenzialmente sul partito che da Roma a Napoli è tuttora una garanzia validissima, non a caso la Carfagna sarà candidata come capolista a Napoli per il PdL. In pratica l’enorme lavoro svolto sul territorio da Cirielli potrebbe risultare vano già nella competizione elettorale regionale e potrebbe causare un rapido passo indietro del presidente a tutto vantaggio del ministro. La battaglia decisiva per l’affermazione della supremazia sul territorio passa, dunque, per la regione. La cassa, cioè il potere vero sia legislativo che economico, è depositata tutta nelle stanze di palazzo Santa Lucia. Chi conquista quel palazzo si appropria, a lungo andare, inesorabilmente del territorio. L’esempio più clamoroso è quello del sindaco De Luca che senza la “cassa” della regione non può andare da nessuna parte; le società partecipate non possono garantire il budget economico necessario alla realizzazione di un serio programma di investimenti. A mio modesto avviso è tutta qui la battaglia che si sta consumando sotto i nostri occhi tra il ministro e il presidente. A questo punto l’oculata scelta dei candidati è assolutamente  indispensabile per la finalizzazione del modello di governo. Inutile soffermarci, ora, sui nomi; già se ne fanno tanti e tutti sono rispettabili, anche fra le donne che potranno garantire qualche colpo a sorpresa (leggasi moglie di Aliberti !!). In questo momento i due avversari sono sostanzialmente alla pari sugli “starting block”; la velocità nella partenza, cioè lo sprint iniziale potrà anche essere paralizzante per l’avversario. Ad oggi, con la discesa diretta in campo del ministro, sembra che un piccolo vantaggio sia già appannaggio della Carfagna. Ovviamente entrambi dovranno ben dosare le forze per tagliare per primi il traguardo. Soltanto il nastro d’arrivo garantirà il possesso dell’asso pigliatutto ed a quel punto uno dei due potrebbe anche rischiare il cappotto alle regionali. Non contano i posti in lista da garantire ai due (oggi si parla di due a Carfagna e tre a Cirielli), conterà il risultato elettorale che determineranno gli elettori del PdL che fino ad oggi evidenzia ancora dati a tutto vantaggio della componente ex FI. Ma tutto, ovviamente, è ancora affidato alle urne.