Monte San Giacomo: la diatribata strada nel Parco

 Ritorniamo sulla questione della strada su demanio comunale in zona 1 del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in territorio di Monte San Giacomo, a 1100 m sul livello del mare. A questa vicenda la stampa sta dedicando molta attenzione. In un ultimo scritto qualche articolista ha voluto associare alla questione della strada, quasi fossero tra loro equivalenti, quella del presunto abuso costituito da una tettoia in legno costruita da un artigiano, per poter dar riparo ai maiali, che forniscono cibo alle famiglie durante i lunghi inverni di Monte San Giacomo. La tettoia si erge nei pressi di un’abitazione rurale, in zona contigua al Parco, a 700 metri sul livello del mare. Come non convenire con l’articolista che una tettoia in legno viene prontamente avvistata e denunciata da tutte le autorità di controllo del territorio (come è giusto che sia qualora qualsiasi effrazione si verifichi in zone sensibili della nostra povera Italia), mentre un cingolato armato di braccio per rompere le rocce, di cui si hanno foto e documentazioni filmate, viene lasciato indisturbato nella sua già illegale presenza in zona 1 e zona SIC del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano? Il proprietario del terreno si sta adesso serenamente difendendo nelle sedi opportune e perciò non necessità di difese ulteriori. Non sappiamo invece come interpretare il mancato avvistamento di uno scempio palese, che adesso si vuole far passare come abbellimento della natura. Come se si potesse abbellire il Colosseo, completando le parti mancanti, con una vistosa gettata di cemento armato. Vogliamo precisare, proprio per questo, che le due vicende non stanno sullo stesso piano, perché nel caso dello scempio di violenza inusitata, portata avanti con un bulldozer, per sventrare una montagna per ricavarne una comoda strada laddove una strada non esisteva, il tutto avveniva nell’indifferenza di tutti coloro i quali avrebbero dovuto vigilare. Tanto è vero che la magistratura è dovuta intervenire con vari sequestri di cantieri. Nel secondo caso, invece, non c’è stato alcun sequestro. Nel primo caso, infine, il processo penale, molto delicato nel suo complesso, per il fatto che il proprietario è un facoltoso gioielliere e per le responsabilità ulteriori che potrebbero emergere in fase dibattimentale, si immagina, sta procedendo lentamente per gli effetti dei ripetuti interventi dilatori che conosciamo; nel secondo caso, invece, si sta procedendo rapidamente, a dispettto di quanto qualcuno va affermando. Per quanto riguarda le possibili responsabilità ulteriori citate sopra, dobbiamo far presente che siamo in possesso di prove che la strada non esisteva prima dell’epoca dell’acquisto dei terreni e dei ruderi che poi dovevano diventare delle strutture alberghiere. Tali prove sono già in possesso della magistratura e per questo si stanno svolgendo ulteriori indagini. A seguito di questa vicenda collegata risultano indagati il sindaco Nicodemo e il vice sindaco Accetta, attuale presidente della Comunità Montana del Vallo di Diano. Se non dovessero bastare i rilievi aereo-fotometrici che mostrano che prima della compravendita del terreno la strada non esisteva, ne fanno testimonianza le persone che quelle zone le hanno battute notte e giorno, col caldo e con la neve, “dietro la coda delle pecore”, come si dice appunto a Monte San Giacomo. E non dimentichiamo di dire che la strada forse doveva servire una serie di strutture ricettive di proprietà del facoltoso benefattore locale che abbellisce la natura distruggendola, messo sotto inchiesta dalla magistratura. Ma questa è un’altra storia, che merita una più approfondita disamina. Intanto, a Monte San Giacomo, dal giorno 18 Agosto del 2006, data di costituzione del Comitato per la tutela dell’ambiente e del territorio, non ci sono stati più aggressioni alla natura, contrariamente a quanto qualcuno va scrivendo sul nostro operato.