Com&Te: “Dal quarto stato al quarto partito” di Carmelo Conte

Aldo Bianchini

Ci sono voluti più di quindici anni affinchè l’ex ministro per le aree urbane “Carmelo Conte” scrivesse un libro sullo scenario politico-economico-sociale-giudiziario che, secondo Lui, determinò l’annientamento dei partiti a tutto vantaggio del “potere economico” dopo la caduta del muro di Berlino. Il 1989 segna lo spartiacque vero ed effettivo, quasi un passaggio del testimone tra la politica-potere fatta dai partiti e l’economia-potere gestita dalle grandi lobbies internazionali. Le grandi famiglie mondiali, i potentati economici, i servizi deviati e la magistratura sono tutti strumenti inconsapevoli della globalizzazione che diventa ancora più aggressiva con la caduta rovinosa del comunismo. L’ultimo libro dal titolo “Sasso o coltello” Carmelo Conte lo aveva pubblicato nel 1994. Quello era uno strumento d’attacco; ogni pagina, ogni rigo di quel libro conteneva precisi messaggi trasversali che prefiguravano future denunce e specifiche responsabilizzazioni di quanto gli era accaduto ed era accaduto al PSI salernitano e nazionale. Dopo quindici anni una marcia indietro inspiegabile, un Conte visibilmente privo dello smalto battagliero e coinvolgente degli anni d’oro ha scritto “non la storia” (come Lui stesso ha ammesso) ma il racconto, anche filosofeggiante, di ciò che accadde nei primi anni ‘90 fino al passaggio tra la prima e la seconda repubblica. Dopo la presentazione a Salerno (Mediterranea Hotel dell’ 11 maggio 2009 con gli interventi di Giuseppe Cacciatore, Mara Carfagna e Andrea Cozzolino, moderati dal direttore de “Il Mattino” Mario Orfeo) anche a Cava (Social Tennis, 15 gennaio 2010) non è stato aggiunto proprio nulla, al di là delle cose ovvie (perchè note a tutti) con le quali, comunque, si scrive la storia. Perchè le cose realmente accadute e le cause dei clamorosi sconvolgimenti non le conosceremo mai, come sempre. E’ mancato di nuovo l’incontro tra Carmelo Conte e Ciriaco De Mita (ma a Cava De Mita non è stato invitato contrariamente a quanto accaduto a Salerno); lo scissi e lo ribadisco: “avrei anche pagato per osservare le reazioni emotive e somatiche dei due dopo essersi reciprocamente accusati per anni”. E continua a rimanere avvolto nel mistero ogni chiarimento del capitolo “La campagna dei quattro cantoni” gestita da De Mita attraverso “Il Mattino” ed abilmente descritta da Conte dalla pag. 169 del suo “Sasso o coltello”. Rapido passaggio del sindaco di Cava de’ Tirreni Luigi Gravagnuolo per un rapidissimo saluto fuori palco. Il maestro di serata e di tutti gli incontri Com&Te che partono proprio con questa serata è il noto giornalista metelliano Pasquale Petrillo che, ovviamente fa gli onori di casa. Saluta gli intervenuti anche il presidente del sociale avv. Francesco Accarino, poi è il turno dell’assessore Enzo Servalli seguito dalla presentazione di Enzo Bove che parla di Conte in maniera quasi affascinata, non solo della capacità culturale dell’ex ministro ma anche della sua capacità di analisi sui fatti che hanno caratterizzato la vita sociale, economico-finanziaria e giudiziaria della politica degli anni 80 e 90. ““Dal Quarto Stato al Quarto Partito –ha detto Bove- segna lo spartiacque reale tra al prima e la seconda repubblica e riconcilia con la politica, quella con la P maiuscola””. L’attacco di Conte in risposta alla prima domanda di Petrillo è forte, come sapeva e sa fare, “Oggi la politica non ha più la capacità di decidere”; e potrebbe essere tutta qui la spiegazione di quanto accaduto ed anche delle cause che produssero quello sconquasso totale della classe politica italiana e non solo. “C’erano poteri assolutamente forti, anche internazionali, che dopo il crollo del Muro di Berlino continuarono la loro azione in quei Paesi che più di altri apparivano a rischio di soluzioni autocratiche”, spiega Carmelo Conte, “”Lo scontro era ad altissimo livello e coinvolgeva direttamente gli USA e l’Unione Sovietica; la situazione italiana con il PCI e la DC era ideale per lo scontro titanico anche perché il PSI rappresentava la linea di demarcazione e di vera autonomia democratica ben distinta dai poteri forti. Del resto il PSI, soprattutto sotto la leaderschip di Craxi, aveva da tempo avvertito le possibilità di questo scontro ma non riuscì a sensibilizzare le coscienze di tutti. In questo squarcio si infilò il cosiddetto Quarto Partito (insieme al potere economico e mediatico), cioè la magistratura che rappresentò per i poteri forti il grimaldello del portone del Paese””.   Se le ultime indiscrezioni circa l’eventuale iscrizione di Antonio Di Pietro (il pm di Mani Pulite) negli elenchi della CIA dovesse risultare veritiera l’intero impianto storico scritto da Conte riceverebbe la giusta consacrazione. Il salone delle feste del Social Tennis di Cava è gremito di spettatori che seguono in religioso silenzio il racconto dell’ex ministro socialista. La giornalista Tiziana De Sio, intervistatrice, chiede a Conte conto e ragione sul perché Craxi incontro due volte Enrico Cuccia (Mediobanca), incontri che comunque non portarono alla costruzione di alcun progetto. “”Craxi commise un errore fondamentale, non denunciò la richiesta compro missivo-economica di Cuccia anche se aveva comunque consultato l’internazionale socialista. Quel progetto avrebbe potuto ribaltare la conclusione drammatica dell’era socialista. Ma Bettino era un socialista puro e mai avrebbe accettato compromessi con i poteri forti””. Stretto da alcune domande sul ruolo della magistratura nel nostro Paese l’ex ministro ha risposto in maniera lapidaria: “”In un convegno dell’ ANM ci fu un PM (della corrente Magistratura Democratica) che sostenne che per la magistratura era giunto il tempo di occupare un ruolo politico per il bene del paese””.  Conclude con un colpo a sorpresa, Carmelo Conte, quando afferma (e lo fa per la prima volta in assoluto) che “”Non c’è stato nessun complotto magistratura-stampa contro il ruolo della politica ma una estremizzazione senza precedenti””. Ci vorranno ancora quindici anni, forse, per conoscere nuovi e importanti passaggi su quella che è passata alla storia come “la rivoluzione dei giudici” e che “Dal quarto stato al quarto partito” poteva e non ha raccontato. Un libro certamente da acquistare e leggere attentamente, anzi da studiare attentamente.