Legalità, un valore su cui riflettere: rinnovare ogni giorno pilastri democratici

Per il prossimo 21 gennaio a Reggio Calabria gli studenti delle Consulte Provinciali della Calabria, promuoveranno la Giornata della Legalità “Insieme per non dimenticare”. Tale manifestazione che arriva dopo i deplorevoli fatti di Rosarno, va letta come la volontà di riflettere su quanto accaduto, diventando, come ha affermato anche una nota del Quirinale,  “un’occasione per rinnovare l’impegno comune, sempre ribadito dal Presidente della Repubblica, per l’affermazione dei valori di legalità e di solidarietà, entrambi oscurati dai gravi fatti accaduti”. Ciò che è successo a Rosarno, e nella cui cronologia degli eventi non desideriamo addentrarci, è molto grave, perché mostra il fallimento di anni di lavoro sul campo di quanti credono nell’importanza dell’incontro culturale, dell’accettazione e nella possibilità e necessità di una pacifica convivenza tra religioni e culture diverse. Cosa c’è dietro tali violenze saranno gli enti preposti a scoprirlo, ma di certo la prima tragica impressione è che queste siano specchio di un’intolleranza che non può farci rimanere indifferenti, con forse il singolare “sciopero degli immigrati” quale unico effetto positivo. Perché positivo? Perché ciò potrebbe significare un grande punto di svolta per il nostro paese dal punto di vista economico e culturale. Se persone che vivono e lavorano nel nostro paese e che per poter lavorare hanno sempre accettato di essere sottopagati o sottoposti a turni di lavoro non equivalenti a quelli degli italiani, decidessero davvero di scioperare, o se anche solo arrivano a contemplare tale possibilità, significa che hanno iniziato a trovare una loro identità, quella che alcuni chiamerebbero “coscienza di classe”, ovvero che hanno iniziato ad assorbire culturalmente la nostra democrazia, i suoi diritti e doveri e la parola legalità. Perché legalità non è solo non avviare momenti di violenza tra persone che vivono nello stesso luogo e si trovano a lavorare fianco a fianco, ma deve significare lo sviluppo di una politica che oltre ai proclami, oltre alle giornate contro atti violenti, si ponga nella quotidianità a fianco della legalità, proponendo un costume che non veda più l’autore di un comportamento illegale come il furbo di turno che ha fatto molto bene a non pagare le tasse, visto che sarà premiato con una moratoria, che ha fatto molto bene a portare i propri capitali all’estero perché potrà farli rientrare e “pulire” con un minimo danno economico, che ha fatto molto bene a sottopagare e sfruttare la manodopera immigrata perché, poi, “e che sarà mai!”. Ecco, è proprio la cultura del “e va be’, che cosa avrà mai fatto” che deve cambiare, è la cultura della legalità che deve iniziare a radicarsi nel nostro costume, altrimenti qualsiasi manifestazione o dichiarazione d’intenti non farà altro che essere ricordata come “una grande espressione della nostra società civile” posta in essere nelle pause di tragici e inaccettabili episodi di inciviltà.

 Lucia de Cristofaro

 Direttore Albatros Magazine