Salerno Solidale: II edizione “Vampa ‘e Sant’Antuono”

Salerno Solidale Spa ripropone alla città l’originale appuntamento della “Vampa ‘e Sant’Antuono”domenica prossima 17 gennaio a partire dalle ore 18,30 nello spazio antistante l’ingresso principale del Centro Sociale di via Guido Vestuti.L’accensione del Falò nel giorno di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, è un’antica tradizione popolare salernitana che Salerno Solidale nella persona del Presidente avv. Salvatore Memoli ha deciso di recuperare e di valorizzare, sin dallo scorso anno, trasformando la ricorrenza e le usanze ad essa connesse in un vero e proprio evento culturale. E in sintonia con la tradizione popolare legata alla festa, il presidente Memoli invita tutti i salernitani domenica prossima, “a raccogliersi attorno alla Vampa di Sant’Antuono, proprio come si praticava nell’antica tradizione contadina, per gettare idealmente in questo falò, ai piedi del Santo, ogni pensiero negativo, per allontanare disgrazie e malefici, per purificare gli animi e per illuminare il cammino di ciascuno di noi”. “Con la celebrazione dell’evento – conclude l’avv. Salvatore Memoli – Salerno Solidale punta a rafforzare il senso di comunità tra le persone, proprio attorno al calore del fuoco e alla spiritualità che esso ispira”. l rito dell’accensione del falò sarà accompagnato dalle musiche popolari del gruppo I Picarielli.

2 pensieri su “Salerno Solidale: II edizione “Vampa ‘e Sant’Antuono”

  1. Di questo ha bisogno la nostra Citta’….riscoprire e recuperare le tradizioni……oramai quasi del tutto perse…..Grazie

  2. Ritengo che questa sia un’occasione da non perdere. E’ una tradizione antichissima che ha dato grande felicità ai ragazzi di quegli anni felici e soffusi di immane semplicità ,e se si può dire, densi di ingeniutà:
    Ai miei tempi di fine anni trenta ero uno scugnizzo di sei o sette anni. Ricordo che noi ragazzi aspettavamo con ansia l’ultima festività del periodo natalizio, quando si toglieva il presepe e si concludeva con ” ‘ a fiamma ‘e santantuono”.
    Nel mio rione a Pastena vi era la proprietà dei Stanzione che, benché fosse un fabricato antico, lo si appellava col nome di ” Case nove”. In quel rione abitavano molte famiglie che avevano figli più o meno della mia stessa età.
    Già dall’inizio di gennaio, noi ragazzi andavamo presso le campagne di Sant’Eustacchio per chiedere la fiscina di santantuono e usavamo pronunciare una vecchia filastrocca che suonava così:
    ” Ohi fè, Ohi fè! ‘A fascina pe’ santantuò, santantuò! E si nun ce ‘a vulite da’, santantuono ve fa appiccià”. Ovviamente non vi era contadino che non ci negava qualche fascina. Quelli che non avevano terreno ci davano qualche soldo per comprare i ” tricch -tracch “, ‘e strusiamure , e capse e ‘e fiffì”.
    Dopo la grande fiammata, le donne raccattavano qualche palata di fuoco ardente per apportare più calore al vecchio braciere nel quale si mettevano le patate e le castagne a brustolire.
    Noi ragazzi eravamo fieri di aver creato il grande falò e di aver messo in atto tutta la nostra intapprendenza. Questa vecchia tradizione sarebbe bello farla rivivere in ogni quartiere della città. Viva Santatuono!

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