Cava de’ Tirreni: Rava e Deidda Brothers a Moro in jazz

Un inedito incontro in jazz, una serata che mira ad offrire la magia dell’incontro tra il poeta della tromba Enrico Rava e i Deidda Brothers con la partecipazione del batterista Amedeo Ariano. E’ un impedibile evento per aprire in modo magico il nuovo anno quello in programma venerdì 8 gennaio nelle sale del RistoPub Il Moro di Cava de’ Tirreni (Sa). Il celebre trombettista triestino Enrico Rava, considerato uno dei jazzisti italiani più conosciuto ed apprezzato a livello internazionale, salirà sul palco del locale del Borgo Scacciaventi accompagnato dai Deidda Brothers, i fratelli salernitani Alfonso, Dario e Sandro uniti nella Salerno Liberty City Band e dal batterista Amedeo Ariano.Enrico Rava, musicista rigoroso e strumentista raffinato, poeta della tromba è anche un sensibile ed abile compositore, amante del jazz, ma capace di suonare nei più disparati contesti e di fondere nel suo personalissimo stile influenze musicali molteplici, dalla musica sudamericana al funk, al rock.  Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo. La sua poetica immediatamente riconoscibile, la sonorità lirica sorretta da una stupefacente freschezza d’ispirazione rende la sua musica creativa e affascinante.  Enrico Rava sarà affiancato dai  Deidda Brothers, Alfonso Deidda al pianoforte, Sandro Deidda al  Sax, Dario Deidda al Basso, musicisti citati dalla critica specialistica come i fautori della la New Orleans d’Italia a Salerno (per la vivacità della scena musicale e per l’alto numero di musicisti autoctoni dediti al jazz). Per l’appuntamento musicale di venerdì 8 gennaio con Enrico Rava in concerto accanto ai fratelli Deidda anche il batterista Amedeo Ariano, componente della formazione di Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, e parte anche del gruppo di Sergio Cammariere. La storia musicale di Enrico Rava è straordinaria: dalle avanguardie degli anni sessanta ai giorni nostri attraverso esperienze e percorsi diversi, sempre all’insegna del rigore e della ricerca, della serietà intellettuale. Un’altra sua qualità artistica è la capacità di saper valorizzare giovani talenti: musicisti di notevole valore tecnico ed espressivo che Rava avvicina al linguaggio afroamericano si attraverso la strada maestra degli standard, per la cura degli equilibri e delle dinamiche che, come quella delle sue composizioni più recenti per l’approfondimenti dell’improvvisazione e delle dinamiche espressive.  Enrico Rava è il più internazionale dei jazzisti italiani, e New York ha sempre rivestito per lui un significato speciale. Rava arrivò a New York nel 1967 sulle tracce di Gato Barbieri e Steve Lacy, con cui aveva già suonato in Europa, e finì per rimanervi sei anni.  Sei anni durante i quali prese parte ai rivolgimenti musicali del periodo. Oggi riconosciuto come uno dei creatori della sensibilità improvvisativa europea e, più precisamente, «italiana», Rava ha forgiato la propria identità musicale a New York e il jazz americano è rimasto il suo primo amore nonché il suo termine di riferimento. Quando descrive lo spunto creativo alla base di «New York Days», album registrato a New York lo scorso anno, i nomi che Enrico cita sono quelli di Duke Ellington e Miles Davis; Duke per aver scritto musica «specificamente per singoli musicisti» e Miles «per non aver scritto molto!».