Unioni sempre più lontane…

di Rita Occidente Lupo

Un tempo, il nucleo patriarcale, l’unione intorno al desco domestico, il ruolo ancillare della donna. La famiglia prolifera, in funzione delle braccia operose per la terra. E delle benedizioni divine: biblicamente, ricchezza i rampolli e segno tangibile dei favori celesti. Col tempo, la crisi e le mutate condizioni sociali. La famiglia, non più il bozzolo o l’alveo in cui rintanarsi dalle calamità esterne, ma il luogo dove ricoverarsi in assenza di stabile occupazione. In mancanza di lavoro, atto a fronteggiare le utenze quotidiane. Oggi, i giovani che rinunciano al nucleo d’origine, sempre minori. Fino a circa 40 anni, ancora tra le pareti genitoriali. Dai 18-39 anni, il 50% confessa il motivo, presenza di problemi economici, mentre il 44,8% , attesta che tale situazione ritorna comoda. Le donne, con uno scatto in più rispetto ai maschietti: le prime, ad aspirare al matrimonio, valvola liberatoria d’indipendenza. Anche se la convivenza, oggi crea nuovi scenari. Anche in tale caso, in gioco fattori economici: occupazione stabile, almeno per uno dei due partners. La tendenza a volersi realizzare anche da single, accenta la fattibilità occupazionale. Sempre più single amano rimanere tali o rodare la convivenza, prima d’ affidarsi ad un legame nuziale sacramentale o laicale. In ogni caso, il fattore economico, gioca un ruolo determinante anche per le coppie stabili, che si accingono a coronare il proprio nucleo con la prole. La famiglia mononucleare, centellina la procreazione: un figlio, massimo due, già costa! Al di là di grami incentivi statali, la prole va nutrita ed allevata al passo coi tempi e…con quelli imperanti, davvero un’impresa poter provvedere decorosamente ad un mantenimento senza contagocce!