Le sigarette elettroniche: un caso controverso

 Alessio Ganci

 Diffusa all’inizio del XV Secolo, l’attività del fumo è al giorno d’oggi molto praticata, generando dipendenze dal tabacco, cancro ai polmoni e altre patologie. Da anni oramai vengono propinate le ricette per smettere di fumare. E da anni queste ricette non hanno avuto successo per due essenziali motivi: non si vuole smettere di fumare, essendo considerato il fumo come un’attività piacevole e non essendo considerati i danni alla salute; non si può smettere di fumare, essendoci una profonda dipendenza dalla nicotina. Quindi, l’unico modo per smettere di fumare è… fumare. Non sembrerebbe esserci alcuna alternativa… fino ad ora: infatti hanno destato molto scalpore le cosiddette “sigarette elettroniche”: queste non sono molto diffuse in Italia, ma già in altri Stati sono in commercio, laddove è possibile. Le sigarette elettroniche hanno lo stesso identico aspetto di quelle tradizionali, ma il loro funzionamento è diverso: tramite di esse si inala una soluzione di glicole propilenico e poca nicotina (per disassuefarsi dalla dipendenza; in altri casi non vi è inserita la nicotina). Così facendo il fumatore, compiendo gli stessi gesti abituali per fumare una sigaretta, riesce a provare la stessa sensazione e lo stesso gusto di fumare una sigaretta tradizionale. Le sigarette elettroniche sono addirittura dotate di un led rosso, per simulare la combustione di una sigaretta tradizionale.Il caso sigarette elettroniche è molto controverso: in alcuni Stati infatti la vendita dei flaconi di nicotina è illegale, mentre in altri è considerata come una cura per smettere di fumare (oppure come un modo di continuare la propria dipendenza dal fumo senza intossicarsi) e i flaconi di nicotina vengono venduti nelle farmacie. In Italia, come in molti altri Stati, si attendono più ricerche scientifiche per capire la vera convenienza e sicurezza delle sigarette elettroniche.