Le nuove povertà

Giovanna Rezzoagli

La Befana sta per portare via le festività natalizie, e già si sono diffusi i primi sondaggi su quanti italiani sono andati in vacanza oppure su quanto si è speso per i vari cenoni, in attesa di scoprire quanto successo avranno i saldi in tempo di crisi. Il clima che accompagna le feste rende molto più amara la vita di tante persone, che si confrontano con situazioni di vita molto problematiche. Ma non sono argomenti cui si desideri prestare molto la propria attenzione, per questa ragione sono rimasta piacevolmente stupita dello spazio che la puntata odierna de “La vita in diretta” ha dedicato ai padri separati, categoria che nel nostro Paese spesso subisce le conseguenze sociali, ma non solo, dello scioglimento dei nuclei famigliari. Molti di loro scivolano in condizioni di forte disagio economico, perché nella stragrande maggioranza dei casi sono costretti a lasciare la casa a moglie e figli e a corrispondere assegni di mantenimento. Per chi non ha la possibilità di permettersi un nuovo domicilio o non ha la famiglia di origine cui appoggiarsi, spesso l’unica alternativa resta la strada. In molte regioni si sono moltiplicate le iniziative per offrire soluzioni sul modello delle case famiglia per minori, per poter assicurare almeno un posto letto ed un luogo in cui incontrare i propri figli con dignità. Il Diritto di Famiglia tutela, in caso si separazione e di divorzio, il coniuge economicamente più debole e in ogni caso il cosiddetto “interesse” dei i figli minori o maggiorenni non economicamente indipendenti. Di fatto, dopo l’emanazione dei provvedimenti da parte del Giudice, il coniuge economicamente più debole diventa automaticamente e sistematicamente l’uomo. Oggi separarsi e poi divorziare per molti non rappresenta solo una ferita morale o un fallimento personale, ma anche l’inizio di una vita di ristrettezze. Nonostante la presenza sul territorio di molte associazioni che offrono assistenza concreta a chi vive queste realtà, il mondo politico e sociale non sembra cogliere la gravità di questo nuovo problema sociale. Le nuove povertà materiali generano povertà morali, ma è pur vero il viceversa. Si affrontano matrimonio, convivenza e genitorialità con un livello assai scarso di consapevolezza dell’impegno che ci si assume quando si decide di dividere la propria esistenza con un’altra persona e quando si decide di mettere al mondo un bambino. Il matrimonio e la convivenza non rappresentano un punto di arrivo o un ideale da conseguire, piuttosto rappresentano l’inizio di un nuovo percorso fatto di momenti appaganti e di altri difficili e dolorosi. Così come un bimbo è un essere reale e non è un cicciobello che piange solo se premi il pancino. Notti in bianco, abitini da lavare, incubi da consolare, accompagnano la meravigliosa realtà dei primi sorrisi del proprio figlio. E’ così da sempre, ma nella nostra epoca in cui apparentemente la vita deve essere tutta rose e fiori, chi si assume la responsabilità di una famiglia non è preparato al lato oscuro del focolare domestico. La scarsa consapevolezza dei doveri che comporta il formare una famiglia è la causa prima del fallimento delle unioni, il crollo delle quali alimenta i social problems attuali. E’ il modello circolare delle nuove povertà.