Il peso della conoscenza (prima parte)

Salvatore Ganci

Avete mai visto un Avvocato entrare in tribunale con un  pesante zaino contenente oltre gli Atti di causa anche i quattro Codici commentati (dei veri “mattoni” di carta)? O un insegnate entrare a Scuola con uno zaino (ovviamente costruito ad hoc) contenente tutti i libri delle sue materie per le due o tre classi in cui insegna? Certamente no. Un anno fa, quando questo giornale prendeva vita, un giovane ragazzo di quinta elementare (Aldo Bianchini Junior) sollevava in un articolo conciso ed essenziale un problema reale e rilevante e che solo recentemente ha ricevuto l’attenzione dovuta attraverso alcuni commenti. Oggi questo giovane Autore, passando dalle scuole elementari alla Scuola Media ha visto probabilmente  il suo zaino passare dai 7  ai 10 kg delle scuole elementari ai 12 – 15 kg. Già, tale è il peso medio della conoscenza, o meglio questo è il peso medio della documentazione ritenuta necessaria per una sua educazione al sapere. Nonostante il problema degli zaini pesanti sia stato segnalato anche in trasmissioni televisive del mattino ad alto indice d’ascolto, nulla è cambiato e nulla cambia. Ma allora questa “invarianza” dettata dal  rifiuto di ascolto di Viale Trastevere  nasconde sicuramente dei sotto problemi di una portata impensabile e che cercheremo di analizzare nelle prossime parti di questo scritto tenendo conto delle vostre osservazioni e dei vostri commenti. La scuola pre-riforma degli anni ‘50 -’60 richiedeva alle elementari solo due libri e pochi quaderni e il tutto poteva stare legato da una cinghia di gomma (che i cartolai vendevano ad hoc) o in una cartella. Lo “zaino” era fuori moda (ricordava troppo il conflitto finito da pochi anni?) e la “cartella” faceva (giustamente) già discutere allora perché sollecitava un solo braccio. Ma questo era il minore dei mali se si alternava il carico tra mano destra e  mano sinistra. Nonostante l’Italia bigotta preconciliare, dove separarsi in un piccolo paese etichettava lui “impotente” e lei “puttana” e dove il parroco poteva impunemente indicare con nome e cognome i “concubini” del paese e dei dintorni dall’alto di un pulpito cui accedeva con una scala a chiocciola, la nostra scuola elementare era di tutto rispetto riguardo i modelli anglosassoni. Maestri e Maestre provenienti da selezioni dure, ricchi di “sapere” e con uno stipendio a livello di sopravvivenza ma, lo ricordo bene, appassionati al loro lavoro, ciascuno con il suo interesse più o meno “segreto”. Quante volte ho incontrato il mio Maestro di terza a raccogliere erbe nei campi di Lombardia per il suo “erbario”, e quante volte il maestro di quarta ci portò nei campi con carta topografica militare e bussola anticipando così di molti anni il corso di “Topografia” tenuto da un Tenente Colonnello nella Scuola A.C.S. di Lecce, dove ero stato inviato quale allievo sotto le armi quando quei 15 mesi di “ritardo” facevano la differenza per un giovane appena laureato perché le giovani passavano quindi avanti insieme agli intoccabili “imboscati”. Era una scuola elementare che chi ha la mia età ed esperienza, sono certo che rimpiange, anche se non esente da critiche rilevanti. Era la scuola dove “il maestro aveva sempre ragione” e dove certi “castighi” sarebbero oggi considerati  troppo “umilianti” e farebbero subito aprire un fascicolo presso la Procura a carico del Maestro. Però ho imparato già alle elementari un senso critico nello studio che mi ha reso presto capace di trovare da solo il “misprint” in un libro e di segnalarlo al Maestro. I tempi passano e dopo il ’68 che, nel bene e nel male, ha portato all’Italia post conciliare e ai primi timidi tentativi di “limare” l’ingerenza di uno staterello bagnato dal Tevere, arriva la “moda” del “lavoro di gruppo” della cattedra a livello dei banchi e messa di lato, dell’insiemistica nella Matematica con un celebre libro dove era conclamato che “0 elevato a zero fa uno!”, “della deindividualizzazione come studente” e con i Beatles che andavano ognuno per la sua strada è arrivata la moda degli zaini (ci si potevano appendere vari ciondoli e peluche) e dei tanti, troppi libri. Ma più aumenta l’apparente abbondanza, più aumenta il terziario e arriviamo ai 3+1 Maestri e ad una maggiore richiesta e abbondanza di libri, di fascicoli annessi per l’Inglese, di eserciziari suppletivi, “portfolio” e altre futilità e così nella scuola elementare di mio figlio si andava tra i 7 e i 10 kg di zaino pesato su una buona bilancia pesa persone con risoluzione 0.1 kg. Ma l’aspetto curioso è che questi libri per la scuola elementare erano del tutto gratuiti e poiché penso che non esistano “benefattori” mi sono sempre chiesto, senza avere risposte, quale “protocollo d’intesa” ci fosse tra Ministero ed Editori. Questi aspetti “sospetti” riceveranno attenzione nella seconda parte di questo scritto. Sicuramente il ”sapere italiano” soffre di “cicli di incapacità” (di cui ho già deliziato o annoiato il Lettore) ed è necessario  spezzare il circolo vizioso.E’ certo che le schiene dei nostri figli rischiano danni irreparabili se pensiamo al rapporto medio 13 kg/35 kg tra carico sulle spalle e peso di un allievo (sovrappeso) di prima media. Il Comune di Sestri Levante si è dimostrato sensibile solo a parte del problema della salute dei nostri giovani allievi, tanto che la ASL 4 di Chiavari, inviando personale medico nelle scuole,  ha trovato mediamente sovrappeso, con stili di vita troppo sedentari e abitudini alimentari ispirate ad un “McDonaldismo” che fa tanto chic in TV. E allora ha avuto la bellissima idea di promuovere l’iniziativa “a scuola a piedi” al fine di combattere le abitudini sedentarie e il rischio di un diabete di tipo 2 prima dei 35 anni. Ma Sindaco … se considera il rapporto 13/35, lei ci andrebbe in Ufficio con in spalla un sacco di cemento a presa rapida (25 kg) e un po’ di manare e cazzuole fino a raggiungere i circa 28 kg per eguagliare il all’incirca rapporto? Portando mio figlio da Scuola a Casa a piedi, quel suo zaino sulle mie spalle per circa 1 km abbondante,  mi fa un po’ rimpiangere le marce con fucile e zainetto tattico che, a Lecce, ci propinavano quotidianamente su percorsi più lunghi. O sarà l’età?