Curia e misteri: Pierro contro don Nello

Aldo Bianchini

Ho sempre sostenuto che Mons. Pierro non finisce mai di stupirci, ma da un po’ di tempo appariva scontato se non altro per la scelta e i contenuti dei suoi interventi e delle sue apparizioni mediatiche. Infatti è “normale” per un personaggio la cui immagine è sotto minaccia di deterioramento cercare di ricostruirla. Così ci ritroviamo l’Arcivescovo che fa visita ai carcerati,  che manda i dolci natalizi agli anziani, che esprime solidarietà a chi rischia il lavoro a causa della crisi, che compie delle opere di misericordia di cui fino a qualche tempo fa non se ne dava notizia. Ma la saggezza popolare raramente sbaglia e così Mons. Pierro riesce ad onorare il proverbio secondo il quale il “lupo perde il pelo ma non il vizio”. E l’Arcivescovo ha il vizio della politica. Ed è riuscito questa volta almeno nella forma esterna della circostanza del suo intervento ad essere originale più dei contenuti. L’occasione propizia l’ha colta la sera dell’8 dicembre quando alla presenza delle autorità e dei cittadini ponendo il tradizionale omaggio floreale alla Madonna in Piazza della Concordia, dando il personale appoggio alla campagna politica, nella quale sta per cimentarsi il sindaco De Luca, ha detto che “ la città è in fase ascensionale, ma non dimentica i grandi valori che sono da sempre alle radici del progresso umano: la persona, la vita, la famiglia etc.”. Continuando non poteva farsi sfuggire l’attenzione per le luci d’artista (cavallo di battaglia di De Luca) nel cui scintillio, secondo Pierro, “trova riscontro la fede che i salernitani esprimono nonostante i contraccolpi della scristianizzazione”. Che Salerno sia in una fase ascensionale e gode della ribalta nazionale è innegabile, che le luci di artista siano un’attrazione commerciale è altrettanto evidente, ma che siano espressioni della fede popolare mi sembra vedere oltre l’evidenza. A meno che l’Arcivescovo che ha il coraggio di posizioni “progressiste” anche nella chiesa che lo hanno portato in passato a prendere parte attiva nella vita del PD, a prendere posizioni di resistenza alle decisioni di Benedetto XVI circa alcuni sacerdoti, a gridare allarmato di esistenza di “problemi ecclesiali” che il Vaticano non ha visto per quanto riguarda il “Gregge” che pur inquietava per la sua dimensione di “riservatezza”, non veda nei simboli delle luminarie che onorano il mondo “omo” e “trasgressivo in genere” una nuova espressione magari aggiornata di fede popolare.  Forse don Nello Senatore, noto giornalista della diocesi, la vede diversamente dal presule quando scrive: “La mia preoccupazione è che la forma cancelli il contenuto, la bellezza estetica elimini le motivazioni, l’esteriorità annulli il perché profondo della festa, insomma il tripudio faccia dimenticare le ultimas rationes”.  Forse Mons. Pierro non l’ha letto. Certamente questo metterà in difficoltà don Nello che con grande perizia è sempre attento a barcamenarsi un po’ di qua e un po’ di là pur di non incappare nelle ire del Capo. Ci pare però che questa volta abbia detto il vero almeno da un punto di vista di chi vorrebbe vedere la città addobbata per il Natale cristiano la cui simbologia invece è scomparsa. Ma la politica ha delle ragioni che a volte vanno oltre il rispetto dei propri ruoli e chi vuole onorare un “vizio” che non apparterrebbe alla sua missione corre questo rischio. Forse è quello che è capitato all’Arcivescovo che volendo omaggiare il suo acume politico (probabile suo futuro impegno ?) è scivolato sulla buccia di banana del politicamente corretto che ha fatto propria la moda di sdoganare comportamenti e costumi censurati dall’oltreTevere.

 

 

 

Un pensiero su “Curia e misteri: Pierro contro don Nello

  1. Bellissimo articolo, mette in evidenza tutte le contraddizioni che quotidianamente escono dall’operato di una certa casta clericale che in questo caso non solo razzola male ma predica anche male.
    Il nostro Vescovo forse, invece di elogiare l’opera di De Luca, dovrebbe chiedere, come ogni comune cittadino più fare, copia della documentazione di quanto quest’anno è costato il Natale salernitano, quel natale che certamente non sarebbe piaciuto al Nostro Signore Gesù. Senza contare gli 800.000 euro di due anni fà per il fitto delle luminarie da Torino, e gli altri 800.000 euro per l’acquisto delle stesse luminarie fittate l’anno prima, e i circa 2.000.000 di euro per l’allestimento di quest’anno più i 300.000 euro per la sola notte di capodanno, per un concerto poco sansilvestrino. Quante cose si saprebbero potute fare per la nostra città e sopratutto per le famiglie meno abbienti e per le politiche sociali… andate a vedere il bilancio di previsione del comune di salerno per il 2010 e vedrete che per questo Natale si è sprecato e non poco. Nei prossimi giorni divulgherò alla stampa il resoconto dettagliato di quanto speso e sopratutto di quanto ridotto in seno alle politiche sociali da parte di questa amministrazione, tanto amica del Pastore di anime e rappresente di Cristo sulla terra.
    Cordialmente Riccardo Pucciarelli (Consigliere Circoscrizione Oriente del Comune di Salerno)

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