Salerno: le intercettazioni di Ingroia

Aldo Bianchini

La trasmissione di Rai/2 “Il fatto del giorno” (ottimamente condotta da Monica Setta) lo ha fatto non solo innervosire per gli attacchi di Capezzone e Storace ma ha prodotto un più che sensibile ritardo sull’orario previsto, con sorpresa finale. Tutti in attesa alla CCIAA di Salerno per la presentazione del libro di Antonio Ingroia (pm antimafia di Palermo) dal titolo: “C’era una volta l’intercettazione”. Relatori Luigi Kalb (ordinario di procedura penale presso l’università di Salerno), Lorenzo Clemente (responsabile campano associazione vittime di mafia) e Franco Roberti (procuratore della repubblica di Salerno). Moderatore il collega giornalista de “Il Mattino” Antonio Manzo. Mi è difficile parlare in pubblico –ha detto Clemente- perché evocare l’assassinio di mia moglie avvenuto dodici anni fa è sempre molto drammatico. A Napoli –continua Clemente- si muore anche semplicemente perché si incrocia lo sguardo di una ragazza. Presenti in sala diversi magistrati come Pasquale Andria, Matteo Casale, il presidente onorario della Camera Penale avv. Dario Incutti e tanti altri personaggi legati al mondo della giustizia e non. Clemente stigmatizza la necessità delle intercettazioni telefoniche per la risoluzione di inestricabili casi giudiziari come quello legato all’uccisione della moglie, avvenuto soltanto per caso per colpa di spari vaganti. Comprendo lo sfogo di Clemente, perdere la propria moglie non è certo un fatto piacevole, ma parlare delle intercettazioni e dei limiti da porre al suo uso indiscriminato utilizzo la figura di Clemente non mi è apparsa come la più qualificata anche dal punto di vista tecnico. Non si può mistificare il problema e generalizzarlo, nessuno ha mai parlato di comprimere le intercettazioni in senso lato ma tutti dovremmo essere convinti che il suo uso indiscriminato e la sua pubblicizzazione è un momento di caduta della civiltà.  Assolutamente fuori luogo, per non dire altro, l’intervento del giovane Nicola Giorgio che forse ancora peggio del miglior Santoro ha avuto la possibilità di proporre la sua filippica soltanto ad uso e consumo di un’idea che ormai, fortunatamente, non fa più grande presa in questo benedetto Paese, Spiace dirlo ma non è così che si organizza un incontro su un argomento molto serio come quello delle intercettazioni. Interviene con pacatezza Antonio Manzo per stemperare i toni del focoso giovanotto e fa bene, molto bene; con molta eleganza non cita il giovane ma racconta un fatto relativo ad una intercettazione fasulla. Il professore Luigi Kalb disserta prima sul processo penale e poi entra nel vivo della discussione partendo da una sentenza della Corte Costituzionale del 1973. La Corte già in quegli anni individua una sorta di bilanciamento tra le esigenze investigative e la riservatezza da garantire agli indagati ed ai comuni cittadini. Il sistema però, aggiungo io, è poi inevitabilmente saltato ed ha portato alle derive che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Attenti alle bufale, quindi, di qualsiasi natura esse siano. Bisognerebbe riuscire a stabilire qual è il punto di rottura tra la divulgazione incontrollata delle intercettazioni e la tenuta del segreto investigativo, cose entrambe necessarie per la tutela sia della privacy personale e privata che dell’indagine. La disciplina del nuovo codice di procedura penale (che già risale al 1989) che appare ottimale rimane virtuale nella sua applicazione pratica; è questo il succo dell’intervento di Kalb. E’ il turno di Franco Roberti che parte da lontano ricordando l’attentato mafioso all’ing. Gennaro Musella del 1982 e quanto la figlia Adriana sta portando avanti in tutti questi anni. Il libro di Ingroia –dice Roberti- non è semplicemente un libro sulle intercettazioni ma è un libro sull’esercizio del potere. Mi è piaciuto molto quando Roberti, riprendendo l’intervento impetuoso del giovane, ha precisato che non tutto il male o il bene sta da una sola parte e che come nelle istituzioni anche nella magistratura e nelle forze dell’ordine si annidano i punti oscuri. Fortunatamente –ha continuato Roberti- il Parlamento e le istituzioni in genere sono in gran parte sane. Esalta, il Procuratore, le intercettazioni ambientali e si lamenta del loro contenimento e lo fa anche in maniera convincente. Ma non lo è più quando passa a trattare l’argomento intercettazioni come prodromo all’obbligatorietà dell’azione penale che, comunque, rimane in capo ad ogni magistrato inquirente. Il discorso diventa di casta, perché proprio dietro il paravento dell’obbligatorietà i pm hanno fatto il bello e il cattivo tempo. La sorpresa finale non manca. Antonio Ingroia non è stato intercettato e, quindi, la presentazione del suo libro si conclude senza il suo autore. Alla prossima.

2 pensieri su “Salerno: le intercettazioni di Ingroia

  1. Sign Bianchini nn so se era in sala la sera della presentazione! bè io ero li ho assistito al dibbattito del”impetuoso”giovane e nn solo tutto mi e sembrato tranne che fuori luogo se lei era attento come introduzione ha propio detto di nn essere competente in materie giuritiche ma era li come Giovane deluso dalla politica,e dalle istituzioni;a quanto poi mi risulta il dottor Roberti si è complimentato Con Nicola Giorgio,come hanno fatto anche i partenti delle vittime di mafia e cammorra,queste sono delle vere e propie offese gratuite a un Giovane che si avvicina nonostante tutto a queste tematiche sviate da tantissimi Giovani che si allontanano xke schiafati dalla politica e nn solo!
    Reputo quest’articolo una vera offesa a tutti noi giovani che vogliamo solo vedere chiaro!!
    …..

  2. anche io credo che le parole del giornalista non rendano giustizia ai fatti. Quello che in realtà avrebbe dovuto dire in primis era che l’autore non è stato presente e che, nell’attesa, siamo stati intrattenuti da interventi a volte poco pragmatici, altre volte invece coinvolgenti e piacevoli(è il caso dei discorsi di Franco Roberti e Nicola Giorgio).
    Ps: forse se il ragazzo avesse parlato con la stessa enfasi ma dicendo l’opposto non sarebbe stato così tanto criticato in questo articolo…in compenso moltissimi dal pubblico hanno apprezzato il discorso. “La giovinezza è un tempo durante il quale le convenzioni sono, e devono essere, mal comprese. o ciecamente combattute o ciecamente ubbidite” (Paul Valéry)

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