Giffoni Valle Piana: strada dedicata ad Antonino Muro

 Il Comune di Giffoni Valle Piana ha intitolato una strada ad Antonino Muro, il vice comandante dei vigili urbani che per più di trent’ anni, a partire dall’immediato dopoguerra, prestò servizio nel centro dei Picentini. Antonino, “la guardia” per antonomasia, richiamava alla memoria i mitici marescialli del cinema neorealista: il tutore dell’ordine pubblico ma anche il dispensatore di zuccherini ai fanciulli in lacrime perché obbligati alle “coccole” del vaccino antipolio. Anagrafe permettendo, i Giffonesi serbano memoria del suo servizio nelle vesti di vigile urbano, boschivo, sanitario, responsabile dell’acquedotto, del servizio veterinario e del macello comunale. Ancora tanti lo ricordano massaggiatore quando la Giffonese utilizzava le sue doti di taumaturga ortopedico oppure gonfaloniere del Comune a capo di tutti i cortei ufficiali, processioni comprese.Tranne che nelle feste comandate, Antonino era sempre in divisa, ininterrottamente in servizio, come si direbbe oggi “ a disposizione h 24 “: al Municipio, per strada, ma anche nel soggiorno di casa sua, sempre aperta per i problemi di tutti i Giffonesi. Egli è stato l’amico che ha dato ma che tanto ha ricevuto dai suoi concittadini. Significativa espressione della vita sociale, quando Giffoni, ancora simile a tanti altri paesini del Sud, seminava i primi germi per la metamorfosi che, successivamente, con il festival del cinema, l’ avrebbe resa unica. Ma quella “guardia” gioviale, disarmato perché aborriva le armi, disarmante per la sua disponibilità, era anche un Eroe di Guerra: Volontario in Spagna, volontario in Africa, reduce della battaglia di El Alamein e prigioniero di guerra. Una medaglia d’argento al valor militare sul campo. due medaglie di bronzo, tre croci di guerra. Svariate onorificenze al merito. Cavaliere della Repubblica, insignito dell’Ordine del Nastro Azzurro. Benché Caccia Dominioni nei suoi libri di successo, ispiratori di film memorabili, l’avesse più volte citato, Antonino non amava parlare della guerra definendola inutile sacrificio di vite umane e, pur conservando una profonda amicizia con il Gen. Dominioni, Conte di Sillavengo, non volle mai far ritorno ad El Alamein per visitarne il sacrario. Eppure quel sacrario l’aveva preteso proprio il suo generale che, tornato in Africa a raccogliere di persona i resti dei caduti di tutte le nazionalità per glorificarne il sacrificio, lo progetta, ne reperisce i fondi e, materialmente, lo realizza. Di quel periodo conservò i ricordi e le amicizie più belle, serbò intatto il sentimento di fratellanza per i commilitoni nato da eventi tragici, da situazione di pericolo, da tante battaglie combattute. Antonino, specialista nel suo ruolo d’elite, era sempre chiamato in avanscoperta. Con la pattuglia che comandava, in incursione per settimane, all’addiaccio, mimetizzato, penetrava le linee nemiche, progettava assalti ed apriva varchi per le truppe. In quelle missioni, ove fu anche ferito, vide anche morire alcuni tra suoi uomini, tra le sue braccia, nelle spire delle mine antiuomo nemiche dei guastatori. In tempo di guerra il sergente maggiore Antonino Muro era l’orgoglio di ufficiali e compagni d’armi. A venticinque anni dalla scomparsa, in tempo di pace, con l’intitolazione di una strada, la comunità di Giffoni ha inteso celebrare l’ardimento di un soldato ma anche la lodevole vita di un uomo giusto.