Marrazzo: le sue responsabilità

Aldo Bianchini

Dopo Porta a Porta, Ballarò e Annozero si ha la sensazione che la politica in genere (destra e sinistra) voglia chiudere frettolosamente il “caso Marrazzo” e spedirlo rapidamente in archivio. Il timore di nuove inquietanti rivelazioni, il rischio di compromissione per deputati e senatori di tutti gli schieramenti e la possibilità di fnire nel tritacarne mediatico sta facendo crescere in tutti la convinzione che, con tutti i distinguo possibili, bisogna chiudere drasticamente la finestra sul precipizio che alcuni “trans” stanno aprendo con tutta la loro forza devastante. Perchè è chiaro, i trans in questo momento pur sentendosi strumentalizzati vorrebbero conquistare la prima fila sul proscenio del gossip nazionale ed internazionale con nuove scottanti dichiarazioni. Santoro e Travaglio invitano i trans avendo come obiettivo da colpire il premier, Vespa si arrampica sugli specchi per catalogare i trans come dovrebbero, Floris comunque finge di rispettare il premier dopo averlo quasi ridicolizzato, la Panicucci su “Mattino 5” tenta di smitizzare  invitando un trans internazonale, Gasparri si affretta a raccontare e spiegare una vicenda accadutagli nel 1996, mentre politici e giornalisti presenti nei vari programmi spingono ognuno secondo le loro idee avendo, però, piena coscienza che se il problema si sposta su Berlusconi, vuoi per difenderlo che per attaccarlo, probabilmente viene azzerato il rischio di nuove scoperte mostuose.  Ed è su questo scenario inquietane che dovrebbe essere chiamata in gioco, in maniera decisa, la responsabilità di Piero Marrazzo. Parlo di esponsabilità in senso lato proprio mentre Giuseppe D’Avanzo, su La Repubblica decisamente in difficoltà, cerca di accreditare la tesi i una “istigazione al ricatto” messa in atto dal suo nemico giurato Silvio Berlusconi ai danni di Marrazzo con quella telefonata, forse incauta ma istintiva. Incredibile, ma vero. E’ qui che un uomo, Marrazzo, che ha avuto diversi e concreti ruoli pubblici, passando dal TG2 e “Mi manda Rai3” al “Governo della Regione Lazio”, ha delle pecise responsabilità e deve sentire il dovere di rendere conto alla gente comune il cui immaginario, oggi, è completamente stravolto. Piero Marrazzo non deve fare altro che convocare una conferenza stampa e raccontare la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Non quella giudiziaria, che a questo punto potrebbe anche non interessare più, ma la verità sua, della sua vita, per salvaguardare se stesso e la sua famiglia e per mettere tutti a tacere. Certo, capisco che la “sua verità” potrebbe fare più male alla sinistra (che tesse sempre tele di antica memoria) che alla destra (che balbetta non sapendo se difendere o scaricare il suo lader) ma tutto ciò rientra nell’etica fondamentale di un personaggio pubblico, prima ancora che politico. Chiuso in casa o in convento, poco importa; certamente di fronte ad un televisore, il bravo giornalista (figlio d’arte) avrà provato sensazioni di schifo nei confronti dei suoi ex compagni di partito o piuttosto senso di irritazione verso quelli della destra. Anche se purtroppo nessuno ancora glielo ha chiesto questo è il dilemma che Marrazzo deve sciogliere se, dopo essere stato (se non perdonato) almeno compreso per i suoi gusti sessuali, vuole ritornare a pieno titolo nel mondo che da sempre gli appartiene.