Perchè l’omosessualità dovrebbe esser categoria privilegiata?

 don Marcello Stanzione

 

 La proposta di legge che prevedeva il reato di omofobia in Italia non è passata grazie all’impegno di alcuni parlamentari cattolici. In tal modo è stato allontanato il pericolo che facendo degli omosessuali una sorta di categoria protetta si rischiava di spalancare le porte ad altre e più preoccupanti discriminazioni verso coloro che un domani opponendosi alle unioni omosessuali, divenissero oggetto di azioni penali o di attacchi personali.  Non si capisce perché agli omosessuali bisognerebbe dare uno status privilegiato. Qualche tempo fa l’onorevole Rocco Buttiglione, discriminato dalla ideologia omosessualista dal divenire commissario europeo a causa delle sue idee a riguardo, ha affermato che non si capisce perché uno che picchia un omosessuale debba essere punito con una norma diversa da quella di chi picchia un ebreo, un cristiano, un marocchino o semplicemente uno che gli è antipatico. I diritti umani – osservava il filosofo Buttiglione- sono eguali per tutti  e bisogna stare attenti a non creare troppe categorie e sottocategorie particolari di protezione speciale. Tutte le persone sane fisicamente, moralmente e psichicamente hanno il diritto di affermare che il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna per generare ed educare dei figli, orbene le convivenze omosessuali non possono realizzare ciò  e per questo non si può considerare la concezione tradizionale del matrimonio come una forma di discriminazione ingiustificata degli omosessuali. La dottrina della Chiesa, in materia di omosessualità, è molto chiara: “Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che ci presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la teologia ed il magistero cattolico hanno sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono sempre intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati”. La semplice inclinazione omosessuale, anche se intrinsecamente disordinata, non costituisce di per sè un peccato. Può provenire da cause varie, anche senza colpa della persona. Lo stesso Catechismo cattolico mette in evidenza che “la genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile”. Una persona che prova questa inclinazione ma che resiste, e riesce quindi a controllarsi, merita rispetto e comprensione. Tutt’altra è la situazione di uno che cede e pratica atti di omosessualità. In questo caso si tratta di una condotta morale gravemente riprovevole.

 

 

 

Un pensiero su “Perchè l’omosessualità dovrebbe esser categoria privilegiata?

  1. Io non condivido questa impostazione. Innanzitutto rilevo che la questione è un’altra: non è il considerare o meno l’omosessualità, gli omosessuali, categoria privilegiata… ma piuttosto il riconoscere o meno nella nostra legislazione (come ha fatto mezzo mondo) che i reati d’odio sessuale sono da considerare in maniera peculiare esattamente come quelli basati sull’odio razziale. Se uno si va a leggere gli articoli delle proposte di legge in materia, incluso quello originale dell’on Concia che mirava a estendere la legge Mancino, si può tranquillamente vedere come non si proponga di creare specie protette ma di inserire “orientamento sessuale” nelle leggi che già ora trattano in maniera particolare i soprusi verbali e fisici fondati sull’odio razziale, etnico. Orientamento sessuale non significa “gay” ma attrazione fisica e sentimentale verso soggetti di diverso e/o dello stesso sesso; è un’espressione quindi riferita all’ampio range di preferenze sessuali che vanno dall’assoluta eterosessualità all’assoluta omosessualità, passando per la bisessualità. Nell’accezione internazionale, accettata dall’intero mondo occidentale, non vi rientrano le ‘parafilie’ quali la zoofilia, la necrofilia, ecc. Per quanto riguarda il matrimonio… credo sia ovvio rilevare quanto la Chiesa Cattolica sia e debba continuare a essere libera di concepire il legame nuziale davanti a Dio come le pare più giusto, e quindi anche rifiutarsi di unire in matrimonio coppie dello stesso sesso. Siccome però la questione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso è riferita all’istituto giuridico del matrimonio civile, ed è quindi per definizione del tutto estranea ai requisiti anche relativi alla procreazione previsti dal diritto canonico per il matrimonio cattolico, penso sia evidente che quanto scritto nell’articolo non abbia molto fondamento. Da cristiano, molto credente, non posso che dirmi quantomeno perplesso nel vedere come in nome della cosa per me più sacra e nobile che ci sia, Dio, la Fede, alcuni insistano per tifare in qualche maniera contro il rispetto di elementari libertà di vari nostri fratelli e sorelle le quali essendo di tipo civile, avendo a che vedere con la legge e non con il diritto canonico, non c’entrano con la religione di chicchessia e non violano la libertà spirituale di nessunissima persona. Che la Chiesa continui a non voler sposare le coppie dello stesso sesso, così come ora giustamente fa coi divorziati. Ma lo Stato, con il suo matrimonio civile, è un’altra cosa. Libera Chiesa in libero Stato.

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